Appalti

Protezione civile/2. Con la riforma meno deroghe e contributi standard

di Giuseppe Latour

La riforma della Protezione civile si avvia al traguardo. Il Senato ieri ha votato per l'approvazione in seconda lettura della legge delega presentata ad agosto del 2014 alla Camera. La norma che ha istituito il sistema per la gestione delle emergenze, vecchia ormai di 25 anni e modificata parecchie volte nel corso del tempo, sarà sottoposta a una robusta opera di revisione, a valle dei decreti delegati. Guardando soprattutto a due aspetti: la standardizzazione dei contributi, che in futuro saranno erogati sulla base di criteri uniformi, e la limitazione del potere di deroga, sul fronte degli appalti. Ora è attesa la terza lettura alla Camera che, secondo quanto anticipa il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, sarà condotta in tempi rapidissimi.

Il testo è stato approvato con 156 voti favorevoli, 41 contrari e 57 astenuti. E ha dietro le spalle una storia molto complessa. Firmato dalla responsabile ambiente del Pd Chiara Braga, è stato presentato il 7 agosto del 2014 a Montecitorio ed è uscito dalla Camera il 23 settembre del 2015. A Palazzo Madama, però, ha subito un netto rallentamento nella seconda metà del 2016. Chiuse le audizioni e la fase di presentazione degli emendamenti, infatti, la Ragioneria generale dello Stato ha girato alla commissione Bilancio del Senato una relazione tecnica nella quale chiedeva correzioni al provvedimento. In sostanza, serviva un coordinamento maggiore con alcune regole di finanza pubblica. Quel parere ha creato uno stallo, che ha tenuto nel congelatore il testo per diverse settimane. Alla fine, la scelta dei due relatori, Massimo Caleo e Stefano Collina è stata quella di portare due modifiche chirurgiche. Siamo così arrivati all'approvazione di ieri.

Nel merito il Ddl, che andrà attuato entro nove mesi, riorganizza la Protezione civile, partendo dalla sua legge istitutiva (n. 225/1992) e da tutte le sue successive stratificazioni, confermando la struttura "policentrica" con articolazioni regionali e locali. L'organizzazione sarà confermata, ma sarà sottoposta a un riordino. Un esempio di questo approccio è l'articolo 5, sulle ordinanze: è diventato, con gli anni, lunghissimo. Sarà compito della delega tagliarlo in modo consistente.

Ma non solo. L'idea di fondo è superare il sistema attuale, nel quale ogni procedura viene gestita in maniera diversa, creando invece uno standard di risposta ai territori, in continuità con gli interventi del 2012. Quindi, una regolazione più strutturata dei rapporti tra i diversi soggetti che compongono il sistema di Protezione civile. Poi, ritocchi sulle modalità di partecipazione dei volontari. E una forte limitazione delle deroghe: saranno mantenute ma con una portata più limitata, che dovrà essere spiegata volta per volta, indicando la finalità.
Poi, sarà trattato il tema degli strumenti di finanziamento del Dipartimento di Palazzo Chigi: andranno regolati in maniera organica, così come le procedure contabili da applicare ai commissari. Un tema che riguarda anche i risarcimenti e i contributi: non dovranno più essere affidati a provvedimenti dedicati ai singoli territori, con continue disparità di trattamento. Le regole per il ristoro dei danni andranno fissate a monte e, poi, applicate ai singoli casi, sul modello del lavoro già avviato dalla Protezione civile a luglio.

Per chiudere il lavoro manca il via libera della Camera che, secondo i programmi di Ermete Realacci, sarà dato in tempi rapidissimi. Il testo, infatti, è praticamente identico a quello che Montecitorio ha già licenziato nel 2015. Resta, poi, da affrontare la questione dei decreti delegati. Ci saranno nove mesi di tempo e, secondo quanto spiegano dalla Protezione civile, si partirà da un tavolo di consultazione nel quale saranno sentiti tutti i soggetti che fanno parte del sistema come le Regioni o il Governo.

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