Appalti

Banda larga/1. Telecom-Utilitalia, intesa per la posa della fibra e la progettazione

di Andrea Biondi

Da una parte Tim, dall’altra Utilitalia: federazione che riunisce oltre 500 operatori attivi nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas.

Al via un accordo con l’obiettivo di accelerare al massimo i tempi per la realizzazione della rete in fibra ottica. Come? Basti pensare che Utilitalia raggruppa, oltre alle big, anche piccole utilities dal Nord al Sud del Paese. Erga omnes saranno così creati schemi di accordo o di lavoro con Telecom. E in fondo, per le ex municipalizzate minori non particolarmente strutturate avere una base da cui partire nei ragionamenti con la telco è un dettaglio non da poco. Lato Tim gran parte della convenienza sta nel non dover affrontare uffici e procedure con cui non si parla la stessa lingua, con il rischio di intoppi nella posa della fibra che rischiano di tramutarsi in controversie e lungaggini.

Tecnicamente Telecom e Utilitalia hanno siglato un Memorandum of Understanding (Mou). La ratio di ciò che accadrà nella pratica, una volta che dal Mou si passerà all’intesa vera e propria, la spiega il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti, che è presidente di A2A: «L’intesa punta a facilitare l’utilizzo di tubi e cavidotti di oltre 500 gestori dei servizi pubblici negli enti locali per lo sviluppo delle reti a banda ultralarga. Grazie alla condivisione delle infrastrutture esistenti gli enti locali, le utilities e Tim ridurranno gli scavi e di conseguenza i disagi per i cittadini».

Telecom è la prima a partire. Non resterà tuttavia l’unica visto che l’accordo non è in esclusiva: «La Federazione – conclude Valotti – procederà entro l’anno a stipulare accordi simili con i maggiori operatori del settore così da valorizzare tutte le opportunità di collaborazione e interazione tra i diversi soggetti». Del resto c’è una norma – il decreto legislativo 33/2016 (il decreto “fibra ottica”) – che punta a «facilitare l’installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità» peraltro «promuovendo l’uso condiviso dell’infrastruttura fisica esistente».

Da qui l’idea di questo accordo al quale Telecom guarda come “facilitatore” per l’estensione della propria rete. Canaline, cavidotti, centraline, tralicci, ma anche fibra già stesa: il “patrimonio” di infrastrutture in possesso delle utilities, secondo l’idea dell’ex monopolista, coprirà parte delle necessità per la posa della fibra. È prevista inoltre una progettazione condivisa di nuove infrastrutture. Tutte misure cui l’ex monopolista guarda con favore per velocizzare le procedure e implementare una rete in fibra con cui, al momento, copre il 71% delle unità immobiliari (77-78% a fine anno) in 2.100 comuni, grazie a investimenti previsti nel 2017-19 per circa 11 miliardi in Italia, di cui 5 per lo sviluppo della banda ultralarga fissa e mobile. Anche perché ora che Open Fiber è partita e che la controllata di Enel e Cdp – dopo aver vinto due bandi Infratel – ha dalla sua risorse pubbliche per la realizzazione di una rete a banda ultralarga (pubblica, ma in concessione ventennale al realizzatore), il fattore tempo è sicuramente variabile non secondaria.

Tim e Utilitalia si sono date un mese per creare un gruppo di lavoro con 2 rappresentanti per parte che dovrà riempire di contenuti l’accordo, aggiornarli e fare da eventuale “tavolo di conciliazione” fra Tim e le utilities.

Certo è che il memorandum fra la telco e le ex municipalizzate non potrà che impattare sulla “guerra di accordi” ormai palesata. Due esempi: A2A e Tim hanno stretto un’intesa su Milano mentre a Roma Open Fiber e Acea ragionano per la cablatura della Capitale sulla base di un Mou. Intese non in esclusiva (il Dlgs 33/2016 non permette discriminazioni fra operatori) che ora dovranno convivere con l’accordo quadro fra la telco e la federazione cui Acea, A2a, Iren, Hera, ma anche altre più piccole, appartengono.

È chiaro che lo sviluppo di particolari sinergie è tema di accordi one-to-one. A ogni modo, ora che con la delibera 88/17/CIR Agcom è intervenuta nella controversia fra Tim ed E-distribuzione (la società del Gruppo Enel che gestisce la rete di distribuzione elettrica) chiarendo le regole del gioco anche per l’accesso all’infrastruttura del gestore del servizio elettrico, il mercato delle richieste da parte delle telco alle utilities è “maturo”. E il Mou fra Tim e Utilitalia ne è una plastica dimostrazione.

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