Appalti

Ponte Genova. Tutti i nodi dell'affidamento dei lavori: Fincantieri, gli inviti, il ruolo di Aspi

di Alessandro Arona e Mauro Salerno

Fincantieri priva della qualifica OG3 per fare ponti, le modalità di affidamento dei lavori (diretta o previo invito di cinque imprese), il ruolo del concessionario Autostrade per l'Italia come stazione appaltante e nei lavori. I nodi principali sulla ricostruzione del ponte di Genova (crollato il 14 agosto), sui quali da settimane i tecnici del governo si arrovellano e i ministri discutono (e dichiarano), restano ancora sul tavolo. Semplicemente, si sono spostati dal tavolo del consiglio dei ministri al tavolo del Commissario straordinario, che il governo nominerà con Dpcm entro 10 giorni dall'uscita del decreto legge in Gazzetta.

Il testo del decreto,definito una settimana dopo il consiglio dei ministri, assegna infatti "pieni poteri" al commissario sulla ricostruzione del ponte (demolizione, rimozione macerie, affidamento di progettazione e lavori, del ponte e delle opere viarie di accesso), senza però dire esplicitamente se lo stesso commissario sarà stazione appaltante, né quale sarà il ruolo di Aspi (se ci sarà). L'unica cosa definita è che Autostrade in un modo o nell'altro dovrà pagare, o perché concessionaria o perché responsabile del crollo. Il resto è da definire, e le dichiarazioni di Matteo Salvini venerdì confermano che in qualche modo la patata bollente è stata girata al commissario, de-polticizzando un po' le discussioni (che tra Cinquestelle e Lega erano stati a tratti accese): «Il Commissario - ha detto Salvini - dovrà essere bravo, onesto, fortunato e competente, non lo invidio. Il nome sarà scelto insieme con gli enti locali». Il ponte lo ricostruirà Autostrade? «Ho la faccia del commissario? ha risposto il vice-premier - Non fatemi fare il lavoro degli altri. Però se i dirigenti di Autostrade hanno un cuore, accoglieranno le scelte che verranno fatte senza andare a cercare cavilli e ricorsi vari».

Ma vediamo i nodi che il commissario si troverà davanti.

1) Il progetto
Autostrade per l'Italia ha consegnato agli enti locali, giovedì 20 settembre, una serie di «opzioni progettuali» per demolizione e ricostruzione, affermando che il tutto può essere realizzabile in circa 12 mesi a partire da ora, lavorando 7 giorni su 7 e 22 ore al giorno. Appena nominato il commissario, Aspi manderà anche a lui, in via completa e ufficiale, le sue "opzioni progettuali",a cura della società di ingeneria Spea (Gruppo Atlantia, come Aspi). L'Ad di Autostrade Giovanni Castellucci ha spiegato che il progetto «si ispira a quello d Renzo Piano»; Aspi - spiegano - ha cioè adeguato in corsa il suo lavoro progettuale per uniformarlo all'idea progettuale di Renzo Piano, a sua volta coinvolto dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

Dunque: il progetto Spea-Aspi ha già fatto circa un mese di "avanzamento", il commissario si troverà dunque a decidere se è conveniente in termini di tempo riaffidare da zero la progettazione a un altro soggetto, come Italferr (il nome della società di ingegneria di Fs era stato fatto dal ministro della Infrastrutture Danilo Toninelli).

2) Il ruolo di stazione appaltante.
In base al decreto legge il commissario dovrà «garantire in via d'urgenza» anche «gli affidamenti» di progettazioni e lavori ai fini della ricostruzione, e per far questo «opera in deroga ad ogni disposizione di legge, fatto salvo il rispetto dei vincoli non derogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea». Non si dice però esplicitamente che il commissario «affida» progettazione e lavori, nè che deve essere stazione appaltante. Autostrade ritiene che togliergli il ruolo di soggetto che affida, il ruolo di stazione appaltante, sarebbe il primo passo formale della revoca della concessione, avrebbe un impatto economico sulla società e dunque non sarebbe accettato senza ricorsi immediati in tutte le sedi giudiziarie competenti.
Una soluzione di compromesso - sempre che il commissario la voglia cercare - potrebbe però essere che Aspi resti formalmente il soggetto che affida, ma tutto viene deciso dal commissario, con ordini (decreti, ordinanze) che dicano in dettaglio ad Autostrade cosa deve fare. Ci sarebbe "il sigillo dello Stato", come indicato da Toninelli, ma senza togliere (per ora) il ruolo formale di concessionario ad Aspi. Certo, se questa fosse la scelta saerbbe difficile sostenere che Autostrade non abbia toccato nemmeno una pietra sul cantiere del nuovo ponte (vedi dichiarazioni ministro Toninelli). Con un doppio ruolo, di finanziatore e committente "formale" dell'opera, non si potrebbe dire effettivamente estranea alla ricostruzione dell'area.

3) Il nodo Fincantieri.
Come rivelato da «Edilizia e Territorio» venerdì 20, né Fincantieri né Fincantieri Infrastructure hanno le qualifiche Soa per guidare la ricostruzione del ponte. Se scelte dal commissario per la fornitura e posa in opera delle strutture in acciaio, dovranno associarsi con un'impresa in possesso della qualifica generale OG3 per la costruzione di strade, ferrovie, ponti e viadotti.
In Italia sono 843 i costruttori in possesso della qualifica per costruire ponti di quelle dimensioni (categoria Og3 per importi illimitati). Tra queste anche la Pavimental, controllata da Autostrade.Questo non significa automaticamente che Fincantieri si dovrà alleare con Pavimental (Autostrade). L'impresa capogruppo potrebbe essere un qualunque big delle costruzioni, come Salini Impregilo o Astaldi (alle prese però con una complessa operazione di rilancio), solo per fare i nomi delle due imprese più note. Senza dimenticare, Cimolai, numero uno in Italia per la costruzione di ponti in acciaio, in possesso (quest'ultima) sia della qualifica per produrre e fornire le strutture prefabbricate in acciaio (OS18-A), sia di quella generale per le infrastrutture (OG3).
Tutte imprese in grado di esibire esperienza nella costruzione di ponti sicuramente più consolidata di Fincantieri. Dalla sua, il gruppo controllato da Cassa depositi, avrebbe però lo stabilimento di Sestri Levante per la produzione di strutture in acciaio, a "due passi" dal cantiere per la ricostruzione.

4) Il nodo dell'affidamento diretto.
Molti, all'interno del governo, ministri e tecnici, sono convinti che il paletto invalicabile dei principi europei in materia di mercato degli appalti pubblici imponga di invitare almeno cinque imprese. Non si potrebbe fare cioè l'affidamento "diretto diretto", servirebbe almeno una rapida selezione di mercato. Il rischio, altrimenti sia pure molto ipotetico di fronte a una emergenza seguita a un evento catastrofico di questo tipo, potrebbe essere quello di subire non solo l'apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Ue, ma anche ricorsi da parte di imprese non invitate. D'altra parte - ragiona sempre questo "filone di pensiero", fare inviti non vuol dire "tirare alla lunga": le imprese in grado di fare ponti di quel tipo in tempi rapidi si conoscono, si invitano, e nel giro di 10 giorni si fa l'affidamento.
Questo scenario rischia però una controindicazione pesante, qualunque sia l'opzione scelta. Se si opta per l'affidamente diretto il governo (o meglio il commissario) dovrà dimostrare che l'impresa privata chiamata ad afffiancare Fincantieri per sopperire alla carenza di qualificazione nella costruzione dei ponti, sia effettivamente la migliore scelta possibile. Altrimenti perché favorire un privato rispetto a un altro, senza confronto concorrenziale su qualità e prezzo della ricostruzione, in un'operazione simbolo di questa portata?

Se al contrario la scelta dovesse cadere sull'invito a un numero ristretto di imprese, sarebbe difficile poi affidare l'appalto alla cordata di Fincantieri senza rischiare l'accusa di aver organizzato una gara di facciata, tanto per dimostrare di aver rispettato formalmente i principi di concorrenza imposti dalla Ue. E sempre che si siano davvero imprese disposte a partecipare a un'operazione di questo tipo, con il Governo schierato pubblicamente da settimane a favore di Fincantieri.

Anche dribblando queste obiezioni resterebbe il fattore tempo. Non è infatti così scontato che si possa fare presto la selezione su cinque inviti. A meno di non fare davvero una gara di facciata : vanno stabiliti dei criteri di valutazione, vanno valutate le offerte, va motivata la scelta, c'è il rischio di contestazioni della procedura. Insomma, potrebbe andarsene come minimo un mese di tempo. Di sicuro il commissario avrebbe dalla sua quantomeno la scarsa volontà dei costruttori - in genere molto litigiosi - a innescare problemi di fronte all'operazione di ricostruzione di un ponte crollato con il sacrificio di 43 vite.

«Chi tra noi - si ragiona ai vertici delle grandi imprese di costruzione italiane - vorrebbe davvero fare ricorso contro un affidamento diretto? Chi si assume la responsabilità di fare la parte di quello che "rallenta la ricostruzione"? Sarebbe un danno di immagine pesante, non credo che ce ne saranno. Né crediamo che la stessa Commissione si metterebbe di trasverso al governo italiano su questa emergenza. Purché però l'affidamento sia fatto bene. Purché cioè si scelga in modo inattaccabile e motivato la migliore cordata possibile. Non è difficile...».

5) Il ruolo di Aspi nella ricostruzione.
Si è detto che Autostrade non accetterà senza ricorsi una sua esclusione dai suoi poteri di concessionario come stazione appaltante. Ma la sua resistenza potrebbe essere meno granitica sui lavori. Non c'è ancora nessuna dichiarazione in proposito da parte di Aspi, né ufficiale né ufficiosa, ma a quanto risulta a «Edilizia e Territorio» alla fine Autostrade potrebbe accettare l'esclusione di Pavimental dalla cordata di imprese che ricostruirà il ponte. Più complicata appare l'esclusione dal ruolo di stazione appaltante. Basterà per dire che «Autostrade non toccherà una sola mattonella nella ricostruzione»?

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