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Terremoto/1. Arriva il conto dei danni ed è salato: 23,53 miliardi

di Massimo Frontera

Il terremoto presenta il conto. Ed è molto salato. La quantificazione dei danni causati complessivamente dalle scosse che hanno squassato il Centro Italia tra il 24 agosto e il 18 gennaio supera i 23,53 miliardi (esattamente 23.531.538.000 euro). La cifra include i costi dell'emergenza e la stima dei danni causati a infrastrutture, edifici privati, beni culturali, edifici pubblici e sistema produttivo, agroindustriale e dell'allevamento. Il conteggio dei costi è riportato nel dossier che il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha inviato lunedì sera alla rappresentanza italiana a Bruxelles e che quest'ultima ha trasmesso il giorno dopo alla Commissione per attivare il sostegno del fondo comunitario per le emergenze: l'EU Solidarity Fund (da cui l'Italia ha già ricevuto 30 milioni a titolo di anticipo). Il primo elemento del dossier che balza agli occhi è l'impennata dei costi tra agosto e oggi.

Nella prima stima inviata a Bruxelles dopo il sisma del 24 agosto, il conto dei danni si era fermato a 7 miliardi e 55 milioni. Le forti scosse successive hanno più che triplicato questa cifra.La classificazione dei danni, conferma che il capitolo più impegnativo è quello degli edifici privati, che fa segnare 12,9 miliardi di danni (4,9 miliardi stimati dopo agosto che si sommano agli 8 miliardi di danni causati tra ottobre e gennaio). Il secondo capitolo, per importo, è quello dei danni ai beni culturali, che vale oltre 3,1 miliardi. I danni alle infrastrutture - dalle strade alle reti (energia, acqua, gas eccetera) - ammontano a oltre 2,7 miliardi (2.734.338.000 euro). Poi ci sono i danni agli edifici pubblici (1,1 miliardi di euro) e, infine, i danni alle attività produttive, al sistema agroindustriale e dell'allevamento, pari complessivamente a 454,2 milioni di euro (ma con una netta impennata di costi tra la prima stima di 95,7 milioni e il conteggio successivo, che ha aggiunto al conto altri 358,5 milioni).

Ma il capitolo più importante per ottenere il sostegno di Bruxelles è quello delle spese per l'emergenza, che il dossier quantifica in 3,24 miliardi di euro. In questa cifra sono stati calcolati i costi delle sistemazioni urgenti e dei moduli abitativi, tutti i costi del personale impegnato nelle aree terremotate e, più in generale, di tutto quello che è servito al sostegno diretto e gli aiuti alla popolazione. Con il dossier inviato ieri l'Italia si conferma - purtroppo - il principale cliente del fondo comunitario post-calamità naturali. Ad oggi, infatti, i due maggiori contributi mai concessi a un Paese, sono quelli deliberati da Bruxelles dopo il sisma del 2009 all'Aquila (493,8 milioni di euro ricevuti) e dopo il sisma del 2012 in Emilia Romagna (Lombardia e Veneto), con 670,2 milioni di euro (a fronte, in quest'ultimo caso, di 12,3 miliardi di danni).

Nell'ultimo aggiornamento del Solidarity Fund, l'Italia è anche il primo beneficiario in assoluto, con 1,319 miliardi incassati tra il 2002 e oggi (al secondo posto c'è la Germania, con poco più di miliardo di euro, e al terzo posto c'è la Gran Bretagna con 222,6 milioni). Ora la richiesta si rinnova; solo che con quest'ultimo terremoto le cifre sono incomparabilmente più elevate di qualsiasi altro evento calamitoso mai gestito da Fondo Ue. Dopo la richiesta fatta ieri, la Commissione farà i conti e deciderà l'entità dell'assegno da staccare all'Italia. Assegno che, come si diceva, si preannuncia ancora una volta da record, anche se - spiegano fonti della Protezione civile - è impossibile conoscere l'esatto importo. La cifra finale dipende in parte da percentuali fisse da calcolare sui danni denunciati (2,5% dei danni fino a 3,3 miliardi, più il 6% dei danni oltre questo importo). Il calcolo deve inoltre rispettare il limite massimo che Bruxelles stabilisce di volta in volta in base alla disponibilità del fondo nel periodo in cui viene elaborata la richiesta. In ogni caso, l'attesa non dovrebbe essere lunga, almeno stando all'esperienza dell'ultimo terremoto: dopo il sisma del 2012 in Emilia Romagna, l'Italia ha spedito il dossier il 27 luglio e la risposta di Bruxelles è arrivata il 19 settembre. Dal momento in cui il nostro paese incassa l'assegno, scattano poi 18 mesi di tempo per rendicontare le spese.

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