Appalti

Codice antimafia, via libera al Senato: meno ostacoli alla confisca

di Giovanni Negri

Potenziata la confisca allargata. Più trasparenza nell'amministrazione giudiziaria. Debutto del controllo giudiziario. Misure di sostegno alle aziende sequestrate e confiscate per infiltrazioni mafiose in una prospettiva di prosecuzione dell'attività. Il Codice antimafia, nella versione approvata ieri dal Senato e adesso di nuovo all'esame della Camera, esce trasformato da un intervento di puro maquillage. E questo al di là dell'estensione delle misure di prevenzione che ha monopolizzato di fatto le polemiche. Per esempio, si stabilisce che, oltre al sequestro di valori ingiustificati ritenuti probabile frutto di attività illecita, il decreto del tribunale può disporre anche l'amministrazione giudiziaria di aziende e di beni strumentali all'esercizio delle relative attività economiche. Previsto inoltre che il sequestro di partecipazioni sociali totalitarie si estende a tutti i beni aziendali. In materia di confisca allargata, di sproporzione cioè tra tenore di vita e patrimonio "al sole", la persona interessata non potrà più giustificare la legittima provenienza dei beni sostenendo che il denaro utilizzato per acquistarli è frutto di evasione fiscale: espediente utilizzato spesso per l'acquisizione illecita di cospicui patrimoni e già censurato dalle Sezioni unite della Cassazione.Modifiche anche alla disciplina di sequestro e confisca per equivalente. Si prevede che quando, dopo la presentazione della proposta, non è possibile procedere al sequestro dei beni, perché l'interessato non ne ha la disponibilità, diretta o indiretta, anche se trasferiti legittimamente in qualunque epoca a terzi in buona fede, sequestro e confisca hanno per oggetto altri beni di valore equivalente, di legittima provenienza, dei quali il proposto ha la disponibilità anche per interposta persona. Esordio poi per il controllo giudiziario, destinato a trovare applicazione al posto dell'amministrazione giudiziaria, nei casi in cui l'agevolazione «risulta occasionale e sussistono circostanze di fatto da cui si possa desumere il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose idonee a condizionare l'attività di impresa». La misura non provoca lo spossessamento della gestione dell'attività di impresa dà invece spazio, per un periodo minimo di 1 anno e massimo di 3, a un intervento meno invasivo, affidata ad un commissario giudiziario nominato dal tribunale, con il compito di monitorare dall'interno dell'azienda l'adempimento delle prescrizioni dell'autorità giudiziaria.L'amministratore giudiziario verrà scelto, nell'ambito degli iscritti all'Albo, secondo criteri di trasparenza, di rotazione degli incarichi e di corrispondenza tra i profili professionali del professionista individuato e la tipologia e l'entità dei beni da gestire. A un futuro decreto è affidata, tra l'altro,l'individuazione dei casi in cui è vietato il cumulo degli incarichi contraddistinti dalla particolare complessità o dall'eccezionalità del valore del patrimonio immobiliare da amministrare.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©