Appalti

Correttivo, Buia (Ance): giudizio positivo ma resta il nodo del subappalto

di Giuseppe Latour

Resta il nodo del subappalto. È questa l'ombra più grande nel giudizio (sostanzialmente positivo) che il presidente dell'Ance, Gabriele Buia dà sul decreto correttivo al Codice degli appalti in via di pubblicazione in Gazzetta ufficiale. «Diamo atto al legislatore e alle istituzioni, che hanno lavorato con grande impegno a questo testo, di aver adottato molte soluzioni positive che vanno nella direzione da noi auspicata di una maggiore efficienza del sistema dei lavori pubblici».

Questa maggiore efficienza, secondo Buia, può essere ottenuta «anche attraverso chiare indicazioni sui poteri dell'Anac la cui missione da noi sposata fin dall'inizio è quella di garantire in maniera trasparente e spedita l'applicazione di regole certe e uguali per tutti». Per questa ragione, «è indispensabile che l'Anac possa contare su un regolamentazione operativa e strumenti adeguati per favorire il decongestionamento del contenzioso, uno dei principali freni all'apertura dei cantieri, evitando però di ingolfarla con competenze di ogni genere».

In termini di trasparenza, poi, «va eliminato il criterio del massimo ribasso che non può e non deve essere utilizzato dalle amministrazioni per aggiudicare le gare in quanto esiste il metodo antiturbativa, da noi caldeggiato da tempo e ora previsto nel correttivo fino a 2 milioni di euro, che consente alle stazioni appaltanti di escludere in modo automatico le offerte anomale in fase di gara assicurando trasparenza, celerità e regolarità alle procedure».

Il nuovo testo contiene molte norme condivisibili, come la decisione di modificare i criteri per la qualificazione delle imprese, che prende atto della grave crisi economica in cui versa il settore e l'innalzamento del tetto pubblico per il partenariato pubblico e privato per consentire a questo strumento di decollare o la conferma del vincolo al 20% di utilizzo dell'in-house per le concessionarie. Notevoli perplessità permangono invece soprattutto in materia di subappalto. «Qualche miglioramento alla norma c'è stato ma rimangono numerose criticità operative per le imprese che peraltro sono in netto contrasto con quanto previsto dalla disciplina europea in materia».

Su una linea simile il presidente di Legacoop produzione e servizi, Carlo Zini: «Innanzitutto occorre premettere che il Governo, e in particolare il Mit, ha rispettato l'impegno, non scontato, ad emanare un decreto correttivo al nuovo Codice degli appalti, provando ad affrontare tutti i problemi che in questo primo anno di applicazione sono stati sollevati da più parti (operatori economici, stazioni appaltanti, giudice amministrativo, sindacati dei lavoratori)».

Su numerosi di questi problemi (il finanziamento delle concessioni, il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa, la disciplina dei lavori di urbanizzazione a scomputo, l'appalto integrato, il rispetto dei Cccn), «il decreto correttivo ha prodotto un positivo passo avanti. Pertanto la sua valutazione complessiva, rispetto al punto da cui partivamo, non può che essere positiva, seppur con una riserva legata all'efficacia di disposizioni che, nel corso dei vari passaggi dopo l'approvazione preliminare del Consiglio dei ministri di febbraio, hanno perso molto della loro incisività».

Il riferimento è puntato verso «la disciplina del subappalto che rischia non solo di non superare i profili di incompatibilità con le direttive europee sollevati dalla Commissione europea portando il paese verso una procedura d'infrazione, ma di penalizzare oltremodo le medie e le grandi imprese, imponendogli un modello industriale ormai superato, in un momento di investimenti stagnanti, se non calanti, come evidenziato dagli ultimi dati sui bandi di lavori pubblici diffusi in questi giorni dal Cresme».

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