Appalti

Responsabilità solidale negli appalti, pubblicato il Dl: si torna al passato

di Giuseppe Latour

Ritorno al passato per la responsabilità solidale. È questo il senso della legge di conversione n. 49 del 2017, che ha appena reso definitivo il decreto n. 25 del 2017, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri e un passaggio lampo in Parlamento per l'esame della legge di conversione, l'esecutivo è riuscito a stoppare la parte del referendum promosso dalla Cgil dedicata agli appalti. Viene così cancellato il principio della preventiva escussione del patrimonio dell'appaltatore: ci si potrà rivalere verso il committente o verso ciascuno dei subappaltatori. Un approccio che viene criticato dalle imprese: si tratta di un sistema che deresponsabilizza il debitore principale.

Il nuovo assetto ha, nella sostanza, una conseguenza: i lavoratori potranno scegliere di rivolgersi anche a imprese diverse dalla propria - se più liquide - per ottenere il versamento di salari e contributi non ricevuti dal proprio datore di lavoro. Il termine per scogliere il vincolo di solidarietà rimane fissato a due anni dalla fine dell'appalto. Questo significa che la chiamata a rispondere in solido può arrivare anche molto tempo dopo dal termine del cantiere, quando ormai le garanzie richieste dai titolari dell'appalto nei confronti dei subappaltatori sono generalmente estinte. Cancellata anche la possibilità di affidare ai contratti collettivi il compito di trovare soluzioni alternative a quelle stabilite per legge. Opportunità peraltro mai finora esplorata.

Va ricordato, per comprendere la forza dello strappo, che la soluzione della "preventiva escussione" del patrimonio del datore di lavoro inadempiente, inserita nella vecchia norma, è arrivata al termine di una lunga vicenda normativa, con modifiche e contromodifiche del regime di solidarietà, nel tentativo di trovare un punto di equilibrio tra la tutela dei lavoratori e i rapporti economici tra appaltatori e subappaltatori, in un periodo di profonda crisi finanziaria, soprattutto nel campo edile. Cancellando questo paletto, tutte le imprese legate dal vincolo di responsabilità solidale si troveranno davanti alla possibilità che, di fronte alle inadempienze del proprio datore di lavoro, i lavoratori scelgano di volta in volta di rivolgersi alle imprese più "liquide" per ottenere salari e contributi non saldati.

L'impostazione del decreto non piace all'Ance, che lo aveva criticato già al momento della sua prima pubblicazione. Per i costruttori, l'abrogazione dell'obbligo di chiamare in causa tutte le imprese coinvolte nel vincolo di solidarietà lede il diritto delle imprese regolari e corrette di conoscere da subito l'avvio di eventuali azioni giudiziarie, a tutela anche dei lavoratori. Inoltre, viene soppresso il principio della preventiva escussione del debitore principale, penalizzando ulteriormente tutte le imprese della filiera produttiva e non direttamente il debitore principale, che in questo modo viene di fatto ulteriormente deresponsabilizzato.

Il decreto convertito pubblicato in «Gazzetta»

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©