Appalti

Consip, la procura strunge sul cartello di imprese per l'appalto Facility Fm4

di Ivan Cimarrusti

(nella foto il pm di Roma Paolo Ielo)

Dalla turbativa d’asta dietro il maxi appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro, al traffico di influenze imputato a Tiziano Renzi per favorire l’imprenditore Alfredo Romeo in Consip, fino alla rivelazione del segreto di cui rispondono il ministro Luca Lotti e i generali dei carabinieri Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia: sono i filoni del maxi procedimento istruito dalla Procura di Roma, che già a settembre potrebbero essere in parte definiti. L’indagine, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi presto potrebbe riservare interessanti sosprese. Ma andiamo con ordine.

I magistrati hanno passato al setaccio gli incartamenti amministrativi dell’appalto Fm4, individuando un presunto “cartello” tra società, che avrebbe consentito ad alcune imprese di ottenere lotti della commessa miliardaria. L’ipotesi d’accusa riguarda la turbativa d’asta, ma il fascicolo sarebbe iscritto anche per corruzione. Nei giorni scorsi è stato nuovamente interrogato Marco Gasparri, l’ex dirigente di Consip che ha patteggiato in quanto accusato di essere stato corrotto da Romeo con una tangente da 100mila euro. L’allora direttore di area della Centrale acquisti ha ricostruito ogni passaggio della vicenda, chiarendo quanto di sua conoscenza circa la graduatoria finale stilata dalla commissione giudicatrice. Le prime arrivate, nei vari lotti, sono state Manutencoop (che ieri ha detto di essere «estranea all’inchiesta su Fm4»), Rfi Dussmann Service, Romeo Gestioni, Consorzio Leonardo, Cofely, Cipea&Cariie Coop, Ma.C.

L’ipotesi – confermata in parte anche dai rilievi di Anac – è che Manutencoop abbia partecipato a un presunto “cartello” assieme a Cns, con la quale risulta sotto procedimento per fatti identici per l’appalto “Scuole belle” da 1,6 miliardi di euro. A fine luglio il procuratore aggiunto Ielo e il sostituto Palazzi hanno anche interrogato alcuni dirigenti delle società Manutencoop e Cns allo scopo di ricostruire un presunto accordo illecito tra le due cooperative. Resta da chiarire il nodo di Cofely, la società francese legata a Ezio Bigotti, impenditore che avrebbe avuto presunti vantaggi grazie alla sospetta intercessione del leader di Ala Denis Verdini, come ha raccontato l’ex ad Consip, Luigi Marroni. La questione Cofely non è di poco conto e, inevitabilmente, si intreccia con la posizione del padre del segretario del Pd. Secondo l’ipotesi preliminare, infatti, Alfredo Romeo avrebbe promesso denaro a Carlo Russo e a Tiziano Renzi per ottenere un trattamento di favore all’interno di Consip. Tuttavia il particolare non trova conferma nelle indagini della Procura. Stando all’ex ad Marroni è vero che Tiziano Renzi gli chiese di incontrare Carlo Russo per questioni legate all’appalto Fm4, ma in quell’occasione non si parlò mai di Alfredo Romeo né di un interesse di quest’ultimo ad avere vantaggi dalla Centrale acqusti. Viceversa, Marroni ha detto che Russo chiese con insistenza che fosse creato un vantaggio per Cofely e per l’imprenditore Bigotti. Una ricostruzione, qualora confermata, che non coincide con l’ipotesi preliminare dell’accusa. Per questo non si può escludere che per Tiziano Renzi sia formalizzata una richiesta di archiviazione, quantomeno per il reato di traffico di influenze illecite.

Tra i filoni che presto potrebbero essere definiti c’è anche quello sulla presunta rivelazione del segreto d’ufficio: informazioni sulle indagini veicolate dai vertici dell’Arma (Del Sette e Saltalamacchia) verso pezzi del Governo (Lotti) per mettere in guardia i vertici di Consip (Marroni e l’ex presidente Luigi Ferrara) dell’esistenza di una indagine sulla Centrale acquisti, all’epoca coordinata dalla Pocura di Napoli.

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