Appalti

Manovra/2. Autostrade, ritorno al passato per le concessionarie: in gara solo il 60% dei lavori

di Giuseppe Latour

Dopo un braccio di ferro lunghissimo, è davvero ritorno al passato per le concessionarie autostradali. Lo ha stabilito un emendamento alla manovra, approvato in commissione Bilancio alla Camera, con prima firmataria Cristina Bargero: la soglia dell'80% per i lavori delle società autostradali da mandare in gara, in calendario per aprile del 2018, non sarà mai attivata. Sarà, invece, prevista una deroga che, di fatto, lascerà tutto invariato: quindi, tetto al 60% e Codice appalti riformato. Una grande vittoria per i sindacati di categoria, dopo una battaglia durata mesi per evitare circa 3mila licenziamenti.
Facciamo, però, un passo indietro per riepilogare la vicenda. L'articolo 177, introdotto dal nuovo Codice appalti, prevede una modifica sostanziale delle percentuali di lavori, servizi e forniture sopra la soglia di 150mila euro che le società concessionarie devono mandare sul mercato, facendo una gara. Questo tetto sale all'80% dal vecchio 60%. Venti punti di differenza che, in questi mesi, hanno creato un terremoto. Anche se, di fatto, non sono mai entrati in vigore: per l'attivazione della novità, infatti, era stata prevista una sospensione di 24 mesi. La sua entrata in vigore, insomma, era fissata il 19 aprile del 2018. Per alcune concessionarie, però, quel nuovo tetto non scatterà mai.

L'emendamento appena approvato riprende, nella sostanza, una modifica ipotizzata nelle scorse settimane in Senato per la legge di conversione del decreto fiscale. E prevede che «per i titolari di concessioni autostradali» la quota di lavori servizi e forniture da mandare in gara «è pari al sessanta per cento». Si tratta, in pratica, di una deroga alla regola generale che lascia, di fatto, invariato il meccanismo che attualmente si applica ai lavori. Mentre introduce una novità per servizi e forniture: al momento, infatti, per questa parte del mercato non esistono vincoli di alcun tipo.

L'Anac di Raffaele Cantone, ovviamente, non dovrà più fare verifiche sul rispetto del tetto dell'80%, ma sui nuovi limiti. Per questo, l'emendamento modifica anche le regole relative ai controlli dell'Autorità anticorruzione, allineandole alle modifiche approvate dalla Camera. Quindi, l'Authority fisserà i principi per effettuare le verifiche in una linea guida apposita, che dovrà essere approvata entro tre mesi dalla manovra. In caso di squilibri rispetto ai tetti, saranno richiesti allineamenti nel bilancio successivo. Le situazioni di squilibrio reiterate per due anni saranno punite con sanzioni pari al 10% dell'importo di lavori, servizi e forniture che sarebbero dovuti passare attraverso una gara. Questo, però, era già stabilito dalla vecchia versione della norma. Per il settore è una novità clamorosa, che potrebbe chiudere una vicenda che si trascina dall'approvazione del nuovo Codice. E che ha visto succedersi pareri del ministero delle Infrastrutture, dell'Autorità anticorruzione, delle commissioni parlamentari, oltre a continue proteste dei sindacati, preoccupati dalla possibilità che la riforma potesse causare circa 3mila licenziamenti nelle società controllate dalle concessionarie.

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