Appalti

Classifiche/2. Lavori all’estero e mercato privato due fattori chiave per chi continua la corsa

di Aldo Norsa

Delle cinquanta imprese in classifica 29 sono attive all'estero (le altre 17 censite dall'Ance sono fuori dalla top 50).

Quelle che dichiarano la percentuale maggiore di export sono in genere le specialistiche: nell'ordine, Sicim e Bonatti (nelle pipelines), Maeg Costruzioni e Cimolai (nella carpenteria metallica), Gcf (nell'armamento ferroviario).
Una classifica per attività all'estero delle imprese generali vede prima Todini (che però appartiene al gruppo kazaco Prime System KZ e lavora in quel Paese), Salini Impregilo (il cui mercato di riferimento è sempre più gli Usa dopo l'acquisto di Lane in cui ha fuso Healy), Rizzani de Eccher (che in Russia opera tramite Codest International), Ghella, Astaldi, Icm (già Maltauro), Pizzarotti (che in Australia ha formato una joint venture con Rf Holdings), la cooperativa Cmc, … Tutte imprese che esportano per oltre metà del fatturato.

Significativo è l'affacciarsi all'estero di chi operava solo in patria: Itinera (gruppo Gavio), Vianini Lavori (gruppo Caltagirone), la cooperativa Cmb (dal 2018).

A livello mondiale, nella classifica di Enr, appaiono solo otto imprese italiane (quelle che hanno risposto al questionario): prima per fatturato estero (e quindicesima mondiale) è Salini Impregilo, seguita da Astaldi, Rizzani de Eccher, Pizzarotti, Cmc, Bonatti, Sicim e Icm.
Nella classifica europea redatta dalla società Guamari le maggiori imprese italiane sono tre su cinquanta, tenendo conto che manca Condotte: Salini Impregilo (undicesima), Astaldi (ventisettesima) e Pizzarotti (cinquantesima). Esse assommano il 3,6% del fatturato delle top 50.

Il privato salva i bilanci
Lasciando l'estero (dove il grosso dei contratti si conferma nel settore pubblico) la crisi del mercato italiano affossa le imprese generali che operano nelle infrastrutture ma risparmia quelle che presidiano la “nicchia” del privato (tipicamente nell'attività edilizia).
Ampliando l'esame a una classifica delle prime cento le principali imprese che operano nel privato sono nell'ordine: Pizzarotti, Cmb, Italiana Costruzioni, Carron, Colombo, Techbau, Gilardi, Percassi (che ha aperto il capitale a Polifin), Tonon, Pessina (più presente nelle infrastrutture avendo acquistato quest'anno Oberosler), Iti, Zumaglini e Gallina, Di Vincenzo, Plattner, Nessi & Majocchi (che ha iniziato un percorso all'export), Mangiavacchi e Pedercini, Secap, Borio Mangiarotti, Smv, Fedrigoli, Devero, Grassi & Crespi, … Alcune delle quali (Percassi, Borio Mangiarotti e Devero per esempio) hanno successo anche nella promozione immobiliare. Mentre imprese più presenti nelle infrastrutture stanno sviluppando il mercato privato per mantenere i margini: Intercantieri Vittadello, De Sanctis, Vitali per citare le più dinamiche.

Crisi e riposizionamenti
Nella grande difficoltà di operare nel mercato pubblico (soprattutto nazionale) i riposizionamenti vanno commentati quasi giorno per giorno. In primis è la possibile costituzione di un polo tra Salini Impregilo e Astaldi (già tentato nel 2006 quando Impregilo era notoriamente “contendibile”), le uniche due imprese rimaste quotate dopo l'uscita dalla Borsa di Vianini Lavori, che hanno molto in comune tra cui le diversificazioni nell'impiantistica: rispettivamente Fisia Italimpianti e Nbi. Se si trovasse soluzione alle sofferenze finanziarie ne nascerebbe l'ottava impresa europea (sempre che il risanamento di Astaldi non comportasse forti cali nel fatturato in lavori derivante da concessioni).

Altri riposizionamenti deriveranno dalla soluzione che sarà trovata alla crisi aziendale scoppiata per prima: quella di Condotte che comporta la vendita di Inso, forte della specializzazione in ospedali, e della svizzera Lgv, coinvolta nel progetto AlpTransit, mentre Cossi sembra meno appetibile perché non diversifica dalle infrastrutture.

La nuova Coge Mantovani, se risolvesse il contenzioso con il Consorzio Venezia Nuova, potrebbe proiettare su mercati esteri le sue capacità di dragaggi e lavori marittimi. In questo stesso settore è promettente che dalla crisi di Grandi Lavori Fincosit e di Pietro Cidonio (famiglia Mazzi), sia rinata Fincosit, di antica esperienza nei lavori marittimi.

Sempre nelle attività specialistiche va citato l'acquisto da parte di Salcef (armamento ferroviario) di Vianini Industria (traversine) dal gruppo Caltagirone.

Altre crisi aziendali potrebbero rafforzare compratori capaci di valorizzarne gli asset come è da poco avvenuto con L'Avvenire 1921 (già Consorzio Etruria) in liquidazione, acquistata da Sicrea. Per esempio il subentro nei lavori di Tecnis, già la maggiore impresa del Mezzogiorno, in amministrazione straordinaria.

Quanto alle operazioni m&a all'estero il dinamismo delle imprese italiane ha subito una battuta d'arresto (temporanea?) dopo l'acquisto nel 2017 della statunitense Halmar International da parte di Itinera, parte di un'ambiziosa strategia di internazionalizzazione del gruppo Gavio. Per esempio, complice la tensione finanziaria, Cmc non ha ampliato il presidio americano dopo Difazio e Lm Heavy Civil Construction.

Il ponte di Genova e la questione delle qualifiche
Infine il crollo del viadotto di Genova ha portato l'attenzione su quali e quante siano le imprese che possono effettivamente occuparsi della ricostruzione di opere infrastrutturali di questo impegno. Tra le prime 50 imprese italiane sono ben 33 quelle che posseggono l'attestazione Soa per la categoria più richiesta nelle infrastrutture, la OG3 (strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, metropolitane), per classe d'importo illimitato: Salini Impregilo, Astaldi, Pizzarotti, Cmc, Rizzani de Eccher, Bonatti, Ghella, Cmb, Cimolai, Itinera (gruppo Gavio), Pavimental (gruppo Atlantia/Autostrade per l'Italia), Salcef, Icm, Italiana Costruzioni, Glf, Carron, Inc, Neosia, Toto, Vianini Lavori (gruppo Caltagirone), Intercantieri Vittadello, Icop, Ceprini, Sicrea, Todini, Collini, Salc, Pessina, Clea, Cogefa, De Sanctis, Cooperativa Edile Appennino e Rcm Costruzioni. Anche un numero alto come questo (seppur includa molti soggetti che non possono vantare lavori analoghi alla costruzione di viadotti) spiega la frammentazione, piaga del vertice dell'offerta italiana e concausa delle sue difficoltà.

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