Appalti

Anac contro Csi Piemonte: se vende ramo d'azienda addio a contratti in house

di Giuseppe Latour

Una società in house non può svuotarsi delle sue attività fondamentali, mandandole in gara e trasferendole a un altro soggetto. Altrimenti, viene meno il requisito del controllo analogo e, quindi, la possibilità di procedere tramite affidamenti diretti, consentita dal Codice appalti in casi molto limitati. Giunge a questa interessante conclusione l'Anac con la delibera n. 138 del 15 febbraio del 2017, appena pubblicata sul portale dell'Autorità.

Il caso parte da un ricorso della Città metropolitana di Torino sul Csi, consorzio che gestisce le attività informatiche delle amministrazioni attive nella Regione Piemonte: al momento ha all'attivo l'adesione di 127 Pa che gli hanno conferito in outsourcing i propri sistemi informativi. Il suo fatturato nel 2016 è stato pari a circa 120 milioni di euro, 19 dei quali attribuibili a commesse da parte del solo capoluogo.

Il 30 luglio del 2017 il Csi ha bandito una procedura per il trasferimento di un ramo d'azienda che si occupa di «servizi di progettazione tecnica, realizzazione e gestione dei progetti e servizi informatici». La procedura si articolava in tre fasi: la presentazione delle candidature, la presentazione da parte dei soggetti ammessi al dialogo delle soluzioni più idonee e, infine, l'invito ai soggetti finalisti per la presentazione dell'offerta definitiva e della relativa parte economica. Ad oggi, dopo avere chiuso le prime due fasi, siamo prossimi alla conclusione. Per l'amministrazione torinese, però, qualcosa non quadra.

Con il nuovo assetto, infatti, ci sarebbe una struttura consortile pubblica che gestirà le attività di pianificazione strategica, sviluppo e gestione dei sistemi informativi per conto delle Pa consorziate: insomma, le linee generali di azione. A valle di questa, però, nascerà una struttura privata che avrà il compito di lavorare sulla gestione e lo sviluppo di tutti i servizi di Ict della amministrazioni. E questi servizi, in termini di fatturato, costituiscono il pezzo pregiato del lavoro del Csi: siamo a circa tre quarti dell'attuale valore complessivo delle commesse della società. Circa 80 milioni di euro su 120 totali. Per blindare questo rapporto ci sarà un contratto tra le due parti (pubblica e privata) dal valore di circa 400 milioni di euro.

A queste condizioni, la domanda del Comune di Torino è se «sussistano ancora le condizioni per un affidamento in house da parte della città di Torino in favore del residuo Csi pubblico ormai privo del suo ramo produttivo». In pratica, tramite questa gara e la successiva cessione di ramo d'azienda si configurerebbe, a conti fatti, un aggiramento delle regole sull'in house. E l'Anac, con la sua decisione, dà ragione alla Città metropolitana.

La premessa è che il Csi è un «consorzio pubblico», al quale «aderiscono pubbliche amministrazioni e soggetti pubblici che conferiscono direttamente allo stesso i servizi indicati dall'articolo 4» del suo Statuto. In pratica, si tratta di un ente strumentale per le amministrazioni che vi aderiscono e che hanno così la possibilità di procedere ad affidamenti diretti mediante la stipula di convenzioni o atti di affidamento. Con la gara in corso si trasferiscono all'esterno «non servizi meramente strumentali allo svolgimento delle attività affidate al consorzio, ma servizi che rappresentano i compiti istituzionali dello stesso».

Questa esternalizzazione, in pratica, fa venire meno i requisiti del controllo analogo e «rende l'operazione non coerente con lo schema dell'in house providing, atteso che attraverso tale cessione i contratti affidati direttamente a Csi Piemonte da parte degli enti aderenti, rientranti nei servizi istituzionalmente resi da quest'ultimo, vengono di fatto affidati e svolti dal privati acquirente del ramo d'azienda, con ciò determinando una violazione del principio di concorrenza». Per questi motivi, allora, il nuovo soggetto non potrà «continuare ad ottenere affidamenti in house dagli enti aderenti» ma dovrà seguire altre strade, compatibili con il Codice appalti.

La delibera Anac sull'attività di Csi Piemonte

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