Appalti

Estero, ok al progetto Transaqua per il lago Ciad: Bonifica ottiene i fondi e avvia lo studio di fattibilità

di Alessandro Arona

Il progetto Transaqua per salvare il lago Ciad (Africa centrale) era stato proposto già trent'anni fa dalla società di ingegneria italiana Bonifica, allora dell'Iri (oggi è privata), ma solo ora, con la superficie del lago progressivamente crollata da 25mila a 2.500 chilometri quadrati, la Commissione dei paesi rivieraschi ha dato il via libera, durante la Conferenza di Abujia (Nigeria) di fine febbraio, chiedendo anzi di fare presto, prima che sia troppo tardi.
Il governo italiano ha stanziato 1,5 milioni di euro, nell'ambito dei fondi per la cooperazione del Ministero dell'Ambiente, per lo studio di fattibilità, che diventano 3,1 milioni insieme agli 1,8 messi da Power China, società cinese (statale) alleata con Bonifica. E la Commissione di bacino del lago, composta dai ministri degli esteri dei paesi rivieraschi (Nigeria, Niger, Camerun, Ciad e Repubblica Centrafricana) ha dichiarato nei giorni scorsi il progetto strategico invitando le due società di ingegneria a fare presto, entro 12-18 mesi lo studio di fattibilità.

L'idea è in sostanza quella di portare acqua verso il bacino del lago Ciad, in via di progressiva desertificazione, tramite dighe, reti idriche e canali dal bacino del Congo, la "foresta amazzonica" d'Africa. Si tratterebbe di un progetto faraonico, dal costo stimato di 70 miliardi di euro e tempi di realizzazione trentennali, che però i paesi africani coinvolti hanno abbracciato nei giorni scorsi come "ultima spiaggia" prima della morte del lago. Già oggi le 30 milioni persone che vivono intorno al lago stanno vivendo una «crisi ecologica e umanitaria» (parole del direttore della Fao, Onu, José Graziano da Silva).
«Il progetto che svilupperemo - ci spiega l'amministratore delegato di Bonifica, Romina Boldrini - sarà realizzabile per numerosi lotti funzionali, ciascuno fra l'altro auto-sostenibile dal punto di vista economico-finanziario, perché avrà introiti derivanti dalle centrali idroelettriche che le nuove condotte a dislivello naturale creeranno. I paesi africani coinvolti si sono detti convinti di poter finanziare la realizzazione del progetto tramite risorse proprie, dei governi e della Banca d'Africa».

Il progetto Transaqua è stato rilanciato dal 2016 dalla stessa Bonifica, poi alleatasi lo scorso anno con il colosso cinese (statale) dell'ingegneria Power China (si veda il servizio), mentre le novità decisive sono arrivate nei giorni scorsi, alla Conferenza internazionale sul lago Ciad, a fine febbraio ad Abujia (Nigeria): l'ambasciatore italiano Stefano Montesili ha comunicato formalmente che, attraverso il Ministero dell'Ambiente, il nostro Paese assicurerà uno stanziamento di 1,5 milioni di euro per l'avvio concreto di una simile iniziativa. E il consiglio della Lake Chad Basin Commission (Lcbc) (organo referente e gestore delle azioni mirate al superamento della grave crisi prodotta dalla desertificazione del Sahel), ha formalmente indicato il progetto Transaqua come strategico e urgente, e ha chiesto formalmente a Bonifica e PowerChina di dare avvio operativo allo studio di fattibilità.

L'obiettivo chiave è quello di portare 100 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno verso il Ciad, tramite la creazione di una serie di dighe su alcuni affluenti della riva destra: solo l'8% dell'acqua verrebbe deviata, permettendo tra l'altro la creazione di centrali idroelettriche, per poi essere convogliata verso il fiume Chari, unico affluente del lago Ciad, con canali in dislivello naturale lunghi 2.400 km.
L'opera però - spiega Bonifica - dovrebbe consentire anche un vero rilancio socio economico di un territorio che coinvolge direttamente cinque Paesi ( Niger, Nigeria, Camerun, Centro Africa, Ciad) ed almeno ulteriori otto Paesi ubicati al contorno di una simile area vasta.
Realizzando questo trasferimento idrico il progetto prevede anche: un utilizzo idroviario del canale, una serie di dighe, una serie di centrali idroelettriche, la creazione di diverse aree irrigue, diverse piastre logistiche, un rilevante numero di nuovi insediamenti urbani e di centri commerciali.

La Conferenza di Abuja dei giorni scorsi ha ribadito le condizioni che rendono obbligata la attuazione di un simile progetto: la desertificazione in corso e la conseguente crisi economica, entrambe sempre più vicine a livelli di irreversibilità; l'esplosione del fenomeno migratorio e gli attacchi teroristici di Boko Haram nella zona.

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