Appalti

Pedemontana, nuova perizia chiesta da giudice dopo la richiesta di fallimento

di Sara Monaci

Si allunga (e si complica) la vicenda della richiesta di fallimento della Pedemontana Lombarda, avanzata a giugno dalla procura di Milano per mancanza dei presupposti di «continuità aziendale» e in quanto non sarebbe prevedibile «che lo stato di insolvenza possa recedere», con il rischio che «l’eventuale sperpero di denaro di pubblica provenienza possa risultare anche penalmente rilevante». Il tribunale fallimentare deve esprimere la sua decisione, ma intanto ieri il giudice Guido Macripò ha deciso di chiedere una nuova perizia sui conti della società autostradale, dopo che i pm Giovanni Polizzi e Paolo Filippini hanno depositato durante l’estate le loro nuove osservazioni, e gli avvocati presentato la loro memoria.

Decisione rimandata, e dunque per ora nessun intervento di risanamento della società, che avrebbe bisogno di un nuovo progetto per andare avanti. L’opera - lunga 68 chilometri dalla provincia di Varese a quella di Bergamo e controllata dalla Regione Lombardia attraverso la società Serravalle - costa 4 miliardi (5 con gli oneri finanziari), di cui per ora meno della metà già disponibili; il percorso già realizzato è circa un terzo del totale; è in corso un contenzioso con Strabag, vincitrice del secondo lotto; l’atto aggiuntivo per il nuovo piano industriale, approvato dal Cipe, non è stato ancora autorizzato con un decreto (probabilmente in attesa proprio della decisione del tribunale).

Secondo la sintesi depositata dalla procura ad agosto, «le disponibilità di Pedemontana di 29,1 milioni è sottoposta al vincolo di pegno in favore degli istituti bancari così come previsto dal contratto di finanziamento ponte, pertanto la disponibilità di cassa di Pedemontana effettivamente esigibile risulta essere 12,7 milioni, al quale va dedotto l’importo di un milione quale saldo vincolato in favore di Milano Serravalle». Viene ribadito dalla procura, dunque, che non c’è continuità aziendale, e in più viene sottolineata l’inesistenza di un fondo rischi.

Per la società, al contrario, c’è continuità aziendale, come dimostra il bilancio firmato nel 2016; non ci sono creditori che chiedono la restituzione dei prestiti; la modifica al piano industriale è stata recentemente approvata dal Cipe. Tutti motivi per cui la società non dovrebbe fallire, sostiene Pedemontana. La parola ora passa al nuovo perito del tribunale.

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