Appalti

Correttivo/2. Cna Impianti (dopo il parere del Consiglio di Stato): giù le mani dal subappalto

di Giuseppe Latour

Dopo l'intervento del Consiglio di Stato cambia il destino del correttivo: adesso bisogna fare piazza pulita delle ipotesi di modifica delle norme sui subappalti. È quanto spiega Cna impianti in una nota che commenta il parere di Palazzo Spada, pubblicato giovedì scorso. Le ragioni per modificare l'articolo 105 del Codice, dopo questo passaggio di consultazione, appaiono «pretestuose». A questo punto «non ci sono più controindicazioni» nel lasciare il decreto 50 del 2016 intatto.

Carmine Battipaglia, presidente dell'associazione, commentando i rilievi del Consiglio di Stato sul subappalto parla di «una sonora bocciatura». Per l'associazione Palazzo Spada, nel suo parere, si è innanzitutto interrogato «sull'opportunità o meno di una modifica che comporterebbe una vera e propria inversione di rotta rispetto all'originaria scelta del codice». Addirittura, si fa riferimento a un precedente parere, secondo il quale il legislatore avrebbe potuto porre «limiti di maggior rigore rispetto alle direttive europee, che non costituirebbero un ingiustificato "goldplating", ma sarebbero giustificati da pregnanti ragioni di ordine pubblico, di tutela della trasparenza e del mercato del lavoro». In altre parole, l'introduzione di tetti al subappalto è legittima.

Ma non solo. Cna spiega come nel parere «non vengono neanche fatti sconti sulle motivazioni che avevano indotto il Governo a togliere, nella bozza di decreto correttivo, i limiti al subappalto per lavori diversi da quelli della categoria prevalente». Secondo il Consiglio di Stato, quella decisione si basa su una sentenza della Corte di Giustizie Ue che «si è formata in relazione alla previgente direttiva 2004/18. La nuova direttiva 2014/24 consente gli Stati membri di dettare una più restrittiva disciplina del subappalto». A questo, poi, c'è da aggiungere il fatto che la nuova direttiva si pone l'obiettivo di tutelare le micro, piccole e medie imprese.

«È del tutto evidente - prosegue Battipaglia - che le ragioni che avevano portato il Governo a prevedere la modifica dell'articolo 105 del Codice appalti erano infondate, se non decisamente pretestuose, e che ora non vi siano più controindicazioni nel mantenere la norma nella sua stesura attualmente in vigore». Un'altra censura riguarda le modifiche previste al comma 22 dell'articolo 105, che riguarda il tema dei certificati di esecuzione lavori. Nel decreto correttivo il Governo aveva «modificato in toto un scelta fondata su una ratio chiara quale quella di consentire, ai fini della qualificazione, che ciascun soggetto possa utilizzare solo le prestazioni effettivamente eseguite in proprio».

In pratica, dice l'associazione, «secondo il Consiglio di Stato dall'esecutivo sarebbe arrivato un vero e proprio regalo alle cosiddette scatole vuote». Anche in questo caso, conclude Battipaglia, «il parere ha fatto piazza pulita delle motivazioni che avevano favorito la modifica della norma riconoscendo quanto da sempre sostengono Cna impianti e le altre associazioni del settore impiantistico. Ci aspettiamo ora che il Governo sia conseguente al parere del Consiglio di Stato e si astenga dal proporre qualsiasi modifica all'articolo 105 il cui testo tutela la professionalità e la specificità delle imprese specialistiche».

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