Appalti

Condotte al capolinea: respinta l’offerta Attestor, chiesto il commissariamento

di Alessandro Arona

Il consiglio di gestione di Condotte ha rifiutato l'offerta di Attestor Capital, in frenetica valutazione da venerdì mattina, per il salvataggio della società di costruzione. Alla riunione del tavolo di crisi del Mise non si è presentato l'amministratore delegato Giuseppe Di Giovine. Per martedì 17 luglio è prevista la presentazione della dichiarazione di insolvenza al tribunale di Roma e la richiesta di amministrazione straordinaria al Ministero dello Sviluppo.

I rappresentanti della società presenti all'incontro (il capom del personale Ugo Berardi, le relazioni esterne e l’avvocato Rosario Salonia) non erano i protagonisti della trattativa, e nessuna informazione è stata fornita ai sindacati e al ministero circa i motivi del rifiuto. Oggetto di verifica è stata comunque anche l'affidabilità delle provviste finanziarie offerte da Attestor, 50 milioni di liquidità immediata e altri 150 all'omologa del concordato, che avrebbero potuto - così speravano soprattutto i soci di Ferfina - garantire una quota almeno di continuità aziendale senza perdere il controllo della società.
Una cosa è certa: Ferfina ha cercato in tutti i modi di spingere per questa soluzione last minute, dopo il fallimento (a metà giugno) delle lunghe trattative con Oxy e le banche creditrici, con l’obiettivo di garantire una seppur minima continuità aziendale ed evitare così il totale spossessamento dei diritti azionari che la procedura di commissariamento comporta. L’offerga vincolante di Attestor è arrivata, venerdì 13 in mattinata, per tre giorni gli advisor e la società l’hanno valutata. Se alla fine è arrivato il no significa che per qualche motivo era davvero inaccettabile, in qualche modo “predatoria” rispetto agli asset di Condotte o non sufficientemente garantita per la provvista finanziaria.

Anche con il commissariamento, comunque, la sfida resta questa: riavviare i cantieri (oggi tutti fermi), salvare il patrimonio professionale dell'azienda e salvaguardare il personale. La palla passa nelle mani del Ministero dello Sviluppo: la concecessione dell'amministrazione Marzano è in genere scontata, verificati i requisiti, ma spetta al Ministro (Luigi Di Maio) la scelta del commissario.
Dal deposito della richiesta, il ministro - previa verifica degli uffici - ha 48 ore di tempo per nominare il commissario. I sindacati, durante la riunione, hanno auspicato che la scelta cada su un uomo con concoscenza ed esperienza nel settore delle costruzioni, che provi a risollevare l'azienda e non faccia solo il commissario liquidatore. Resta però il tema della finanza d'urgenza. Nelle casse di Condotte non è rimasto nemmeno un euro, tutti i cantieri sono fermi e ci sono tre-quattro mesi di stipendi arretrati da pagare (2.800 dipendenti al 31 dicembre scorso, tra sede centrale, controllate, cantieri). Il commissario, una volta nominato, dovrà convincere le banche a rientrare nella partita, o in alternativa il governo dovrà trovare una forma di provvista (prestito) di fonte pubblica. C'è un fondo diponibile al Mise per le crisi delle grandi imprese, ma serve un'autorizzazione europea con procedura non sempre rapida.
Per i dipendenti di Condotte, una volta nominato il commissario, sarà subito possibile (in base alla legge Marzano) attivare la cassa integrazione straordinaria. I sindacati dell'edilizia (Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil) chiederanno l'assorbimento di tutte le società controllate e consortili per estendere a tutti la Cigs. «L'amministrazione straordinaria per noi non è una vittoria - spiega Flavia Villani, Fillea - ma almeno abbiamo più garanzie sugli ammortizzatori sociali. L'edilizia è un settore particolare, abbiamo cercato di spiegare che il successo del commissariamento dipende molto dalla scelta di un uomo che conosca il settore. Speriamo che già dalla prossima settimana ci possiamo sedere al tavolo con il nuovo commissario per discutere di ammortizzatori, di finanza d'urgenza e di riavvio dei cantieri».

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