Appalti

Autostrade, bilanci in salute ma investimenti sempre al minimo: ripresa solo dal 2019

di Alessandro Arona

Traffico in ripresa, fatturati in costante ascesa, bilanci in salute, ma investimenti in forte calo, e con prospettiva di recuperare solo a partire dal 2019.
Le società concessionarie autostradali, riunite in assemblea annuale ieri a Roma alla presenza del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, si preparano ad incassare l'emendamento al decreto fiscale che riporterà al 60% la quota di lavori, servizi e forniture da mettere in gara ma continuano a lamentare tempi lunghi nelle procedure approvative delle opere e il perdurare del blocco da parte del governo sui rinnovi quinquennali delle convenzioni, per cui alla fine gli investimenti continuano a scendere.
Dall'assemblea Aiscat è fra l'altro emerso, che pur in presenza dei nove fattori di ripresa degli investimenti di cui avevamo parlato sul numero 35/2017 di «Edilizia», l'aumento effettivo della spesa per lavori - è ormai certo - sarà rinviato al 2019, mentre il 2018 sarà ancora un'annata al minimo storico, 8/900 milioni di euro rispetto al miliardo del 2016 e alla media di 2,4 miliardi nel periodo 2008-2015.

IL TRAFFICO
L'ultimo dato Aiscat si riferisce ad agosto: nei primi otto mesi del 2017 si sono raggiunti i 56.709 milioni di veicoli/km, il 2,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Il traffico autostradale era sceso, negli anni della crisi, dagli 83 .800 milioni/km medi del 2009-2011 (dati ufficiali Mit) ai 76.600 medi del 2012-2014. Poi però dal 2015 è comnciata la ripresa: 78.976 milioni nel 2015 (+3,1%), 81.319 nel 2016 (+3,9%), al +2,4% parziale di quest'anno che dovrebbe portare a circa 82.900 milioni il totale dell'anno, quasi i valori pre-crisi.

RICAVI DA PEDAGGIO
I ricavi da pedaggio (dati Mit sulle 25 concessionarie del Ministero) sono scesi solo leggermente con la crisi, dai 5,011 miliardi di euro del 2011 a 4,875 del 2012, per poi risalire a 4,967 nel 2013, 5,233 nel 2014 e poi ancora battere i record storici di 5,488 miliardi nel 2015 e 5,710 nel 2016. L'incremento degli ultimi anni è quasi interamente dovuto all'aumento del traffico, visto che gli aumenti tariffari sono stati calmierati o sospesi negli ultimi anni; dunque anche quest'anno c'è da aspettarsi un altro aumento del 2-3%.
Il fatturato complessivo delle concessionarie autostradali vale (ultimi bilanci, 2016) 6.896 milioni di euro.

DATI DI BILANCIO
Il risultato operativo delle 26 società aggregate, pur con qualche oscillazione ha recuperato il calo degli anni della crisi e nel 2015 e 2016 (ultimi bilanci chiusi) ha segnato record di oltre 2,5 miliardi di euro. Qualche numero: 2.191 milioni nel 2009, 2.371 nel 2011, poi calo a 2052 nel 2012, poi risalita fino ai 2.545 milioni del 2015 e 2.585 del 2016.
L'utile netto è salito negli anni dai 986 milioni di euro del 2009 ai 1.154 del 2013, poi il record a 1.422 nel 2015 e infine la lieve flessione a 1.115 nel 2016. Quest'anno tuttavia, la semestrale di Autostrade per l'Italia segnala una crescita dell'11% dell'utile netto e del 3,7% dei ricavi da pedaggio, mentre quella del Gruppo Gavio (Sias) segnala aumenti degli utili del 23% e del 4,8% dei ricavi autostradali.
L'Ebitda margin (margine operativo lordo su fatturato) delle 26 concessionarie è stato pari al 50,4% negli ultimi bilanci (2016), il record del decennio tolto il 51,1% del 2010. L'Ebit margin (margine netto su fatturato) è stato nel 2016 pari al 36,6%, livello record degli ultimi anni dopo il 36,7% del 2015.
Quello che cala sono gli investimenti.

GLI INVESTIMENTI
La semestrale di Autostrade per l'Italia segnala un calo degli investimenti autostradali dai 291 del primo semestre 2016 ai 232 di quest'anno. È la conferma di un trend in corso da alcuni anni, sia per Aspi che per tutte le concessionarie, come ampiamente raccontato sul numero 35/2017 di «Edilizia e Territorio».
Le nove vie per il rilancio raccontate sul numero 35 restano ancora in piedi, ma i tempi lunghi di approvazione dei progetti, i rallentamenti nella nomina delle commissioni di gara del Mit, e soprattutto i tempi lunghi nelle definizione di atti aggiuntivi e aggiornamenti quinquennali fanno dire alle società concessionarie e all'Aiscat che la ripresa degli investimenti ci sarà non prima del 2019.

IL NODO 80-20
Il nodo del rapporto 80%-20% sui lavori che le concessionarie autostradali devono affidare a terzi con gara europea è stato al centro dell'assemblea Aiscat, tenutasi ieri mattina a Roma alla presenza del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Il nodo cioè dell'obbligo, per le concessionarie (soprattutto Autostrade) affidatarie senza gara di appaltare a terzi con gara europea l'80% di lavori, servizi e forniture. Oggi la soglia è al 60%, ma diventerà 80% il 18 aprile prossimo in base al Codice appalti 2016 (art. 177).
«Quella norma è stata un mezza catastrofe - ha attaccato il presidente Aiscat Fabrizio Palenzona - introdotta solo per motivi demagogici. Anche i sindacati sono d'accordo con noi». Dalla parte opposta i costruttori dell'Ance, che vorrebbero invece le gare al 100 per cento. «Ma lo Stato si sta accorgendo dell'errore - aggiunge Palenzona - e contiamo che con il decreto fiscale si torni al 60%».
Sul nodo "quota di lavori da affidare a terzi con gara" il presidente Aiscat (concessionarie autostradali) Fabrizio Palenzona ha affermato che «se la soglia verrà abbassata al 60%, come speriamo, potremo almeno fare in libertà le lavorazioni più delicate, quelle in costanza di traffico, affidandole alle nostre imprese, esperte di questi lavori e di cui ci fidiamo».
Le principali società di lavori controllate dalle concessionarie sono Pavimental (Autostrade per l'Italia), Itinera (Gruppo Gavio), Serenissima costruzioni (Brescia-Padova Spa).

Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio 'mette i puntini sulle i' - all'assemblea dell'Aiscat - sul nodo della quota di appalti che le concessionarie devono affidare a terzi con gara. «Ho già tante colpe - ha detto il Ministro - per non dovermi prendere quelle degli altri. L'accordo con la Ue prevedeva il 60% in gara, come nel precedente Codice appalti; è stato il Parlamento con la legge delega 2015, ad alzare all'80%, noi siamo stati costretti a recepirlo nel Dlsg 2016, peraltro mettendo una proroga di due anni per ammorbidire l'impatto. Ora il Parlamento vuole tornare al vecchio 60-40, e io non apprezzo che si modifichi il Codice con un emendamento a un decreto legge. Dopodiché ci rimettiamo al Parlamento se si valuta che questa norma crei difficoltà».

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