Appalti

Decreto Genova/2. Terzo Valico, niente più soldi per il 6° lotto. E il Mit congela anche il 5°

di Giorgio Santilli

Il governo gialloverde assesta un altro colpo durissimo al Terzo valico ferroviario fra Milano e Genova. Il decreto legge sull’emergenza causata dal crollo di Ponte Morandi cancella infatti lo stanziamento da 791 milioni destinato a finanziare il sesto lotto della grande opera ferroviaria (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) . Una mossa non annunciata che ha immediatamente preoccupato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. «Il Terzo Valico deve andare avanti e con convinzione», ha detto Toti, aggiungendo poi che «il ritardo nell’erogazione dei fondi, se dovesse comportare anche un minimo ritardo nei lavori del Terzo valico, sarebbe un ulteriore imperdonabile danno per la città di Genova prodotto dalle politiche di questo governo che non comprendo».

Ma a preoccupare non è solo il decreto legge. La frenata sul Terzo valico va infatti oltre la norma inserita a sorpresa sul sesto lotto.

Ci sono 1.060 milioni destinati al quinto lotto dell’opera che hanno completato il complesso iter di autorizzazione e che sono disponibili per essere spesi. Questo specifico stanziamento, infatti, è già stato assegnato dal Comitato interministeriale per la politica economica (Cipe) e anche bollinato dalla Corte dei Conti. Ora è di fatto fermo in attesa di uno sblocco del ministero delle Infrastrutture.

Manca infatti formalmente soltanto la firma dell’atto da parte di Rete ferroviaria Italia, la stazioni appaltante dell’opera, che in questo momento evita di dare seguito in attesa che si completi l’analisi costi-benefici che il ministero delle Infrastrutture ha imposto anche su questa opera come su tutte le altri grandi opere. Era stato il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, d’altra parte, a imporre ai funzionari ministeriali e ai dirigenti delle società pubbliche “controllate” dal Mit l’altolà a ulteriori passaggi autorizzativi o contrattuali sulle singole opere oggetto di analisi costi-benefici.

Occorre ricordare che - nella stagione delle project review prima e delle infrastrutture in stand by per le analisi costi-benefici ora - il Terzo valico è praticamente l’unico grande cantiere che “tira” davvero, brucia cassa per 350-400 milioni l’anno (e potrebbe arrivare a 600 milioni secondo i piani nel giro di un anno), produce Pil, alza l’asticella degli investimenti pubblici, crea occupazione. È l’opera che unirà Genova a Milano e alla Pianura padana, realizzando il collegamento ferroviario di cui il primo porto italiano ha bisogno per importare ed esportare merci in Europa. Un’opera largamente richiesta dal tessuto economico e imprenditoriale ligure. Sospendere quest’opera o rallentarla significa dare un ulteriore colpo agli investimenti pubblici.

Nel quadro attuale degli investimenti ferroviari c’è infatti solo un’altra grande opera che “tira”, il tunnel del Brennero, ma è noto che una parte rilevante di quell’opera è in territorio austriaco. Ferma la Torino-Lione, ancora in corso di ridefinizione progettuale la Brescia-Padova, il Terzo valico spinge la locomotiva Fs.

L’opera vede attualmente in piena attività quattro lotti. Il primo lotto è ormai a uno stato di avanzamento dell’87% circa. Il secondo è al 70%. Il terzo al 48,5%. Il quarto al 20%.

Il quinto e il sesto sono fermi e questo può comportare effetti pesanti in termini di occupazione. Il Cociv, il consorzio realizzatore guidato da Impregilo e attualmente commissariato, ha già comunicato che, nel caso non si dovessero sbloccare i finanziamenti del quinto lotto in tempi rapidi, non si potrebbe dare seguito al cronoprogramma. Questo significa che circa trecento posti di lavoro sono già a rischio di licenziamento: 150 dal 1° ottobre e altri 150 a fine anno.

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