Appalti

Appalti/3. Primi passi per Bim e débat public, ma sull'iter pesa l'incognita delle elezioni

di Giuseppe Latour

Il ministero delle Infrastrutture, nonostante qualche difficoltà, procede. Se su qualche fronte i lavori di attuazione della riforma avanzano con fatica, ci sono provvedimenti che, proprio nelle ultime settimane, si sono rimessi in movimento.

Nel giro di pochi giorni, allora, il Mit ha tirato fuori prima la bozza di Dpcm sul débat public, poi il Dm che dovrà facilitare la diffusione del Bim in Italia, fissando obblighi per le stazioni appaltanti a partire dal 2019. I due testi sono tra i pezzi più pregiati della riforma del 2016. Con il decreto sul débat public vengono, soprattutto, indicate le opere che dovranno passare dalla fase di consultazione pubblica dei territori. Con una linea evidente: limitarsi a pochi progetti di grande rilevanza. Per autostrade e ferrovie, ad esempio, si parla di un costo minimo di intervento di 500 milioni, per gli investimenti su porti e aeroporti di un costo superiore a 200 milioni, per gli impianti industriali bisogna andare sopra i 300 milioni, così come per biblioteche, stadi e musei.

I numeri sono fondamentali anche per il decreto Bim. L'uso del building information modeling riguarderà innanzitutto i lavori complessi. Per la precisione, l'obbligo scatterà dal primo gennaio 2019, in base a un dettagliato cronoprogramma. Si comincerà con le opere di importo superiore a cento milioni. Si passerà poi - dal primo gennaio 2020 - alle opere di importo superiore a 50 milioni. Dal primo gennaio 2021 l'obbligo riguarderà anche le opere oltre 15 milioni. E progressivamente si arriverà al primo gennaio 2025, quando anche le opere sotto il milione saranno sottoposte all'obbligo.

Sempre che questi due decreti arrivino al traguardo. Il primo, infatti, è appena uscito dal ministero delle Infrastrutture ma è atteso da un giro lunghissimo: concerto dell'Ambiente e dei Beni culturali, parere delle commissioni parlamentari e del Consiglio di Stato e, infine, approdo a Palazzo Chigi per l'ultimo timbro. Il secondo, invece, è ancora fermo alla fase di consultazione, che si chiuderà il 3 luglio. In questo caso l'iter è più breve, ma qualche dubbio sul Dm da parte di chi dovrà utilizzare le nuove regole, come l'Anci, potrebbe rallentare l'approvazione definitiva.

In mezzo, poi, c'è la pausa estiva e, subito dopo, il Governo comincerà inevitabilmente a guardare alla scadenza delle elezioni.

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