Appalti

Lavori all'estero/1. Transaqua, riparte il progetto italiano per salvare il lago Ciad

di Alessandro Arona

L'accordo dei giorni scorsi tra la società di ingegneria italiana Bonifica Spa e il colosso cinese Power China (tra le prime realtà al mondo di progettazione e costruzione) ha rilanciato il vecchio progetto «Transaqua», lanciato dall'Iri negli anni ottanta ma rimasto in un cassetto. L'idea cioè di portare acqua verso il bacino del lago Ciad, in via di progressiva desertificazione, tramite dighe, reti idriche e canali dal bacino del Congo, la "foresta amazzonica" d'Africa.

Un progetto che costerebbe almeno 6 miliardi di euro solo per un primo lotto funzionale, ma che è tornato di drammatica attualità. Negli ultimi 50 anni il lago, a causa soprattutto del calo delle piogge, ha perso il 90% della sua superficie, e le circa 30 milioni di persone che sul lago si affacciano (e vivono di pesca e agricoltura) stanno perdendo la loro fonte di sostentamento. Il direttore della Fao (Onu) José Graziano da Silva ha parlato nei mesi scorsi di «crisi ecologica e umanitaria» e proprio la Fao ha lanciato a marzo un piano di emergenza 2017-2019. L'area, che coinvolge Nigeria, Niger, Camerun, Ciad e Repubblica Centrafricana, è fra l'altro da alcuni anni sotto frequenti attacchi dei terroristi Boko Haram.

L'accordo tra Bonifica e Power China è per ora un'intesa tra due società private, che prevede di riprendere e aggiornare il progetto Transaqua, per arrivare entro ottobre a uno studio dettagliato che indichi fattibilità dell'opera, costi, tempi, possibilità di ritorni economici privati. Ma la valenza del progetto può essere strategica per l'Italia. Secondo la Fao ci sono già 2,5 milioni di sfollati e 9 milioni di persone dipendono dall'assistenza. Tutto il bacino può diventare punto di partenza di nuovi flussi migratori verso l'Europa.

Il ministero degli Esteri italiano e il dicastero dell'Ambiente hanno appena ricevuto il dossier di Bonifica, ma fonti vicine al dossier parlano di «progetto molto interessante» e «sicuramente di interesse strategico» per l'Italia. Dopo l'estate sarà deciso se aiutare finanziariamente Bonifica nella fase della progettazione, con fondi dell'Ambiente nell'ambito degli accordi internazionali post-Parigi per frenare il cambiamento climatico.

«Il bacino del Congo è ricchissimo d'acqua - spiega l'Ad di Bonifica Romina Boldrini - il nostro progetto prevede di creare una serie di dighe su alcuni affluenti della riva destra: solo l'8% dell'acqua verrebbe deviata, permettendo tra l'altro la creazione di centrali idroelettriche, per poi essere convogliata verso il fiume Chari, unico affluente del lago Ciad, con canali in dislivello naturale lunghi 2.400 km. In questo modo porteremmo 100 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno verso il Ciad», mentre oggi il Chari ne apporta in media solo 40 miliardi. «A ottobre presenteremo il primo step dello studio di fattibilità».

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