Appalti

Codice, sblocco di manutenzioni e piccole opere: il governo pensa ad appalto integrato e massimo ribasso

di Giorgio Santilli

Lo sblocco di piccole opere e manutenzioni (soprattutto dopo la tragedia di Genova) mediante l'appalto integrato di progettazione-lavori e il ritorno al massimo ribasso: per il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, è questa la principale urgenza della riforma del codice appalti (Dlgs 50/2016) che - dopo la fine della consultazione prevista per il 10 settembre - avrà una prima puntata con un decreto legge correttivo. Il lavoro sarà completato con il passaggio parlamentare che darà sistematicità alle correzioni del codice e poi con la ripresa (e accelerazione) del lavoro di attuazione del nuovo codice.

Con l'appalto integrato (progettazione esecutiva affidata all'impresa) si mette una pezza all'incapacità cronica delle Pa di progettare: vulnus che nessuna riforma ha superato. Col massimo ribasso si torna invece a una modalità semplificata di selezione delle imprese superando il pasticcio delle commissioni giudicatrici, necessarie solo quando si usa l'altro metodo, quello dell'offerta economicamente vantaggiosa (che include parametri diversi dal prezzo per valutare le offerte). Il metodo OEV fu rilanciato dal codice, ma le commissioni sono ferme per la resistenza dei funzionari Pa alla riforma, contrari ad assumere responsabilità non chiare (si pensi alle manutenzioni stradali di Roma). Con il massimo ribasso generalizzato tornerà però il nodo delle offerte anomale, da affrontare.

Toninelli ha scritto, in risposta alle polemiche sulla Tav, che il governo realizzerà “le grandi opere utili”, a conferma che non ci sono pregiudiziali sulle grandi infrastrutture ma si valuterà caso per caso sulla base dell'analisi costi-benefici. La priorità del governo è però centrata sulle piccole opere del terrritorio, come ha ribadito il ministro dell'Economia, Giuseppe Tria, nell'intervista al Sole 24 Ore dell'8 agosto. E ora c'e l'emergenza manutenzioni. Queste opere possono rimettere in moto subito gli investimenti: il nuovo assetto legislativo potrebbe segnare una nuova pax governo-Pa-economia capace di portare fuori dalla paralisi del codice.

Ma con la riforma Toninelli vuole lasciare anche un segno strutturale coerente con le idee M5S. Un segnale ai propri elettori che il rilancio degli appalti può essere caratterizzato da nuove linee. L'occasione è data dal Bim, Building information modeling, strumento di progettazione e gestione dell'appalto che consente una digitalizzazione produttiva del settore (con più controllo su costi, tempi e fornitori) ma anche diffusione di informazioni mediante piattaforme digitali. Anche in questo caso i governi Pd avevano avviato l'operazione (decreto Delrio) ma con tempi lunghi. “Correggere e accelerare” sono parole d'ordine che Toninelli ha scelto per rimettere in carreggiata e rilanciare gli appalti, tenendo ferma l'impostazione anticorruzione.

Resta il nodo dell'Anac di Raffaele Cantone. La soft law affidata all'Autorità anticorruzione (meno norme rigide, più linee guida flessibili) era il punto clou della svolta riformatrice ma è stata presa male da migliaia di stazioni appaltanti, che si sono messe di traverso anche per i ritardi dell'attuazione (tuttora emanati meno della metà dei 64 provvedimenti previsti). Il fallimento dei governi Pd sul codice è stato non prevedere un periodo transitorio adeguato perché le norme venissero attuate e digerite. Da qui l'ostilità di piccoli comuni e imprese, penalizzati anche da criteri di qualificazione più selettivi.

Il nodo Anac è il punto più delicato della riforma, come dimostrano le polemiche già scatenate. Toninelli vuole preservare il ruolo anticorruzione dell'Anac ma nulla di esplicito ha detto sui poteri di soft law. La consultazione Mit, che già elenca 29 punti del codice su cui intervenire, parla di «semplificazione delle disposizioni attuative del codice, con particolare riferimento alla natura e alla vincolatività delle stesse». Una sponda ai molti, fra amministrazioni pubbliche e imprese, che chiedono di tornare a un solo regolamento generale vincolante per superare (o assorbire) la soft law di Cantone. Il settore continua a preferire norme rigide e uguali per tutti alla flessibilità/autonomia decisionale: più certezze, meno responsabilità, approccio che non risolve problemi strutturali, ma almeno evita le paralisi. Questo sarà uno dei punti di scontro autunnale sulla riforma e prima di fare previsioni bisogna capire da che parte si schiererà e quali norme concrete metterà in campo il governo.

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