Appalti

Dm progettazione, fondi Tpl e piano acustico per lo scalo di Ciampino: i dossier fermi dopo lo stop dell’Anci

di Massimo Frontera

La rottura delle relazioni istituzionali proclamata dai Comuni a causa della decisione del governo di congelare le convenzioni del bando periferie attraverso la misura inserita nel decreto Milleproroghe , ha bloccato anche l’istruttoria dei dossier che richiedono un il parere o l’intesa in conferenza Stato-città (tra governo e comuni) o in conferenza unificata (tra governo, regioni e comuni). A distanza di pochi giorni, l’effetto di questo “fermo macchine” non è ancora percepibile, ma diventerà evidente se si considera che - dopo la nota sentenza della Corte costituzionale (n.74/2018) - l’intesa in conferenza unificata è diventata un passaggio obbligato su qualsiasi provvedimento che prevede l’utilizzo di fondi statali da parte di amministrazioni locali e territoriali. Il primo impatto della decisione dei comuni è sulla discussione in sede tecnica di provvedimenti sui quali si chiede l’intesa o il parere politico. Lo scorso 21 settembre il segretario dell’Anci, Veronica Nicotra, ha ufficialmente comunicato che la partecipazione alle riunioni tecniche della conferenza unificata «è sospesa sino al rispetto degli impegni assunti nell’incontro con il Presidente del Consiglio dei ministri dell’11 settembre 2018».

Decreti Mit sulla progettazione
Prendendo in considerazione i dossier bloccati nella conferenza unificata, vanno anzitutto ricordati i due decreti del Mit, in attuazione del codice appalti. Si tratta del decreto sui livelli di progettazione e del decreto sulla progettazione semplificata. I provvedimenti sono pronti da tempo per il parere della conferenza unificata.
Lo schema di decreto sulla “Definizione dei contenuti della progettazione nei tre livelli progettuali” (in attuazione dell’articolo 23, comma 3, del codice appalti) è stato trasmesso nel giugno scorso a Regioni e Comuni, nella versione che tiene conto delle osservazioni del consiglio superiore dei lavori pubblici.
Lo schema di decreto sulla “disciplina della progettazione semplificata di interventi di manutenzione ordinaria e modalità di semplificazione” è stato invece trasmesso a Regioni e comuni all’inizio del maggio scorso.
Dopo una pausa di parecchi mesi, finalmente si era deciso di completare l’istruttoria tecnica di entrambi i testi convocando una riunione che avrebbe dovuto avere luogo proprio ieri, 25 settembre. Riunione appunto sconvocata dopo il litigio tra Anci e governo sul piano periferie.

Trasporto pubblico locale
Per superare l’illegittimità costituzionale segnalata dalla corte con la citata sentenza n.74/2018, il ministero delle Infrastrutture ha sollecitato l’intesa sull’attuazione dei trasferimenti regionali a province e città metropolitane per le funzioni conferite in materia di trasporto pubblico locale. Occorre trovare la quadra per attuare le norme contenute nel decreto legge n.50/2017, articolo 39. Sia i comuni che gli enti locali hanno chiesto di abbassare la quota di penalizzazione in caso di inadempienze dal 20% al 10%. Per accelerare la quantificazione e l’attuazione dei trasferimenti, il dipartimento per gli Affari regionali di Palazzo Chigi ha chiesto a tutte le Regioni di fare un monitoraggio sui trasferimenti fatti nel 2017.

Piano acustico del comune di Ciampino
Un dossier interessante è poi quello che riguarda l’intesa della conferenza unificata sul “Piano degli interventi di contenimento e abbattimento del rumore dell’Aeroporto G. B. Pastine di Ciampino”, cioè il secondo scalo romano, gestito da Adr (controllato per oltre il 99% da Atlantia).
Per l’attuazione degli interventi contro l’inquinamento acustico prodotto dall’attività aeroportuale, il ministero dell’Ambiente ha da tempo messo a punto un apposito decreto (in attuazione del Dm 29 novembre 2000 che imponeva ai soggetti gestori di infrastrutture l’attuazione di piani per il contenimento e abbattimento del rumore).
Dopo ripetuti rinvii e dopo la richiesta - partita proprio dall’Anci - di conoscere la documentazione completa inviata dal gestore Adr al ministero dell’Ambiente - l’esame del provvedimento sembrava muovere i primi passi concreti, con la convocazione, proprio per oggi, 26 settembre, di una riunione tecnica. Anche in questo caso, è però arrivata, puntuale, la sconvocazione, a causa dell’assenza dei rappresentanti dell’Anci.

Bando periferie, l’ok sugli 800 milioni non basta
E poi c’è ovviamente il piano periferie, cioè il casus belli dell’interruzione delle relazioni istituzionali deciso dall’Anci il 20 settembre. La rottura si è consumata sulla proposta del governo di acquisire l’intesa su una prima ripartizione di risorse per un totale di 800 milioni sull’arco del triennio 2017-2019 (270 milioni per ciascun anno del biennio 2017-2018 e 260 milioni sul 2019), con erogazione dei fondi da parte del Mef .
Anche le regioni, nei giorni precedenti alla rottura, si erano schierate dalla parte degli enti locali nel chiedere il «ripristino delle risorse per gli interventi di spesa effettivamente esigibili nel 2019». I comuni dell’Anci avevano sottolineato che il blocco delle convenzioni «hanno soprattutto valenza tecnico-contabile, con eventuali ripercussioni e problematiche che potrebbero incidere anche sulla definizione dei bilanci comunali, sulla programmazione del piano triennale, o sul rispetto del Patto di Stabilità». L’assicurazion del governo - e in particolare da parte del Mef - sul fatto che «le eventuali problematiche tecniche, indicate in particolare dall’Anci, saranno valutate in sede di discussione della legge di bilancio», non devono essere state particolarmente convincenti. Ma la questione - politica - è semplice: l’Anci chiede il ripristino dell’intera dote del piano periferie. E ora, dopo la pubblicazione del decreto milleproroghe che ufficializza il congelamento delle convenzioni, i comuni rilanciano annunciando l’apertura di un contenzioso. «Per recuperare il miliardo e seicento milioni sottratto ai Comuni con il Milleproroghe e non ripristinato, nonostante le promesse - ha detto ieri presidente dell’Anci Antonio Decaro al termine della riunione di coordinamento dei sindaci metropolitani - faremo ricorso ai Tar e alla Corte costituzionale, e non intendiamo tornare ai tavoli di confronto con il governo fino a quando non assumeranno provvedimenti che vadano nella direzione annunciata dal presidente Conte: consentire ai sindaci di eseguire i progetti per i quali hanno firmato solennemente un contratto a Palazzo Chigi e preso impegni con i cittadini».

Il decreto milleproroghe pubblicato in Gazzetta

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