Appalti

Investimenti pubblici, Ance: «A rischio il mini-aumento del 2,5% previsto dal Def per il 2018»

di Alessandro Arona

Gli investimenti pubblici in Italia non riescono a risalire, dopo che negli ultimi dieci anni, dal 2007 al 2017, hanno subito un crollo in valori "reali" pari al 36%. Ad evidenziarlo è l'Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in audizione sul Def il 15 maggio presso le Commissioni speciali di Camera e Senato sugli atti del Governo.

Nel Def a legislazione vigente presentato a fine aprile si prevede per il 2018 un modesto aumento nominale degli investimenti fissi lordi della Pa, pari al +2,5%. dopo un calo nominale del 5,6% lo scorso anno (-6,2% reale). E comunque secondo i calcoli dell'Ance anche questa stima è "eccessivamente ottimistica", visti i pesanti ritardi già accumulati in questi mesi nei programmi citati dal Def come decisivi per la ripresa. Quest'anno, dunque, gli investimenti pubblici rispetto al Pil potrebbero addirittura scendere sotto il 2%.

Sarà probabilmente ridimensionata anche la previsione Ance per il 2018, fatta a gennaio nell'Osservatorio congiunturale: allora l'Ufficio studi dei costruttori prevedeva una ripresa, dopo dieci anni di calo, del 2,4% reale nel 2018, con +2,5% nelle opere pubbliche. Alla luce di quanto detto dall'Ance in audizione, quasi sicuramente entrambe le stime verranno riviste al ribasso nell'aggiornamento di luglio dell'Osservatorio.

Il rapporto investimenti della Pa/Pil era pari al 2,9% prima della crisi, nel 2007, per poi arrivare al picco del 3,4% nel 2009, con valore assoluto pari a 54,2 miliardi di euro. Da allora il calo è stato costante, con un valore 2017 di 33,7 miliardi, pari a -36% reale sul 2007. Da tre anni i governi Pd hanno cercato di invertire la rotta, mettendo a disposizione programmi di spesa per le infrastrutture da 140 miliardi di euro. Ma queste risorse non riescono a tradursi in cantieri effettivi. L'Ance sottolinea come ancora una volta, nel Def, viene posticipata l'inversione della tendenza negativa degli investimenti pubblici: lo scorso anno il Def prevedeva una crescita di un miliardo, +2,8% nominale, stima poi a abbassata a +0,4% a settembre e infine certificata dall'Istat a -5,6% a fine anno (due miliardi di euro di calo).
Ora, nel Def di aprile, si prevede un modesto aumento del 2,5% nel 2018, pari a 848 milioni in più, rinviando l'aumento più consistente (due miliardi in più) al 2019. Ma l'Ance spiega che ancora una volta le previsioni sono purtroppo ottimistiche. Il Fondo statale investimenti (46 miliardi in 16 anni stanziati nel 2017, e altri 38 da quest'anno) è stato distribuito in ritardo già nel 2017 (lo riconosce lo stesso Def) e ora è in fase di grande incertezza dopo la sentenza 74/2018 della Corte Costituzionale che impone le intese con Regioni e Comuni sui decreti attuativi. La distribuzione 2018, prevista in Bilancio entro febbraio, slittata dopo la sentenza, è ora di fatto ferma in attesa del nuovo governo.
Bloccati anche i 500 milioni della legge di Bilancio 2018 per gli investimenti delle Regioni, questa volta – secondo l'Ance – per colpa delle Regioni, che non hanno presentato le proposte entro gennaio come previsto e aspettano il nuovo governo per cambiare il sistema di ripartizione.
Spesa ancora al ralenti anche per gli enti locali: nel 2017 sono aumentati del 13,1% (in valore) i bandi di gara di lavori, ma la spesa in conto capitale è scesa ancora del 7,4%, arrivando a -51% rispetto al 2008; e nei primi tre mesi del 2018 i dati Siope segnalano ancora un preoccupante -18,4% sul primo trimestre 2017.
Male infine anche la spesa dei fondi europei, citati dal Def come uno dei driver della ripresa degli investimenti: a fine 2017 speso solo il 5,6% della dotazione 2014-2020 (2023 di fatto), solo 2,9 miliardi su 51,7 di fondi Ue.

MISURE SBLOCCA-INFRASTRUTTURE
L'Ance segnala – non è la prima volta – l'insieme di lentezza burocratiche, lungaggini procedurali, difficoltà legate al Codice appalti, che impediscono di trasformare i finanziamenti infrastrutturali in spesa reale, e «ribadisce – si legge nel documento - la necessità di un'azione incisiva per fare ripartire gli investimenti», «le risorse ci sono, è una grande opportunità per il Paese».
L'Ance ha individuato alcune azioni prioritarie: 1) eliminare i passaggi al Cipe successivi all'approvazione, da parte dello stesso, dei documenti programmatici (Dpp e altri); 2) eliminare le inutili duplicazioni di passaggi decisionali tra i ministeri; 3) potenziare le Strutture di missione esistenti (Italia Sicura e Casa Italia) per favorire la gestione unitaria dei programmi di spesa presso Palazzo Chigi, visti i buoni risultati raggiunti. al riguardo, lo stesso DEF quantifica in 604,9 milioni la spesa effettuata nel 2017 per interventi di edilizia scolastica e in 527,5 milioni quella per interventi di contrasto al dissesto idrogeologico. Si tratta di risultati mai raggiunti prima d'ora; 4) razionalizzare le attività di controllo della Corte dei Conti, al fine di concentrarne l'azione sulle attività di programmazione iniziale e, successivamente, sull'operato delle amministrazioni.

IL NODO CODICE, SERVE DECRETO LEGGE
«Il rigore "a senso unico" del Codice Appalti - ha detto il presidente Ance Gabriele Buia in audizione sul Def - ha spento il motore degli investimenti pubblici nell'economia. Non lo diciamo solo noi, ma anche i sindaci, gli amministratori locali e la grande committenza legata alle infrastrutture strategiche. Dopo quasi 2 anni dall'entrata in vigore della riforma, su 60 provvedimenti attuativi ne sono stati adottati poco meno della metà». Buia ha proposto un decreto legge urgente di "aggiustamnento" del Codice, in attesa di una riforma a regime e la sostituzione delle Linee guida Anac con un regolamento (com'era prima del 2016).
Secondo l'Ance le misure urgenti dovrebbero riguardare: 1) l'istituto del subappalto, al fine di superare gli attuali limiti, diretti ed indiretti, introdotti con il nuovo Codice, e di riportarlo in linea con le prescrizioni comunitarie; 2) una più corretta applicazione dei criteri di aggiudicazione dell'Oepv e dell'esclusione automatica delle offerte anomale; 3) il divieto della pratica del sorteggio delle imprese da invitare alle procedure negoziate, prevedendo meccanismi idonei; 3) migliorare la qualificazione SOA, al fine di valorizzare, accanto a requisiti di tipo quantitativo, quelli di natura qualitativa.

BONUS EDILIZI, NON FARE L'ERRORE DI TOGLIERLI
Il presidente dell'Ance Gabriele Buia, in audizione sul Def, lancia un grido di allarme al tavolo M5S-Lega al lavoro sul programma di governo: non toccate gli sconti fiscali a ristrutturazioni edilizie, riqualificazione energetica, anti-sismica, sono l'unico strumento che ha tenuto a galla l'edilizia in questi anni, e toglierli avrebbe un forte effetto recessivo e anti-emersione del nero. Anzi - ha detto Buia - «è assolutamente necessario dare certezza e stabilità al processo di riqualificazione, energetica e antisismica, del patrimonio immobiliare italiano», vanno cioè prorogati agli attuali livelli massimi anche oltre il 2018.
È peraltro noto che la riduzione degli sconti fiscali all'edilizia ha nel breve periodo un effetto negativo per i conti pubblici, appunto per gli effetti recessivi sugli investimenti dopo il calo delle aliquote (dunque meno Iva e meno tasse pagate dalle imprese), mentre i minori costi dello Stato si spalmano in dieci anni a partire dall'anno dopo l'abbassamento dello sconto (dal 2020 se si abbassa o abolisce dal 2019).

«L'utilizzo degli incentivi alla riqualificazione edilizia - ha detto Buia - ha dimostrato, negli anni della crisi, di essere l'unico presidio per la tenuta del settore, oltre che un efficace strumento di emersione del lavoro sommerso e, infine, una fonte di entrate per il bilancio dello Stato. Tengo oggi a sottolineare che in questo momento un ripensamento su tali strumenti, anche se collegato a una revisione del sistema fiscale, sarebbe ulteriormente depressivo, non solo per il settore delle costruzioni, ma per la qualità e la sicurezza della casa, principale patrimonio delle famiglie italiane. Patrimonio che dal 2008 ad oggi si è mediamente svalutato del 30%, impoverendo le famiglie italiane».

L'Ance propone anzi di allargare gli sconti fiscali all'edilizia, prorogando oltre il 2018 gli attuali livelli massimi per bonus edilizia ed eco-bonus, oltre alle seguenti proposte di allargamento: 1) equiparare la fiscalità sull'acquisto degli immobili nuovi (ad alta efficienza energetica) con quelli usati, come fatto con successo negli anni 2016 e 2017; 2) estendere alle zone a rischio sismico 2 e 3 le detrazioni Irpef per l'acquisto di case antisismiche, derivanti da interventi di demolizione e ricostruzione; 3) rimodulare i benefici fiscali "ecobonus" e "sismabonus", in funzione della tipologia e dimensione degli immobili industriali; 4) garantire un regime di tassazione agevolata all'impresa per le permute di interi stabili condominiali da demolire e ricostruire.

L'intervento del presidente Gabriele Buia

Il documento Ance in audizione al Def

Il Def del 26 aprile 2018

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