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Riparte il Fondo Investimenti: Conte firma il Dpcm 2018 e ripartisce 35,5 miliardi

di Alessandro Arona

Per rilanciare gli investimenti pubblici il governo gialloverde riparte dal Fondo Investimenti “Renzi-Gentiloni” (comma 140 legge di Bilancio 2017, 47,5 miliardi di euro in 15 anni, rifinanziato per 36,1 miliardi con il comma 1072 del Bilancio 2018). Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato nei giorni scorsi lo schema di Dpcm (decreto presidente del Consiglio) che ripartisce la quota aggiuntiva dal 2018, pari a 35,53 miliardi di euro in 15 anni, dal 2018 al 2033, di cui 4.287 milioni spendibili nei primi tre anni (2018-2020), e comunque tutti anticipabili tramite finanziamenti di Bei, Cassa Depositi, Banca europea di sviluppo. La cifra originaria di 36,1 miliardi è stata ridotta di 585 milioni dal decreto Genova (28 settembre 2018, n. 109), per finanziare la ricostruzione del Ponte e altri interventi a favore della città, e dunque si attesta a 35,53 miliardi. Lo schema di Dpcm è stato presentato il 23 ottobre alla Camera per il previsto parere, e la Commissione Bilancio comincerà l’esame dalla prossima settimana; avrà tempo fino al 23 novembre, poi anche in caso di mancata emanazione il presidente Conte potrà firmare il decreto in via definitiva.

Il governo gialloverde, per rilanciare gli investimenti, riparte dunque dalle risorse che già sono in bilancio, come fin dal luglio scorso disse il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il Dpcm firmato in prima lettura da Conte ricalca quasi esattamente la bozza di decreto firmata da Gentiloni a maggio, ma poi arenatasi per il cambio di governo; salvo il fatto che gli originari 36,1 miliardi (in 15 anni) messi a disposizione si riducono a 35,53. Le cifre della tabella di maggio sono dunque limate, ma solo per le risorse del Ministero delle Infrastrutture.

L’impostazione resta quella dettata dal comma 140 della legge di Bilancio 2017 (governo Renzi): un fondo pluriennale per gli investimenti statali, che permetta a ministeri, società statali ed enti locali interessati una programmazione di lungo periodo, e che consenta allo Stato modifiche di appostamenti “agili”, con semplice Dpcm senza modificare la legge di Bilancio.

Il Dpcm Conte consiste in un solo articolo, in cui «si dispone la ripartizione del Fondo» ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1 comma 1072 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, seguita da una tabella che ripartisce i finanziamenti per macro-capitoli e per annualità. In conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale del 7 marzo 2018, n. 74, il decreto stabilisce che l’individuazione degli interventi, con programmi o decreti ministeriali “a valle” del Dpcm, dovrà essere fatta previa intesa con Regioni o altri enti territoriali interessati «nel caso di interventi rientranti nelle materie di competenza regionale».

La ripartizione delle materie e le cifre, lo ripetiamo, sono quelle impostate dal governo Gentiloni (a parte le limature per i 585 milioni del Dl Genova). La complessa istruttoria che precedette l’emanzione della bozza di maggio (poi abortita) ha dunque probabilmente consigliato al governo che fosse preferibile andare avanti così piuttosto che ricominciare da zero.

La ripartizione per annualità vede 717 milioni assegnati dal 2018, 1.420 nel 2019, 2.143 nel 2020, 2.150 nel 2021 (e così via). Le risorse, tutti i 35,5 miliardi, sono immediatamente programmabili e impegnabili, ma la spesa deve seguire le risorse di cassa annuali, a meno che i soggetti beneficiari (ad esempio Anas, Rfi, Regioni, società di servizi territoriali) vogliano e possano farseli anticipare dalle banche (a partire soprattuto da Bei e CdP).

Ecco le macrocategorie (per i dettagli si veda la tabella):
1) Trasporti e viabilità: 8.801 milioni di euro, interamente gestiti dal Ministero delle Infrastrutture (Mit). Le risorse erano 9.321 nella bozza Gentiloni, dunque si pesca in gran parte da qui per finanziare il decreto Genova. Pochissime le risorse nei primi tre anni: 9,1 milioni quest’anno, zero nel 2019, 160 milioni nel 2020. Si comincia a fare sul serio solo nel 2021 (214 milioni).
2) Mobilità sostenibile e sicurezza stradale: 3.478 milioni, di cui 3.298 milioni gestiti dal Mit e 180 milioni dal Ministero Ambiente (Matt). Anche in questo caso sono poche le risorse nei primi anni:; 47,5 mln nel 2018, 110 nel 2019 , 210 nel 2021.
3) Infrastrutture, anche relative alla rete idrica e alle opere di collettamento fognatura e depurazione: 792,382 milioni , gestiti dal Mit per 684 milioni e dal ministeroi dell’Agricoltura per 107,8 mln. Qui abbiamo 17 milioni nel 2018, 77,5 nel 2019, 113,9 nel 2020.
4) Ricerca: 1.401 milioni di euro, fondi gestiti da sei ministeri (Difesa, Giustizia, Agricoltura, Sviluppo, Istruzione, Salute) e dalla stessa Presidenza, con liquidità 61,8 mln nel 2018, 89,48 nel 2019, 90,7 nel 2021.
5) Difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche: 1.881 milioni, di cui 1.491 del Matt e 385 della Difesa. Ci sono 19 mln nel 2018, 34 nel 2020 e 76,6 nel 2021.
6) Edilizia pubblica, compresa quella scolastica e sanitaria: 5.620 milioni di euro, gestiti in misura prevalente dal Ministero della Difesa (1.683 milioni, ma zero fino al 2021), Giustizia (419 mln), Economia (476 mln), Beni culturali (445), Istruzione (1.843 milioni per l’edilizia scolastica, con 61,3 milioni di liquidità nel 2018, 49,3 nel 2020, 62,9 nel 2021), Salute (205 mln).
7) Attività industriali ad alta tecnologia, e sostegno alle esportazioni: 6.874 milioni, gestiti per 3,5 miliardi dal ministero dello Sviluppo, 2,3 miliardi dalla Difesa, un miliardo dal Mef.
8) Digitalizzazione delle amministrazioni statali: 1.354 milioni di euro, con quota prevalente alla Difesa con 524 milioni.
9) Prevenzione del rischio sismico: 1.655 milioni, gestiti in buona parte dall’Istruzione (1.275 milioni), per la messa in sicurezza sismica delle scuole.
10) Investimenti per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie: 354 milioni, di cui 305 milioni gestiti dalla Presidenza del Consiglio per i piani periferie dei Comuni capoluogo (la cifra è la stessa prevista dal governo Gentiloni, mentre la sospensione delle convenzioni periferie avrebbe dovuto motivare un rinvio della cassa).
11) Potenziamento infrastrutture e mezzi per l’ordine pubblico: 3.021 milioni di euro, di cui 973 milioni gestiti dal Ministero dell’Interno. Le risorse di cassa sono 81 mln nel 2018, 133 nel 2019, 151 nel 2020.
12) Eliminazione delle barriere architettoniche: 294 milioni, gestite in gran parte dai ministeri dei Beni Culturali e delle Infrastrutture.

Il Ministero delle Infrastrutture è dunque il primo per ammontare di risorse gestite e programmate in dettaglio: 13,9 miliardi di euro.

Lo schema di Dpcm

La relazione tecnica

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