Appalti

Oltre la crisi, le dieci proposte dei costruttori per rilanciare il settore: dal Cipe al fondo per gli Npl

di Alessandro Arona

Task force per sbloccare i programmi infrastrutturali e semplificazioni su Cipe e Corte dei Conti; rilancio dell'accordo bonario per la soluzione delle controversie in corso d'opera nei lavori pubblici; stop al potere regolatorio dell'Anac e ritorno al regolamento unico statale; Agenzia nazionale e fisco di vantaggio per la riqualificazione urbana; fondo di garanzia per aiutare banche e imprese a risolvere il problema degli Npl. Queste alcune delle dieci proposte che il presidente dell'Ance Gabriele Buia ha illustrato all'assemblea annuale.

Vediamole una per uno.

1) task force per sbloccare infrastrutture. Le risorse ci sono, dice l'Ance, 150 miliardi stanziati negli ultimi anni, solo il 4% è stato speso. «Cominciamo a utilizzare le risorse che ci sono», ha detto il presidente Buia. L'Ance apprezza l'obiettivo annunciato dal governo di costituire una Task force per sbloccare gli investimenti e trasformarli in cantieri, «ma è importante - dice Buia - che questa task force sia dotata di strumenti efficaci e poteri effettivi».

2) snellire procedure opere pubbliche. L'Ance - ha spiegato il presidente Buia - «ha già individuato un piano d'azione di forte impatto: a)il Cipe deve solo programmare e assegnare le risorse alle opere; b) il Consiglio Superiore Lavori Pubblici deve esprimersi obbligatoriamente sui progetti superiori a 200 milioni di euro; c) la Corte dei Conti si deve concentrare sulla programmazione e successivamente sull'operato delle amministrazioni, come avviene in quasi tutti gli altri Paesi europei».

3) riforma del Codice appalti. L'Ance ha suggerito in particolare «un pacchetto di misure sbloccacantieri, da inserire in un decreto legge ponte, valido fino a quando il nuovo quadro normativo andrà a regime». In particolare vanno secondo l'Ance «sciolti i seguenti nodi: a) i limiti del subappalto, che non hanno uguali in Europa; b) una più corretta applicazione dei criteri di aggiudicazione delle gare; c) introduzione del divieto della pratica del sorteggio delle imprese da invitare alle procedure negoziate; d) miglioramento della qualificazione SOA; e) forme agevoli e snelle come l'accordo bonario per la definizione del contenzioso in corso d'opera».

4) risolvere il contenzioso in corso d'opera. Fa parte in realtà della riforma del Codice appalti, ma il presidente Buia ha dato a questo punto un particolare rilievo: «È quello in coso d'opera l'unico contenzioso che blocca veramente le opere. Quello in fase di gara, come illustrato dal Presidente del Consiglio di Stato Pajno, rappresenta meno del 3% degli appalti di lavori». Dunque l'Ance propone «forme agevoli e snelle come l'accordo bonario per la definizione del contenzioso in corso d'opera».

5) stop al ruolo regolatorio dell'Anac. L'Ance ritiene che le Linee guida Anac attuative del Codice abbiano creato solo incertezza normativa, e chiedono dunque il ritorno a un regolamento unico in materia di lavori.

6) politica nazionale per la rigenerazione urbana. L'Ance propone la creazione di «un'Agenzia nazionale - come in Francia - cui demandare il coordinamento e il monitoraggio delle iniziative intraprese soprattutto in presenza di finanziamenti pubblici nazionali ed europei». E poi il riconoscimento giuridico dell'«interesse pubblico» agli interventi di riqualificazione» e l'incentivo alla demolizione e ricostruzione, tramite semplificazioni procedurali e sconti fiscali.

7) un fisco per immobiliare ed edilizia privata. L'Ance propone di «Rottamare vecchi edifici, inutili e inquinanti, intervenire su aree urbane degradate o non più efficienti, dotandole dei servizi e delle infrastrutture che servono». Come? Con un fisco “amico”, come proposto nei mesi scorsi dall'Ance con il Libro bianco della fiscalità immobiliare: «a) favorire l'acquisto e la permuta di case ad alta efficienza energetica; b) agevolare gli interventi di demolizione e ricostruzione e le operazioni di permuta del vecchio con il nuovo; c) rimodulare “ecobonus” e “sismabonus” in funzione del tipo di edificio su cui si interviene e allargare la platea di chi beneficia del “sismabonus”, estendendo la possibilità di acquistare case demolite e ricostruite nelle zone 2 e 3».

8) Fondo di garanzia per gli Npl. Il problema dei crediti deteriorati resta una palla al piede per le imprese edili, e per le banche creditrici. «Lo strumento a disposizione degli istituti di credito per ridurre l'ammontare degli NPL - ha detto il presidente dell'Ance Gabriele Buia - è stato, fino ad oggi, quello della cartolarizzazione, ovvero la vendita in blocco a soggetti finanziari. Siamo convinti che occorra prevedere altri meccanismi, che permettano alle banche di riprendere il dialogo con le imprese, e consentire la restituzione del debito alle condizioni che il nuovo assetto del mercato immobiliare consente». A questo scopo l'Ance propone anche «un Fondo di garanzia che consenta a imprese e banche di risolvere, insieme, i problemi che la crisi ha creato».

9) stop allo slit payment. «Forte richiamo» dell'Ance a «intervenire per eliminare lo split payment, un meccanismo perverso che perde la sua ragion d'essere con l'introduzione dell'obbligo della fattura elettronica».

10) imprese più digitali. «Se è vero - ha detto il presidente Buia - che poco si è fatto finora per valorizzare il nostro sistema imprenditoriale, è anche vero che dovremmo fare di più per favorire le imprese di qualità». Ecco allora l'obiettivo e l'impegno di migliorare la digitalizzazione e il rinnovamento tecnologico delle imprese edili. «Le imprese - ha detto Buia - devono saper fare la propria parte. credendo e investendo di più nello sviluppo delle tecnologie. Ma abbiamo bisogno che anche le istituzioni, ed il Governo in particolare, capiscano che il settore delle costruzioni è un settore unico con peculiarità e necessità specifiche».

A che punto è il piano infrastrutture da 140 miliardi (documento Ance)

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