Appalti

Patti per il Sud, su 39 miliardi di fondi lavori in corso per il 16% (6,3 miliardi)

di Alessandro Arona

«I Patti per il Sud stanno camminando», ha annunciato ieri il ministro delle coesione territoriale Claudio De Vincenti. A 10 mesi dalla delibera Cipe (n. 26 del 10 agosto 2016) che ha assegnato ai Patti 13,4 miliardi di finanziamento a valere sui fondi nazionali Fsc (Fondo sviluppo e coesione), sono in corso di esecuzione interventi per 691 progetti, pari a una previsione di spesa di 6,3 miliardi di euro, il 16% del totale delle risorse programmate.

I Patti per il Sud, strumento di programmazione concordata tra Stato e Regioni, firmati dall'allora premier Matteo Renzi tra il 24 aprile e il 17 novembre 2016 con le Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e le Città Metropolitane di Bari, Cagliari, Catania, Messina, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, prevedono investimenti complessivi per 39,253 milioni di euro («tutte risorse disponibili» ha ricordato De Vincenti), da spendere tra il 2017 e il 2023, di cui 13,4 miliardi dai fondi Fsc aggiunti dal Cipe nel 2016, e il resto da altre risorse già disponibili (programmi europei regionali e nazionali 2014-2020, piani complementari 14-20).

Su 39 miliardi, dunque, ci sono lavori in corso per 6,3 miliardi di euro (il 16%): «Sono cantieri aperti - spiega De Vincenti - o programmi già operativi se non stiamo parlando di lavori pubblici». Per altri 15,256 miliardi (1.810 progetti, il 39% delle risorse) gli interventi sono stati «attivati»: «Parliamo di bandi emessi o in via di emissione» spiega il Ministro. Per un altro 17% di risorse (6,654 miliardi e 402) il governo parla di interventi «in programmazione».

Molti interventi "sbloccati", dunque, bandi e cantieri per oltre il 50% delle risorse, ma il nodo è sempre la spesa effettiva. Il governo non ha infatti centrato, nel 2016, gli obiettivi di spesa per gli investimenti pubblici (3,5 miliardi di co-finanziamento nazionale, abbassato dai 5 iniziali) a cui era legata una clausola di flessibilità sui conti pubblic, e rischia ora una ulteriore manovra correttiva (da 3,5 miliardi) imposta dalla Commissione europea per quest'anno. «La clausola è stata rispettata nei contenuti - ha precisato De Vincenti - abbiamo cioè realizzato la spesa prevista, il problema è che è stato fallito l'obiettivo ad esso connesso: non ridurre gli investimenti fissi lordi della Pa. Questo è stata causato tuttavia dal forte calo, nel 2016, nella spesa dei fondi europei, normale nel primo anno di programmazione, è avvenuto in tutti i paesi europei. Senza i fondi Ue gli investimenti complessivi sono aumentati. Siamo confidenti che la Commissione europea terrà conto di questo fattore», e dunque l'Italia eviti la manovra-tris.

Più in generale gli investimenti fissi lordi delle pubbliche amministrazioni sono scesi negli anni della crisi dai 48,5 miliardi del 2008 ai 35,3 del 2016 (-4,5% anche nel 2016, dati Istat), mentre la spesa corrente è aumentata (da 709 a 772 miliardi). «È giunta l'ora di ricominciare a fare investimenti pubblici - ha detto De Vincenti - per questo sono utili i Patti con le Regioni, con una programmazione che parti dai bisogni dei territori e un più stringente monitoraggio sull'attuazione».

I Patti per il Sud prevedono un target di spesa di 2.038 milioni per il 2017, di cui 420 per infrastrutture, 680 nel settore ambiente, 400 per lo sviluppo economico, 224 per il turismo. «Lo riteniamo un obiettivo conseguibile - ha detto il Ministro - anche se non dobbiamo abbassare la guardia». Nodo critico la spesa per l'ambiente, 680 milioni, in gran parte dissesto idrogeologico e depuratori: «Il 90% degli interventi proposti dalla Regioni sono da progettare - ha già ammesso la struttura di Palazo Chigi #Italiasicura - sarà difficile centrare il target 2017» . «La difficoltà di progettazione da parte degli enti locali - ha ammesso De Vincenti - resta il nodo più critico».

La genesi dei Patti per il Sud è nella lege di Stabilità 2015, che ai commi 703 e seguenti eliminava la distinzione tra quota nazionale e regionale dell'Fsc (come invece fu nel 2007-2013), imponendo al Cipe, previa Cabina di Regia Stato-Regioni, una programmazione complessiva per "aree tematiche" già nel 2015. «Fu uno scippo da parte dello Stato - spiegano i tecnici della Conferenza delle Regioni responsabili per la materia - una centralizzazione di tutti fondi ex Fas. È vero che le performance di spesa del Fas 2007-13 sono state scarse, ma se guardiamo bene questo è avvenuto solo nelle Regioni del Centro e da parte delle amministrazioni statali». «I Patti - proseguono le fonti tecniche della Conferenza delle Regioni - non erano previsti in quella norma, sono stati introdotti dal Governo. Le Regioni hanno gradito, perché ovviamente è una forma di condivisione maggiore della programmazione rispetto alla centralizzazione pura di fine 2014».

Patti per il Sud, il punto della situazione

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