Appalti

Tecnis vicina al baratro. Cerutti (Filca): «Le Pa non pagano, il governo faccia di più»

di Alessandro Arona

Tecnis, ultima grande impresa di costruzione del Sud, ha chiesto il 24 aprile scorso il concordato in bianco al Tribunale di Catania. Ora entro due mesi dovrà essere definito il piano di ristrutturazione, ma i sindacati dell'edilizia lanciano l'allarme: «Il piano non può funzionare se le Pa debitrici non pagano i 40 milioni di euro che devono a Tecnis per riserve o altro già accertate dai Ctu. Il governo non stia a guardare, non facciamo fallire un colosso del Sud da 500 dipendenti e qualifiche importanti. Non chiediamo salvataggi pubblici, ma solo la moral suasion agli enti debitori».

Si veda il servizio su Tecnis del 5 aprile scorso

Sul tema si è svolto un incontro al ministero dello Sviluppo Economico, terminato in tarda serata giovedì 4 maggio, tra i sindacati degli edili (Filca Cisla, Feneal Uil, Fillea Cgil), rappresentanti del Ministero e il commissario unico dell'azienda Luca Egidi, in carica dal 4 aprile, dopo l'anno di commissariamento giudiziale (disposto nel febbraio 2016 dal Tribunale di Catania con la nomina del professor Saverio Ruperto).
Nel frattempo l'azienda aveva chiesto, il 24 aprile scorso, il concordato in bianco, su cui il Tribunale si dovrà pronunciare oggi, 8 maggio, fissando una data per la presentazione del piano di ristrutturazione del debito, probabilmente 60 giorni.
I sindacati sono però preoccupati, perché nell'incontro del 4 maggio il governo non ha dato alcuna certezza sul pagamento dei 40 milioni di crediti esigibili vantati da da Tecnis nei confroti di (poche) amministrazioni pubbliche.

«Il nodo è sempre quello dei crediti verso la Pa - ci spiega Barbara Cerutti, Filca Cisl nazionale, responsabile rapporti con enti e ministeri - Tecnis ha buoni fondamentali, è un'azienda strutturata, l'ultima rimasta al Sud, con qualifiche importanti, 500 dipendenti e un indotto che vale dieci volte tanto, ma rischiamo di vederla fallire perché tre importanti enti pubblici non la pagano da mesi. Fra l'altro l'impresa è in pole position per aggiudicarsi un'importante nuova commessa».

«I crediti non pagati a Tecnis - ricorda la Cerutti - 11 milioni dall'Autorità portuale di Genova per premi di risultato (per accelerazione lavori conseguita nel 2016), 21 milioni dal Comune di Roma per i lavori sulla Tiburtina, riserve già riconosciute dai Ctu dei giudici, e altri lavori di Anas, per una decina di milioni. La situazione è in fase di stallo, nessuno al Mise ci ha dato certezze. Abbiamo chiesto più impegno al governo ma non abbiamo avuto nessuna risposta concreta. Il piano di ristrutturazione non potrà essere presentato senza un accordo per rendere disponbile questa liquidità. Sono soldi dovuti a Tecnis, non un salvataggio pubblico. Basterebbero accordi transattivi con le Pa coinvolte, a fronte dei quali le banche si sono già dette disponibili ad anticipare la liquidità».

«Chiediamo più coinvolgimento da parte del governo - sostiene Cerutti - vediamo poca attenzione, sembra che non si voglia davvero salvare Tecnis. In questi anni si è perso il 60% del tessuto imprenditoriale in edilizia, non facciamo fallire l'unica grande impresa rimasta al Sud. È chiaro che il Comune di Roma è in difficoltà finanziaria, ma - ripeto - basta un accordo transattivo per un pagamento a rate. Mentre non vediamo ragioni perché l'Anas e l'Autorità portuale non debbano pagare il dovuto».

«Il commissario Ruperto - conclude Cerutti - ha fatto un lavoro eccellente - e stiamo lavorando bene anhe con l'attuale amministratore Luca Egidi. Ma, ripeto, Tecnis non si può salvare senza questa liquidità da 40 milioni di euro».

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