Appalti

Porti, al via il piano dragaggi della Puglia per rilanciare scali e approdi

di Vincenzo Rutigliano

Operazioni di dragaggio per 48 milioni di euro nei porti di rilevanza regionale che non sono sede di autorità portuale. Entro il 30 aprile i Comuni nei cui territori vi siano porti di questa natura – dunque ad esclusione di Bari, Brindisi, Taranto e Manfredonia (porto industriale) che, essendo competenza del demanio statale, possono attingere ad altre forme di finanziamento – potranno candidarsi ai fondi Fesr 2014/2020 e avviare, così, operazioni di dragaggio che in qualche caso non si effettuano anche da 40 anni.

È necessario che i Comuni interessati – per esempio Rodi, Peschici, Vieste, Manfredonia porto commerciale, Mola, Castro, Barletta, Trani, Bisceglie, Monopoli, Tricase e tanti altri – compilino entro il 30 aprile una scheda tecnica dell’intervento di dragaggio e definiscano un quadro economico di massima. Poi, entro il 30 maggio, sarà pubblicato l’avviso e si procederà a valutare le istanze progettuali che intanto saranno arrivate all’assessorato regionale alle Infrastrutture.

«È fondamentale però – spiega l’assessore Giovanni Giannini – che i Comuni interessati ai fondi Ue si dotino di un piano regolatore del porto e procedano alla caratterizzazione ambientale con la classificazione dei sedimenti, individuando le possibili opzioni di gestione dei materiali». In Puglia ci sono 64 tra porti e approdi turistici e la misura prevista dalla giunta regionale prevede anche che i Comuni potranno contare, in ogni caso, pure sul supporto operativo e tecnico che sarà fornito dalle due autorità portuali pugliesi, la già costituita Mar Ionio e la costituenda Mar Adriatico Meridionale. L’intervento della regione - che cofinanzia la misura per il 15% - punta dunque a consentire una maggiore fruibilità delle aree portuali per imbarcazioni da diporto e pescherecci, vi è cioè una doppia valenza, sia dal punto di vista turistico sia per le attività di pesca. Dopo il dragaggio – operazione che non si effettuava in molti casi da decenni, cosa singolare per una regione che ha 863 chilometri di costa, che va da Rodi a Gallipoli, e dalle conseguenze evidenti tra porti insabbiati, intere flotte pescherecce in crisi, turismo e diportismo al palo - la regione conta di concentrarsi, proprio per evitare il fenomeno dell’insabbiamento, sulla realizzazione delle opere a mare necessarie per la protezione dei porti.

«Da decenni – osserva ancora Giannini – scontiamo un enorme ritardo le cui ricadute sociali ed economiche sono sotto gli occhi di tutti». Il rischio è però che alcuni Comuni non riescano a dotarsi dei piani regolatori e ad effettuare poi le operazioni di caratterizzazione dei fondali. La Regione si augura che in questa sfida contro il tempo i Comuni riescano a fare contemporaneamente le due operazioni.

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