Appalti

Manovra, spunta il bonus-progettazione per incentivare gli investimenti dei Comuni

di Giannti Trovati

Negli emendamenti alla manovra di primavera potrebbe entrare anche un bonus-progetti per gli enti locali , con l’obiettivo di sbloccare il passaggio più critico degli investimenti, la progettazione appunto, e realizzare davvero la ripresa della spesa in conto capitale finora tentata senza successo nonostante l’addio al Patto di stabilità . L’ipotesi è sul tavolo dei tecnici del governo e potrebbe quindi trovare spazio nella seconda tornata degli emendamenti, quelli che arrivano direttamente dall’esecutivo, e da un punto di vista finanziario non presenta troppi problemi: il meccanismo servirebbe a finanziare in anticipo, a richiesta e ovviamente con un plafond predefinito, i progetti dei Comuni, e la copertura per una sperimentazione potrebbe essere limitata intorno ai 50 milioni, da trovare sul 2018; ma dal momento che la progettazione vale in media il 10% dell’investimento municipale-tipo, l’effetto atteso sulla spesa è circa dieci volte superiore.

Per capire come potrebbe funzionare il bonus progetti bisogna inquadrare il problema che continua a frenare gli investimenti comunali, che secondo i dati forniti dalla Corte dei conti nell’ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica si sono fermati a quota 9,3 miliardi in termini di pagamenti nel 2016 (-15,2% rispetto all’anno prima, aiutato dalla chiusura dei lavori del ciclo di programmazione Ue) anche se le stime Ifel-Anci prospettano una ripresa sul lato della competenza finanziaria che potrebbe migliorare i dati in prospettiva. Proprio quest’ultimo aspetto mostra che il nodo non è più nelle regole di finanza pubblica, perché il pareggio di bilancio ha sostituito il vecchio Patto di stabilità proprio con l’obiettivo di liberare la spesa in conto capitale. Il risultato, spiega sempre la Corte dei conti nel Rapporto (illustrato sul Sole 24 Ore del 7 aprile) è che invece di un bilancio in pareggio il complesso dei Comuni ha chiuso il 2016 con un avanzo da 3,9 miliardi, “risparmi” di troppo che in larga parte significano mancati investimenti.

«Il problema non sono più le norme – spiega Luigi Marattin, consigliere economico di Palazzo Chigi –, ma i tempi. Spesso la macchina si avvia con l’applicazione dell’avanzo, ma per questo passaggio c’è bisogno del consuntivo, che viene approvato ad aprile, con la conseguenza che il progetto non riesce ad arrivare alla fase esecutiva entro fine anno». Di qui l’ipotesi del bonus, che a richiesta (un po’ come nel bando periferie) finanzierebbe i progetti dei Comuni per far partire la macchina: con il finanziamento statale decretato entro il 30 novembre dell’anno precedente, il Comune potrebbe subito accertare l’entrata e quindi finanziare la progettazione, risparmiando rispetto al calendario normale quattro mesi (o anche di più, visti i frequenti ritardi nell’approvazione dei rendiconti testimoniati anche dalle richieste di proroga delle scorse settimane).

La prima sperimentazione dovrebbe individuare i Comuni da aiutare, per esempio quelli medio-piccoli con indici di investimento più problematici, dopo di che la sua estensione sarà valutata sulla base dei risultati ottenuti nel primo tentativo.

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