Appalti

Ponte Genova/2. Autostrade respinge le accuse: «Test accurati, nessun tecnico (anche esterni) segnalò rischi»

di A.A.

Le indagini sullo stato di conservazione e rischio del ponte Morandi sono state fatte con tutta l'accuratezza tecnicamente possibile, e «le analisi diagnostiche hanno avuto una valutazione di non pericolosità da parte di tutti tecnici, interni ed esterni alla società, che hanno potuto esaminarli». Autostrade per l'Italia respinge le accuse contenute nella relazione della Commissione ispettiva del Ministero delle Infrastrutture sul crollo del viadotto Polcevera, pubblicata martedì 25 settembre.
«Per quanto riguarda la contestazione di mancata accuratezza del progettista nel valutare lo stato di conservazione degli stralli - scrive la società del Gruppo Atlantia - che sarebbe stata frutto di una valutazione ottimistica e non basata su un'analisi diretta della riduzione della sezione, le strutture tecniche della società ricordano che le analisi sugli stralli affogati nel calcestruzzo erano possibili solo per via indiretta attraverso le prove riflettometriche».

«Le analisi diagnostiche - prosegue la nota di Aspi - erano allegate al progetto ed hanno avuto una valutazione di non pericolosità da parte di tutti i tecnici, interni ed esterni alla società, che hanno potuto realizzarle ed esaminarle». Secondo la relazione della Commissione Mit, Autostrade aveva tutti gli elementi per valutare il grave rischio e limitare il traffico. «Circa la contestata scelta - risponde Aspi - contenuta nel progetto, di eseguire i lavori in costanza di traffico, la società ricorda che le modalità operative previste dal progetto approvato dal Ministero nel 2018 erano analoghe a quelle seguite negli anni 1991-1993 per interventi analoghi e mai contestate, e che queste comunque prevedevano varie fasi di chiusura del ponte al traffico. Tutto questo in assenza di elementi di urgenza e di rischio».

«Circa invece la contestata decisione di non chiudere al traffico il ponte - aggiunge Autostrade - si ricorda che tale decisione non è stata assunta dal Direttore di Tronco di Genova (di Aspi, ndr), non sussistendo allo stato le condizioni di rischio che la giustificassero sulla base delle analisi e dei monitoraggi eseguiti». Autostrade insiste proprio su questo: i test sono stati accurati, di più tecnicamente non si poteva fare. Il progetto di manutenzione, fatto dagli ingegneri di Spea (società controllata) ma verificati anche da tecnici esterni e dal Provveditorato e dal Ministero, non ha fatto emergere allarmi da parte di nessuno.

«Inoltre - aggiunge la nota della società - sono integralmente rigettate dalla società le contestazioni sull'inadeguatezza delle procedure di controllo da sempre applicate, attraverso il contratto di convenzione con Spea attivo dal 1985. Il sistema di controllo, sottoposto all'esame del Concedente ancora nel 2017, è totalmente conforme con gli obblighi di legge e non è mai stato oggetto di alcun rilievo da parte del Concedente». C'è poi il nodo della valutazione di sicurezza antisismica, che secondo il Mit doveva essere fattada Aspi ex Opcm 3274/2003, e invece non è stata fatta: «Tale documento - scrive la nota Aspi - è prescritto soltanto per infrastrutture situate nelle zone sismiche 1 e 2, mentre non è prescritto nelle zone 3 e 4 al cui interno è collocato il Ponte Morandi. È importante precisare anche che la comunicazione inviata dalla società al Ministero il 23 giugno 2017, citata dalla relazione come addebito omissivo, aveva tutt'altro oggetto riguardando i criteri di monitoraggio e non la valutazione della sicurezza».

Per quanto riguarda infine l'accusa - nella relazione Mit - di aver fatto pochi interventi di manutenzione, la società «ricorda di aver speso circa 9 milioni di euro negli ultimi 3 anni e mezzo per aumentare la sicurezza del ponte e che nel periodo 2015-2018 sono stati realizzati sul ponte ben 926 giorni-cantiere, pari ad una media settimanale di 5 giorni-cantiere su 7. Circa la contestata interruzione di interventi strutturali sul viadotto dopo il 1994, a seguito della realizzazione di interventi molto importanti negli anni precedenti, la società ricorda - sulla base delle informazioni fornite dalle strutture tecniche - che gli interventi effettuati prima del 1994 erano essenzialmente correttivi di errori di progettazione e di costruzione del Ponte Morandi, superati appunto con l'intervento del 1994. Da allora la situazione è stata costantemente monitorata dalle strutture tecniche ed ha portato nel 2015 alla decisione di realizzare l'intervento di retrofitting del ponte».

Per quanto concerne le accuse della relazione relativamente ai tempi di progettazione dell'intervento di retrofitting troppo lunghi, alla gestazione esclusivamente interna del progetto e alla non accuratezza della programmazione dei lavori, «Autostrade per l'Italia ricorda che allo sviluppo del complesso progetto hanno contribuito – oltre a Spea – il Politecnico di Milano e la società Edin. Nessun elemento di rischio e urgenza è emerso dai progettisti, né dalla Commissione del Provveditorato alle Opere Pubbliche che ha valutato e approvato il progetto».

Per quanto concerne le accuse della relazione relativamente ai tempi di progettazione dell'intervento di retrofitting troppo lunghi, alla gestazione esclusivamente interna del progetto e alla non accuratezza della programmazione dei lavori, «Autostrade per l'Italia ricorda che allo sviluppo del complesso progetto hanno contribuito – oltre a Spea – il Politecnico di Milano e la società Edin. Nessun elemento di rischio e urgenza è emerso dai progettisti, né dalla Commissione del Provveditorato alle Opere Pubbliche che ha valutato e approvato il progetto».

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