Appalti

Banda larga/2. Pressing di Calenda sul piano di Open Fiber per le «zone bianche»

di Carmine Fotina

L’accelerazione del piano per la banda ultralarga è finita al centro delle priorità di governo in questa ripresa dell’attività dopo l’estate. Con una serie di riunioni e valutazioni tecniche si sta cercando di mettere ordine su alcuni punti ritenuti fondamentali per centrare i target fissati. Sotto i riflettori, a quanto apprende Il Sole 24 Ore da fonti qualificate, ci sarebbe anche l’attività di Open Fiber, la società controllata da Enel e Cassa depositi e prestiti, impegnata nel progetto di copertura delle aree a “fallimento di mercato”. Secondo quanto riportato dalle stesse fonti, al ministero dello Sviluppo economico si ritiene che stiano assumendo sempre maggiore rilievo i tempi di effettiva apertura ed operatività dei cantieri per le infrastrutture già aggiudicate.

La preoccupazione del ministro Carlo Calenda in sostanza, a quanto si può ricostruire, si tradurrebbe nella volontà di verificare l’«execution» del progetto, per accertarsi della capacità di Open Fiber di avviare i cantieri con la dovuta velocità o comunque secondo i progetti iniziali.

Per riassumere, sono state finora bandite da Infratel (la società in house del ministero) due gare riguardanti rispettivamente le regioni Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto (prima gara) e Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia (seconda gara). Entrambe sono state aggiudicate ad Open Fiber. Per la prima, la società ha firmato lo scorso 16 giugno il contratto di concessione per la realizzazione della rete. L’importo dell’investimento a gara era pari a 1,4 miliardi; il prezzo offerto per la concessione è stato di 675,2 milioni. Si attende ora la comunicazione dell’apertura dei cantieri, inizialmente ipotizzata dal governo entro la pausa estiva.

Per quanto riguarda la seconda gara, il consiglio di amministrazione di Infratel ha deliberato lo scorso 26 luglio l’approvazione della proposta di aggiudicazione ad Open Fiber e sono in corso le procedure per arrivare alla stipula del contratto. La terza gara - Calabria, Puglia e Sardegna - deve essere ancora bandita. In tutto, per le tre gare, il governo ha previsto un piano da 2,9 miliardi di euro.

Una quarta eventuale gara potrebbe riguardare nel 2018 le nuove aree a fallimento di mercato emerse dalla consultazione sulle “aree grigie e nere” condotta lo scorso luglio. Ma su questo punto i giochi sono ancora incerti: il 20 settembre è in programma un incontro tra Infratel e Tim per ridiscutere dei progetti di investimento nelle aree interessate, e un’intesa sulle modalità tecnologiche di copertura potrebbe rendere superflua la preparazione di una nuova gara per l’intervento pubblico. Di certo, l’incontro del 20 sembra l’occasione per ricucire i rapporti tra Tim governo sulla banda ultralarga dopo le tensioni che si erano create su questo argomento con l’ex amministratore delegato Flavio Cattaneo.

Tornando a Open Fiber, va registrato che prima dell’estate si erano diffuse indiscrezioni su un possibile cambio a livello di management. Recentemente, dal Forum di Cernobbio, l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace ha escluso un avvicendamento dell’amministratore delegato Tommaso Pompei. Un confronto, anche vivace, su questo tema si sarebbe tenuto tra governo e azionisti dell’azienda prima della pausa ferragostana, più o meno nei giorni in cui Cattaneo lasciava la guida di Tim e quando era tra l’altro riemersa, proprio in un’intervista del ministro Calenda al Sole 24 Ore, la suggestione di una società comune delle reti tra Tim e Open Fiber. Calenda aveva poi parlato nei giorni successivi di un discorso «teorico, non in agenda». Dal canto suo Starace ha sottolineato la contrarietà di Enel a un progetto di questo tipo.

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