Appalti

Periferie, si parte: entro il 3 luglio i progetti. Ai comuni rimborsi in base alla spesa per anno

di Massimo Frontera

Con la recente pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» (del 27 giugno) del Dpcm 29 maggio 2017 che assegna 800 milioni di euro in tre anni al piano periferie, quest'ultimo può definirsi interamente finanziato. Il decreto di Palazzo Chigi arriva a due giorni di distanza dalla delibera Cipe del 3 marzo che assegnava altri 800 milioni circa al programma. Il resto dei fondi (500 milioni) era assicurato fin dall'inizio dalla legge di stabilità 2016.
La graduatoria finale con l'elenco dei 120 progetti raccolti dal bando dello scorso anno è dunque pronta per avviare l'istruttoria sui progetti e la cantierizzazione.

La prima scadenza
Una prima scadenza è alle porte. Il 3 luglio (60 giorni dopo la registrazione della convenzione, i Comuni dovranno inviare a Palazzo Chigi la delibera di approvazione dei progetti (almeno definitivi). Alcune amministrazioni - in particolare quelle impegnate nel rinnovo delle giunte comunali - hanno ottenuto una proroga del termine. Una volta acquisite le delibere di approvazione dei progetti (definitivi ed esecutivi) e tutti i nulla osta alla realizzazione, scatta la possibilità di incassare l'anticipazione del 20% delle risorse per avviare i cantieri.

Il "doppio binario" per l'erogazione dei fondi
C'è un'altra novità importante per il programma periferie, e che riguarda in particolare il meccanismo di erogazione dei fondi agli enti attuatori. La novità è contenuta in un secondo Dpcm (16 giugno, firmato dal sottosegretario Maria Elena Boschi) anch'esso pubblicato sulla «Gazzetta» del 27 giugno.
Su richiesta degli Enti locali, il governo - e in particolare la presidenza del Consiglio con l'ok del Mef - ha previsto un secondo meccanismo di finanziamento agli enti locali. Diversamente dal primo sistema, i soldi non vengono trasferiti in base agli step di avanzamento dei lavori, ma semplicemente in base alla spesa sostenuta nell'arco dell'anno. Più precisamente, il meccanismo prevede che ai Comuni «vengano erogati contributi annuali a fronte dell'avanzamento dei lavori e dei servizi che non sono stati già finanziati, fino al limite del 95% per cento di avanzamento dei lavori stessi».
In altre parole, dopo aver ricevuto l'anticipazione del 20%, il comune si trova di fronte due opzioni per l'erogazione del finanziamento statale.
La prima opzione è quella definita da due Dpcm (25 maggio 2016 e 16 febbraio 2017): 30% del finanziamento a seguito del completamento del 40% dei lavori; ulteriore quota del 30% del finanziamento a seguito del completamento del 70% dei lavori; ulteriore quota del 15% a seguito della fine dell'opera; saldo finale del 5% del finanziamento a seguito del collaudo.

Erogazione annuale delle somme anticipate dai Comuni
La seconda opzione prevede invece che tutte le spese che il comune anticipa di tasca propria saranno rimborsate entro lo stesso anno, e in tempo utile per la formazione e approvazione del bilancio dell'ente locale. Questa seconda opzione si applica fino alla conclusione dell'opera che coincide con l'erogazione del 95% dei fondi. Il restante 5% dei fondi avviene, come per la prima opzione, dopo il collaudo.
L'ente locale (dopo aver incassato l'anticipazione del 20%) è libero di scegliere quale strada prendere; ma visto che la nuova soluzione è stata richiesta con forza al governo dagli enti locali, la prima opzione perde molto appeal.

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Il Dpcm che assegna 800 milioni al piano periferie nel triennio 2017-2019

La delibera Cipe n.3 marzo 2017 sull'assegnazione di 800 milioni Fsc al piano periferie

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