Appalti

Appalti senza gara nel mirino di Cantone: pubblicate le linee guida sui «servizi infungibili»

di G.La.

Basta appalti senza gara con la scusa che a fornire quel software o quel particolare servizio di manutenzione, anche edile, è soltanto un'impresa. L'Autorità anticorruzione mette nel mirino una delle prassi più abusate dalle amministrazioni intenzionate ad aggirare le gare d'appalto a danno della concorrenza. Si tratta della deroga, concessa anche dalle norme comunitarie, per i cosiddetti beni e servizi infungibili. Vale a dire i prodotti e i servizi protetti da copyright o comunque nella disponibilità di un unico operatore. Le linee guida in materia, dopo diversi stop e ripartenze, sono state riviste alla luce dei pareri del Consiglio di Stato e andranno in pubblicazione a breve. L'imperativo, per le amministrazioni, sarà svolgere analisi di mercato attente e programmare i propri fabbisogni. Motivando sempre tutte le proprie scelte.

I numeri dell'Anac dicono che ogni anno in Italia si aggiudicano senza bando appalti pubblici per 15 miliardi di euro. In molti casi questa scelta è motivata con il fatto che a garantire quel servizio, quel bene o addirittura un lavoro per un'opera pubblica sia una sola impresa. Questo accade principalmente nel settori delle forniture sanitario e nel settore dell'informatica «ma una quota non trascurabile attiene ai servizi di riparazione e manutenzione», senza dimenticare il settore dei rifiuti. Per evitare gli abusi, allora, «l'Autorità ritiene necessario fornire indicazioni puntuali circa le modalità da seguire per accertare l'effettiva infungibilità di un bene o di un servizio». Perché il bando può essere dribblato solo in circostanze eccezionali.

L'analisi delle cause per le quali un bene può essere considerato infungibile mostra che esistono numerose situazioni che possono portare una stazione appaltante a ritenere di non avere alternative. In alcuni casi la scelta dipende da caratteristiche intrinseche del prodotto, in altri può essere dovuta a valutazioni di opportunità e convenienza nel modificare il fornitore. Comunque, la responsabilità di verificare se il bene è effettivamente infungibile è tutta sulla testa della Pa, che dovrà muoversi attraverso indagini di mercato (una delle novità previste dal decreto n. 50 del 2016) per essere certa di non avere alternative. Perché i principi comunitari parlano chiaro: se sono presenti opzioni diverse, le stazioni appaltanti non possono adottare procedure eccezionali ma devono passare obbligatoriamente dalla pubblicazione di un bando.

Ma l'Anac sollecita anche a programmare correttamente i propri acquisti: il motivo è che a volte le situazioni nelle quali non si può fare a meno di un fornitore sono collegate a una cattiva pianificazione. Sul punto, i tecnici di Cantone ricordano che il nuovo Codice ha previsto l'adozione di una programmazione biennale anche per l'acquisto di beni e servizi sopra i 40mila euro. «Grazie ad un'adeguata programmazione le stazioni appaltanti definiscono ex ante le proprie esigenze, individuano le conseguenti migliori soluzioni idonee a soddisfarle, evidenziando anche quali» comportano rischi. Ma anche nella fase di progettazione le Pa dovranno considerare, oltre ai costi immediati che devono sostenere, anche quelli futuri attualmente prevedibili legati a elementi quali gli acquisti di materiali di consumo e di parti di ricambio.

Ci sono, poi, una serie di accorgimenti nella costruzione degli affidamenti che servono a evitare problemi successivi. Premesso che, secondo l'Autorità, "non esiste una regola generale" ma occorre procedere caso per caso, una delle possibili soluzioni in alcuni settori consiste nel prevedere che un singolo affidamento sia assegnato a due o più fornitori (il cosiddetto multisourcing). Questo darà potere contrattuale nelle fasi successive, perché la Pa potrà contare su più imprese capaci di svolgere quel servizio secondo le esigenze concrete dell'amministrazione. La divisione in lotti degli appalti, in questo senso, è un'alternativa molto valida. Un'altra soluzione, proposta stavolta dalla Commissione europea per il settore dell'Ict, è quella di agire invece sulle specifiche tecniche, mediante gare su standard e non su sistemi proprietari. In questo modo si favorisce l'interoperabilità e il riutilizzo delle informazioni. Ma, soprattutto, si evita di restare vincolati oltre la naturale durata dell'affidamento a un'impresa.

Il testo delle Linee guida Anac n.8 sui «servizi infungibili»

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