Appalti

Appalti, il correttivo riparte dal via: venerdì nuova bozza in Consiglio dei ministri

di Mauro Salerno

Approderà venerdì per la prima informativa in Consiglio dei ministri la bozza del decreto correttivo sugli appalti. Si tratterà di una bozza più consolidata di quella che è circolata negli ultimi giorni, anche perchè sarà integrata dalle osservazioni che arriveranno dall'Anac, come prevede l'iter disegnato dalla legge delega. È su questa bozza che - subito dopo l'informativa al Governo - si apriranno le consultazioni degli operatori. Rispetto agli annunci della settimana scorsa ci sarà dunque da pazientare ancora qualche giorno. A precisare il nuovo cronoprogramma è stato il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, durante l'audizione tenuta ieri di fronte alle Commissioni riunite (Ambiente e Lavori pubblici) di Camera e Senato.

Bozza preliminare
La premessa sull'iter e sulla natura «iperpreliminare» della bozza di decreto era mirata a sminare le polemiche nate in Parlamento, da parte delle opposizioni, con l'accusa al governo di bypassare il lavoro svolto dalle due commissioni in un lungo ciclo di audizioni per monitorare l'attuazione della riforma. «Il testo che è circolato è una "pre-bozza" - ha spiegato Delrio - ma in qualche modo tiene già conto delle consultazioni formali e informali svolte dalla cabina di regia e delle audizioni svolte dal Parlamento».

I rilievi
Le precisazioni sono servite a evitare solo in parte il rischio di acque agitate. A parte le opposizioni, una dura presa di posizione è arrivata dal senatore Pd, Stefano Esposito, il relatore che più si è impegnato nella messa a punto della legge delega da cui poi è nato il codice. «Non posso nascondere un profondo imbarazzo - ha esordito il senatore -. La bozza supera in molti punti le indicazioni della delega». Nel mirino di Esposito le aperture rispetto al divieto di appalto integrato «che rimettono in discussione la centralità del progetto», l'ammorbidimento dei tetti sul subappalto e sulla qualificazione delle stazioni appaltanti «che ampliano la platea della amministrazioni che non avrebbero bisogno di qualificarsi, estendendola a Città metropolitane, Province e magari Motorizzazioni». «Forse abbiamo sbagliato a prevedere un correttivo a distanza di solo un anno - ha continuato - . Interveniamo mentre molti punti-chiave del codice, come l'albo dei commissari di gara o la qualificazione delle stazioni appaltanti, non sono ancora stati attuati. Ma se la bozza resta questa si rischia uno stravolgimento dell'impianto della riforma».

Le risposte di Delrio
Obiezioni che Delrio non ha lasciato cadere. «Non stiamo rivoltando la filosofia del Codice degli appalti: totalmente no - ha ribattuto il ministro -. Il Codice degli appalti rappresenta un salto di qualità», ha aggiunto, evidenziando che nel 2016 anche grazie al codice «c'è stato un aumento degli incarichi di progettazioni del 50%». Ci sono tuttavia ancora «alcuni aspetti su cui siamo in ritardo», ha ammesso il ministro, anche se « si sta cercando di rispettare le tempistiche».

Sull'appalto integrato, in particolare, il ministro ha precisato che l'apertura riguarda «solo le amministrazioni che al momento di entrata in vigore del codice avevano già un progetto approvato. Si tratta quindi di un'apertura per casi limitati e definita nel tempo». Sulla decisione di confinare il tetto del 30% al subappalto alla categoria di lavori prevalente, Delrio ha ricordato che «c'è una sentenza della Corte Ue», che contesta i limiti ai subaffidamenti.

La lettera di Realacci e Matteoli
Dai parlamentari, anche di maggioranza, sono poi arrivati rilievi sulla mancanza di fondi per la progettazione, sulla scelta di escludere le manutenzioni dagli appalti in house delle autostrade, sulla necessità di delimitare il campo di applicazione delle deroghe di protezione civile. Punti che i presidenti delle due commissioni, Ermete Realacci e Altero Matteoli, si sono impegnati a raccogliere in una lettera che sarà inviata al ministro nei prossimi giorni.

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