Appalti

Bando periferie, progetti salvi ma senza l’anticipo statale del 20%

di Massimo Frontera

Niente anticipazione del 20% agli enti locali a fronte del completamento della progettazione; e niente anticipazione sui lavori, ma solo un «rimborso a rendicontazione». In cambio, il governo “scongela” le convenzioni Stato-comune già firmate a valle del bando Periferie. È questo il cuore dell’accordo politico siglato ieri in conferenza unificata che sblocca i progetti selezionati dal maxi-piano periferie . Accordo che rappresenta il compromesso raggiunto con il governo dai comuni dell’Anci, dopo l’interruzione delle relazioni istituzionali decisa il 20 settembre scorso.

L’accordo dovrà avere una copertura normativa, da inserire nella legge di Bilancio, e poi dovrà essere recepito «entro un mese» nelle convenzioni già sottoscritte da ciascuno dei 120 comuni del programma . Se il recepimento dell’accordo sarà effettivamente inserito nella manovra, la scadenza per approvare le convenzioni sarà gennaio 2019. In ogni caso - assicurano fonti dell’Anci - le convenzioni in essere manterranno la loro validità.

L’ACCORDO COMUNI-GOVERNO SUL PIANO PERIFERIE

L’accordo siglato ieri ridefinisce le “regole di ingaggio” del programma. Non ci sono più soldi sicuri da spendere nei progetti, ma è il contrario: se ci saranno progetti e i lavori, arriveranno anche i soldi. Questo significa che si misurerà sul campo l’effettiva volontà dei comuni di andare avanti nelle progettazioni e, soprattutto, nella successiva realizzazione delle opere. Un primo banco di prova sarà proprio l’adeguamento delle convenzioni, entro un mese dall’entrata in vigore delle norme di legge sul nuovo accordo. In quella occasione, l’ente locale potrà modificare anche il cronoprogramma iniziale. L’accordo prevede che le economie di cassa che dovessero derivare dall’esecuzione delle opere del programma periferie, potranno andare a beneficio anche di interventi estranei al programma stesso, restando sempre però nell’ambito dei comuni e delle città metropolitane.

I COMUNI CAPOLUOGO VINCITORI DEL BANDO PERIFERIE

Per tutte le somme spese nel 2018 è assicurato un rimborso a valere sui fondi Fsc. Le risorse a disposizione ammontano sui 560 milioni di euro, sono quindi largamente superiori alle somme finora spese che, l’Ifel indica come «molto esigue». Dal 2019, se l’accordo sarà confermato in questi termini, si applicherà la regola del «contributo a rendicontazione», che consentirà agli enti locali di imputare il contributo che arriverà in base al cronoprogramma direttamente come una entrata. Concretamente però, la spesa dovrà essere pagata con risorse proprie, avanzi di cassa o, diversamente, accendendo un mutuo. Ma siccome - spiegano all’Ifel - «l’ente paga in base a un cronoprogramma iscritto, in termini economici, in entrata, da un punto di vista contabile, in termini di competenza e di copertura, l’ente paga con il contributo statale».

Il primo effetto immediato della novità, è che sparisce l’anticipazione del 20% che il Comune poteva ricevere a fronte del completamento della progettazione. Ora l’ente dovrà andare avanti da solo. Recentemente la fondazione Ifel (Anci) aveva stimato che sui 120 beneficiari del programma, 15 capoluoghi sono in grado di finanziare integralmente i progetti con propri avanzi di cassa, 41 comuni possono finanziare i progetti solo in parte mentre altri 40 comuni circa non hanno in cassa alcuna risorsa . Per chi non ha i fondi per anticipare le opere, l’accordo siglato ieri richiama espressamente la possibilità di accedere al “Prestito riqualificazione periferie urbane” di Cassa depositi e prestiti, ritagliato su misura per i programmi degli enti locali finanziati dallo stato.
Infine, l’accordo spiana anche la strada alla prossima intesa - sempre in conferenza unificata - sui fondi statali previsti per il piano periferie allo scopo di sanare il profilo di incostituzionalità rilevato dalla massima Corte nella nota sentenza n.74/2018.

Testo dell’accordo governo-comuni sul bando periferie

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