Appalti

Ripartono le piccole opere, giù le grandi: primi effetti delle correzioni al codice

di Giorgio Santilli

Segnali di ripresa per i piccoli appalti di lavori pubblici dopo l’entrata in vigore, il 20 maggio, del correttivo al codice appalti. L’Osservatorio Cresme-Sole 24 Ore sui bandi di gara indica infatti che crescono nel mese di giugno 2017 - con variazioni che oscillano tra il 18 e il 45% rispetto al giugno 2016 - tutte le categorie dimensionali del mercato fino a 15 milioni di importo per singola opera. In particolare, la crescita è del 18% per gli appalti fino a 150mila euro, del 30% per le opere comprese fra 150mila e 500mila euro, del 41,1% per i bandi tra 500mila euro e un milione, del 44,6% per i lavori fra 1 e 5 milioni, del 38,5% per i bandi fra 5 e 15 milioni. La crescita arriva a lambire quindi anche le opere di medie dimensioni.

Ma qui si ferma. Il dato complessivo degli importi di lavori messi in gara nell’intero mercato nel mese di giugno registra infatti una pesante riduzione del 33,6% rispetto al dato del giugno 2016. Questo dato nasce esclusivamente dal crollo (-69,5%) dei grandi lavori di importo superiore a 50 milioni di euro.

Un confronto “drogato” - quello delle maxiopere - dal risultato eccezionale del giugno 2016 quando furono messi in gara 4 bandi Infratel per la banda larga e uno del consorzio Cociv per la ferrovia veloce Milano-Genova per un totale di 1,4 miliardi. A giugno 2017 invece le opere di questa dimensione sono solo due per un importo di 428 milioni.

Per altro, se si guarda al numero dei bandi e non agli importi, il dato di giugno 2017 è addirittura superiore a quello di giugno 2016: 1.195 bandi contro 1.176 proprio per la prevalenza delle piccole opere che pesano poco in termini relativi di importi ma pesano molto in termini di numero di bandi.

Le correzioni varate dal governo al codice degli appalti di 15 mesi fa producono insomma i primi effetti. Ed è un dato positivo dopo 15 mesi di forte contrazione dei bandi di gara.

Ci vorrà ancora qualche mese, però, per capire se si tratti di effetti duraturi e reali di sblocco del mercato o se invece non siano dati soprattutto da meri aspetti interpretativi delle nuove norme. Il nodo è quello del massimo ribasso che secondo il correttivo al codice è applicabile solo nelle «procedure ordinarie». La prima e più diffusa interpretazione di questa norma era stata che fosse vietato l’uso del massimo ribasso in caso di procedura negoziata, con conseguente “spinta” a favorire le gare formali. Questo potrebbe aver favorito l’emersione delle procedure con bando a giugno. Viceversa l’Anac ha chiarito da pochi giorni che si può adottare il criterio del massimo ribasso anche in caso di procedura negoziata senza bando.

I dati del Cresme tracciano anche il bilancio del primo semestre che si chiude in sostanziale parità rispetto al primo semestre del 2016, con una riduzione del 2,1% degli importi messi a gara (8.863 milioni contro 9.054) e una crescita del 4,2% del numero die bandi messi a gara (8.404 contro 8.062). La fotografia semestrale del settore è del tutto analoga a quella del mese di giugno: crescono tutte le opere piccole e medie (con l’eccezione che sul periodo più lungo cresce del del 32,4% anche la classe di importo fra 15 e 50 milioni che invece a giugno aveva segnato una totale immobilità) mentre le opere di importo superiore a 50 milioni la riduzione è del 36,6%.

Numeri che non dovrebbero dispiacere al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che da tempo lavora a una riconversione del mercato dalle grandi opere a una prevalenza di opere medio-piccole, con un crescente peso della manutenzione soprattutto nei comparti ferroviario e stradale. Un lavoro di riprogrammazione che evidentemente, al di là delle questioni normative, comincia a incidere anche sulla struttura del mercato.

E ieri sul codice degli appalti è intervenuto anche il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. «Questo codice - ha detto - ha fatto scelte coraggiose che purtroppo abbiamo visto solo in parte applicate». Ma Cantone è intervenuto anche sul nesso fra il codice e la frenata del mercato. «C’è stata una sorta di boicottaggio di questo codice da parte di pezzi dell’amministrazione. C'è stato un approccio a questo codice davvero scarsamente giustificato».

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