Appalti

Bim, Occhiuto (Anci): bene il decreto ma ai Comuni serve un aiuto per la formazione e gli investimenti

di Giuseppe Latour

«Il Bim porterà un'innovazione fondamentale, ma l'onere degli investimenti necessari per la formazione e i macchinari non può essere lasciato ai Comuni». Mario Occhiuto, architetto, delegato Anci all'Urbanistica e sindaco di Cosenza, commenta così il decreto Bim, messo in consultazione lunedì dal ministero delle Infrastrutture. Il provvedimento delinea un percorso essenziale per lo sviluppo del mercato della progettazione in Italia ma, allo stesso tempo, tratta il tema dei piani di investimento e di formazione in maniera frettolosa.

Che impressione ha sul provvedimento?
La mia impressione è che il Bim sia uno strumento molto utile. In Italia si parla molto delle procedure ma nessuno ha mai posto l'accento sull'oggetto principale, che è l'opera. Dobbiamo, invece, mettere al centro l'elemento finale del processo, che è il progetto e la realizzazione dell'opera.

C'è, però, il tema degli investimenti.
In effetti, l'attivazione del Bim richiede in una prima fase un investimento che deve essere compatibile con le risorse dei Comuni e con le loro strutture interne.

Quindi, i piani di investimento e formazione ipotizzati dal decreto non sono realizzabili?
Al momento con le risorse di bilancio dei Comuni questi piani non sono sostenibili. Servono incentivi e fondi che non sono contemplati dal decreto. I Comuni vanno aiutati sia dal punto di vista della formazione che dell'organizzazione del processo. È vero che alla lunga si potranno conseguire risparmi, ma all'inizio servono investimenti. E non dimentichiamo che il Bim presuppone una formazione continua.

Le amministrazioni spesso vengono additate come il principale problema per l'attivazione di queste innovazioni. Lei è d'accordo?
Assolutamente no. Si tratta di un metodo di progettazione collaborativa, per questo è importante che ci sia una predisposizione positiva da parte di tutti, anche dei professionisti. E non sono convinto che in Italia la situazione dei nostri professionisti sia così positiva per il Bim.

In che senso?
Nel nostro paese abbiamo tutti studi piccoli e poco interdisciplinari. Questo metodo, invece, impone una forte multidisciplinarietà, perché mette insieme tutti gli operatori. All'estero sono molto più avanti, in Italia la dimensione degli studi è molto piccola e poco interdisciplinare.

Insomma, è essenziale il tema della formazione…
Prevedo che sarà necessario un forte investimento sulla formazione, anche per i professionisti. In questa chiave, potrebbero nascere anche strutture intermedie che dovranno affiancarsi agli studi. Penso a piattaforme di specialisti del Bim che potranno assistere gli altri professionisti meno specializzati.

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