Appalti

Anas/2. Armani: «Certezza di risorse e possibilità di aumentare gli investimenti»

di Alessandro Arona

Costi delle opere più basse del 3% per lo Stato, più certezza negli investimenti, abbassamento (in prospettiva) del debito pubblico. Il presidente dell'Anas Gianni Vittorio Armani spiega a «Edilizia e Territorio» gli effetti del nuovo Contratto di programma 2016-2020, a un passo dalla piena operatività dopo la registrazione della delibera Cipe del 7 agosto (che lo approvava) da parte della Corte dei Conti, avvenuta il 1° dicembre.
«Non ho ancora in mano il contratto - spiega Armani - ma questo era l'ultimo passaggio di merito, ora dobbiamo siglare il contratto con il Ministero, a cui seguirà un decreto ministeriale. Credo che tutto si possa fare entro Natale».
«Era l'ultimo tassello che mancava - aggiunge Armani - per rendere possibile la fusione nel Gruppo Fs, anche questa tecnicamente si potrebbe fare a fine anno, inizio gennaio, con l'aumento di capitale da parte di Fs e il conferimento delle azioni Anas» (in entrambi i casi il socio è al 100% lo Stato).

Il Contratto prevede investimenti per 29,5 miliardi di euro nell'arco dei prossimi cinque anni, di cui 23,4 di nuova appaltabilità, coperti per 21,4 miliardi da fonti statali (in gran parte - 18 miliardi - stanziate dal governo tra il 2016 e il 2017), e 6,1 miliardi per lavori in fase di attivazione ed in corso di esecuzione, ovviamente già tutti finanziati. Una mole di risorse che dovrebbe consentire all'Anas di far risalire gli investimenti dagli attuali 1,7 miliardi di euro all'anno a tre miliardi. «Dobbiamo riavviare una filiera che si era bloccata per mancanza di finanziamenti - spiega Armani - progettazioni, iter approvativi, bandi e appalti. Ci vorrà un po' di tempo, non voglio fare previsioni sulla spesa del 2018, ma confermo l'obiettivo di piano dei tre miliardi all'anno e finalmente abbiamo certezza di finanziamenti e regole chiare».

Il nuovo contratto Anas era previsto già nella legge di Stabilità 2016, ma i ministeri coinvolti ci hano messo quasi due anni per portarlo al Cipe e renderlo operativo.

Oltre ai nuovi finanziamenti sbloccati, la novità del contratto di programma è l'introduzione del principio del "corrispettivo" sia per la parte servizio che per la parte investimenti, con maggiuore responsabilità da parte di Anas e maggiore certezza di qualità, costi e tempi.
Per la parte servizio, oggi circa 650 milioni all'anno pagati dallo Stato all'Anas per le spese di manutenzione ordinaria e di esercizio (personale e spese correnti), il contratto trasferisce il "rischio di disponibilità" all'Anas, e cioè introduce penali in caso di gestione al di sotto degli standard concordati, e introduce un "rischio di domanda" a carico del'Anas, cioè una variazione del corrispettivo in base al traffico effettivo registrato sulla rete.

«Questi fattori - spiega il presidente Armani - possono far variare il corrispettivo pagato dallo Stato dell'1-2%, sembra poco ma non lo è», e ovviamente spinge l'Anas verso l'efficienza ed evita sprechi in caso di traffico in diminuzione.

Per la parte investimenti, viene introdotto il rischio di costruzione. Che significa? «Siamo responsabili dell'opera e di tutti i rischi di aumento di costi e tempi a partire dall'approvazione del progetto definitivo. Ci impegniamo a realizzarla a quel costo e nei tempi concordati». Inoltre le somme aggiuntive rispetto alla base d'asta, «i costi di progettazione direzione lavori, ci siamo impegnati ad abbassarli dal 12,5% attuale al 9%, il che significa circa 800 milioni di euro di risparmio da parte dello Stato sui 29,5 miliardi totali del piano».

«L'obiettivo strategico - aggiunge Armani - è poi l'uscita dell'Anas dal perimetro della Pubblica amministrazione: non è scontato, ci sarà un esame da parte di Istat e Eurostat dopo due anni. Questo consentirebbe di deconsolidare il debito dell'Anas da quello dello Stato», e dunque abbassare il debito pubblico, «ma anche potremo accelerare gli investimenti in base alla nostra capacità finanziaria. In passato molte opere Anas sono andate al ralenti per mancanza di certezza sui finanziamenti statali. Ora avremo certezza pluriennale di finanziamenti e maggiore capacità di indebitamento (fuori dal debito Pa se Eurostat darà l'ok) nell'anticipare la spesa».

Circa il contenzioso, Armani spiega che su 13 milardi totali ereditati (il petitum delle imprese tra contenzioso giudiziario e riserve iscritte), è stato risolto per 2,3 miliardi, e altri 3,6 sono in negoziazione. «Finora siamo riusciti a transare a meno del 3% del petitum, abbiamo 1,7 miliardi di risorse riservate a questo su 13 miliardi totali, potrebbero non servirci tutti».

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