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Classifiche, la Top 25 costruttori: la corsa all'estero contagia anche le medie imprese

di Aldo Norsa (dati Guamari)

Anche il 2016 si è chiuso con numeri deludenti per le prime 25 imprese (generali) di costruzioni. Nell’insieme il fatturato è cresciuto del solo 1,8%, ma ben 17 imprese lo hanno ridotto mentre la sola Salini Impregilo (che pesa per un terzo della produzione) decolla con un più 24,2% dopo l’acquisto dell’americana Lane (novembre 2015) e il suo consolidamento. Ecco che, in controtendenza, campioni di crescita (“interna”) sono Pessina Costruzioni (47,5%), Rizzani de Eccher (37%), Toto (26,9%), Carron (17,3%), Sicrea (11,2%), … E’ il mercato italiano a contrarsi (vi si fatturano 5,9 miliardi, meno 20,9%) mentre l’attività all’estero delle prime 25 sale del 19,3% a 11,5 miliardi e si sviluppa dal 56,5% al 66,2% del totale. Non lavorano fuori dai confini solo dieci imprese (la cui la maggiore è Cmb).
Se Salini Impregilo ormai distacca tutti come campione nazionale (e decimo in Europa) non eccelle per tutti i dati. Infatti l’ebit maggiore è di Astaldi (317 milioni) e l’utile netto più soddisfacente di Vianini Lavori (136,8 milioni), ritirata dalla Borsa e sempre più “cassaforte” del gruppo Caltagirone.

Dal punto di vista reddituale non mancano le preoccupazioni. Nei dati di insieme delle prime 25, ebitda ed ebit si riducono del 4,6% e del 10% mentre l’utile netto cresce (ma grazie all’eccezionale prestazione di Vianini Lavori) del 37,4%. I debiti peggiorano del 17,1%, il patrimonio netto cresce del 5%, il portafoglio ordini (di cui 51,9% all’estero) si espande poco: del 4%, il numero di dipendenti cresce del 2,6%.  

Analizzando gli indici più significativi (e le imprese che li dichiarano), dal punto di vista reddituale nell’ebitda margin Cmc è in testa con un valore di 16,9%, seguita da Pessina Costruzioni (13,5%) e Pizzarotti (13%).
Per ebit margin è invece prima Pessina Costruzioni (13,4%), poi Vianini Lavori (12,8%), terza Astaldi (10,6%). Ma questa, seconda in Italia e 24° in Europa, ha un brutto primato: il maggior indebitamento finanziario netto: 1,1 miliardo.
Ancora per redditività il net margin vale ben 87,8% per Vianini Lavori, 10% per Pessina Costruzioni, 4,6% per Toto. Dal punto di vista finanziario le posizioni nette positive sono cinque e riguardano di anno in anno le stesse imprese: la migliore è di gran lunga quella di Vianini Lavori seguita da Intercantieri Vittadello, Collini Lavori e Colombo Costruzioni, con la new entry in questo esclusivo club di Itinera.

In termini di indici i peggiori debt equity sono quelli di Pavimental (9,2), Cmc (4,8), Sicrea (3,4), … I più preoccupanti pfn/ebitda sono quelli della cooperativa Cmsa (13,4), di Sicrea (12), di Italiana Costruzioni (5,6), …

Dal punto di vista commerciale un indice come quello del portafoglio ordini in rapporto al fatturato vede primeggiare Pizzarotti (17,3) che distanzia nettamente Itinera (8,9) e Ghella (7,3). Quanto ai dipendenti chi assume di più è Vianini Lavori (23,3%) seguita da Italiana Costruzioni (22,4%) e da Pessina Costruzioni (13,6%), …

Dai numeri che precedono mancano quelli di due imprese: Tecnis, l’unica rimasta nell’Italia Meridionale, perché da giugno 2017 in amministrazione straordinaria (già giudiziaria) con stato di insolvenza, Mantovani (con il “fiato corto” malgrado l’impegno profuso dalla famiglia Chiarotto) anche perché travolta dalla gestione commissariale del progetto Mose, di cui è stata magna pars.

Le top 25 sono ormai per due terzi proiettate all’estero (a differenza delle due appena citate) e nessuna di loro appare in vero pericolo. Le prospettive più brillanti sono quelle di Salini Impregilo all’attacco su più fronti compreso un inedito ritorno di fiamma per la grande edilizia (realizzerà la nuova sede dell’Eni). L’acquisto di Lane (che si aggiunge a Healy che possedeva da 35 anni) le dà una visibilità (e uno sviluppo) negli Usa che potrebbe portarla nel 2019 alla quotazione a Wall Street.
Invece il processo di vendita di asset (concessioni) da parte di Astaldi (l’altra grande quotata in piazza Affari) procede lentamente con conseguente indebitamento in crescita: in un quadro comunque di vivace attività esportativa.
Condotte
veleggia (ed entra tra le prime 50 europee) anche grazie all’azzeccato acquisto (nel 2012) di Inso che porta in dote sempre più contratti ospedalieri. Cmc resta quarta e rinegozia un suo bond da 250 milioni allentando la tensione finanziaria: prima in Africa ha speciali soddisfazioni nei lavori in galleria. Al quinto posto balza Rizzani de Eccher che continua a essere leader in Russia con Codest (e, da Venezia, rilancia Sacaim, acquistata nel 2013).
Sesta è Pizzarotti, la cui maggior novità è lo sbarco in Australia accordandosi con il potente gruppo RF Holdings inizialmente per l’edilizia. Settima è Ghella che prosegue un cammino virtuoso, per due terzi all’estero, di attività selettiva nel tunnelling. Ottava è Cmb, cooperativa che continua a far bene nell’edilizia più sfidante (grattacieli) e cerca di esportare il suo saper fare negli ospedali. Nona è Glf, che fa capo alla famiglia Mazzi, anche proprietaria di Pietro Cidonio, rafforzata nella realizzazione di gallerie da Seli Overseas (ramo d’azienda acquistato dal concordato preventivo di Seli nel 2014) ma indebolita dai problemi del Mose. Un rilancio all’estero è in corso a partire dagli Usa, dove ha una filiale dal 1993.
Decima è Itinera (gruppo Argo Finanziaria/Gavio), in grande spolvero per l’acquisto (in luglio) di Halmar International che le apre le porte del mercato Usa ma anche per essere riuscita a sfondare in Africa e in Medioriente.

Selettivamente, tra le altre 15, si segnala Icm (già Maltauro) con un piano industriale che prevede un raddoppio di attività all’orizzonte del 2019, all’estero con un punto di forza in Kenya. La segue Pavimental (gruppo Atlantia) che sconta la riduzione dell’attività in house per Autostrade per l’Italia con dati reddituali in peggioramento. In positivo si evidenzia Carron che prevede di sostenere la crescita con un portafoglio ordini di 450 milioni e attende soddisfazioni dal decollo in Alto Adige di Carron Bau.
Quanto a Toto, che fa capo a Toto Holding, promettente è l’attività per la collegata Strada dei Parchi (da mettere in sicurezza sismica) nonché la diversificazione nell’energia eolica (Renexia). Venendo a Colombo Costruzioni, il suo atteso rivolgersi all’estero (iniziando da un grosso contratto a San Marino) fa ben sperare per l’impresa che più è cresciuta nell’edilizia di qualità.

Resta preoccupante la situazione della ex-Tecnimont Civil Construction, ridenominata Neosia dopo la fusione con Met Newen (energie innovative). Ma le ottime prestazioni della casa madre, Maire Tecnimont, fanno immaginare una buona soluzione o interna o esterna al gruppo.  Intercantieri Vittadello, in fase di diversificazione nell’ambiente e nell’energia, si affaccia all’estero realizzando un albergo in Algeria in collaborazione con Nessi & Majocchi e firma contratti in Romania.

Nell’attesa di estendere l’esame alle prime 50 imprese generali (e cinque specialistiche) il mercato italiano si conferma sempre più “avaro” e non spinge ad aggregazioni e fusioni (tra imprese per le quali non si vedono né sinergie né economie di scala). Hanno ancora buone posizioni di rendita quelle che sviluppano contratti “blindati” del passato: i ferroviari (Milano-Genova, Brescia-Verona, Verona-Padova), la metropolitana di Napoli, … ma non più il Mose né i contratti in house delle autostrade. Mentre i prezzi dei nuovi lavori in gara continuano a non soddisfare per un affollamento di offerenti, tutti in qualche modo “qualificati”.

Cosa prevedere? Aumenterà la distanza tra alcune imprese leader (quelle più radicate all’estero) e le altre. Analogamente a quanto si osserva nei principali Paesi europei, anche se in Italia il drappello di testa resterà ben più numeroso. Ma senza sostanziali sorprese: Salini Impregilo, Astaldi, Condotte, Cmc, Rizzani de Eccher, Pizzarotti, Ghella, Cmb, … con l’aggiunta di Itinera, l’unica inseguitrice che sta veramente investendo. Preoccupa il futuro di Glf, Mantovani, Pavimental, tre imprese che hanno perso le loro rendite di posizione.

Non al top ma promettenti per i buoni fondamentali in mercati “di nicchia” vi sono poi Carron, Toto, Colombo Costruzioni, Pessina Costruzioni, Intercantieri Vittadello. Sempre che anche queste realtà sviluppino l’estero con la necessaria convinzione e selettività.

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