Appalti

Toninelli al Mit/2. Check alle grandi opere (non solo Tav): «Faremo solo quelle che è giusto fare»

di Giorgio Santilli

«Le grandi opere vanno studiate e analizzate tutte, quello che è giusto lo faremo e quello che non è giusto no». Il nuovo ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sa di essere seduto su una delle poltrone più scottanti del governo M5S-Lega e starà a lui cercare un punto di equilibrio, conciliare due differenti visioni nelle politiche delle infrastrutture: da una parte il M5S con una grande attenzione alle opere "quotidiane" utili ai cittadini, dall'altra la Lega più interessata a continuare la politica tradizionale del centrodestra basata sulle grandi opere e sulle infrastrutture che connettono il sistema produttivo ai mercati, nazionali ed esteri. Il caso Tav è esploso prima ancora che il governo fosse costituito e nel "contratto" è stato trovato un onorevole (ma fragile) punto di compromesso che ora puntualmente il neoministro rilancia ed estende: valutazione delle opere. Quindi analisi costi-benefici.

E sarà interessante vedere se Toninelli terrà conto del lavoro svolto dal suo predecessore, Graziano Delrio, che si è avvalso di un tecnico come Ennio Cascetta per riprogrammare tutti i piani per la mobilità, dalle ferrovie alle strade, dai metrò ai porti, dagli aeroporti a un primo embrionale piano delle piste ciclabili. Toninelli butterà a mare quel lavoro per ricominciare da zero oppure salverà l'impianto introducendo robuste correzioni? Decisivo sarà comunque capire di quale struttura tecnica si avvarrà. Ma la sfida vera per il neoministro è centrare l'obiettivo fallito dai governi di centrosinistra: avviare davvero i lavori. Gli investimenti pubblici sono un motore per il Pil oggi inutilizzato. Bisognerà anche capire se il nuovo governo voglia intervenire sul codice degli appalti, modificandolo o accelerandone l'attuazione.

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