Appalti

Project financing, Luiss-Deloitte: allarme Codice, i nuovi paletti affossano il settore

di Alessandro Arona

Anche lo studio presentato il 24 gennaio a Roma dall'Università Luiss e dalla società di consulenza Deloitte denuncia il rischio "affossamento del project finacing" derivante dai vincoli introdotti dal nuovo Codice appalti, il dlgs 50/2016: il tetto del 30% al contributo pubblico (sia per concessioni che per Ppp), il limite di 12 mesi dalla firma del contratto per arrivare al closing, e anche l'obbligo di trasferire al privato il rischio traffico nelle autostrade.

Finora le critiche, oltre che dagli operatori privati, venivano da esperti giuridici ed economici del settore. Lo studio Luiss-Deloitte aggiunge in più un confronto internazionale, dove emerge che il trend internazionale dei project financing per realizzare infrastrutture pubbliche spinge verso la certezza e la "consistenza" dei contributi pubblici, da una parte, e v verso la sterilizzazione del rischio traffico, anche nei Pf "caldi", con tariffazione a carico dell'utenza privata e incasso che va al concessionario.

SI VEDA LO STUDIO LUISS-DELOITTE

Lo studio analizza un data base internazionale (Infradeals) di 707 operazioni di project finance infrastrutturale pubblico, realizzate tra il 2004 e il 2015, di cui 34 in Italia. Come abbiamo spiegato, lo studio evidenzia per l'Italia - rispetto alla media internazionale - acarenze di greenfield (nuove opere), scarso apporto di equity e di project bond, scarsa qualità dei progetti, assenza di fondi equity specializzati in infrastrutture.
Tra gli elementi che rendono solido il Pf a livello internazionale viene segnalato la consistenza dei contributi pubblici, indispensabili soprattutto nel settore trasporti, e anche la tendenza sempre più applicata di sterilizzare il rischio traffico anche in caso di opere calde, come tipicamente le autostrade, trasferendo invece al privato - oltre al rischio costruzione - il rischio disponibilità (standard di servizio contrattualizzati, da verificare periodicamente e a cui corrisponda un canone effettivamente variabile in base a tali parametri).

Il Codice appalti 2016 va invece in direzione opposta, motivata dall'esperienza negativa dei Pf degli ultimi anni, con i contributi pubblici stanziati "a bancomat" per sanare Pef non più sostenibili, con closing che non arrivano mai, con rischi traffico trasferiti al privato solo sulla carta.
Ecco allora le norme: 1) contributo pubblico non oltre il 30% dell'investimento complessivo; closing da perfezionare entro 12 mesi dal contratto; 3) limiti alla revisione del Pef (tutte norme all'articolo 165); 4) obbligo di trasferire al concessionario il rischio traffico nelle concessioni autostradali (art. 178 c. 8).

«Già oggi in Italia - spiega Luca Petroni, presidente di Deloitte Financial Advisory Srl - ci sono pochi progetti in Pf appetibili, e finora la redditività dei greenfield è stata troppo incerta e contenuta per attirare investitori. Questi paletti del Codice sono ulteriori ostacoli, che speriamo possano essere superati con il decreto correttivo».

«Dal punto di vista degli investitori - sostiene Giorgio di Giorgio, professore ordinario alla Luiss, direttore del Casmef e co-curatore della ricerca - i contributi pubblici messi a disposizione per i project financing in Italia sono stati finora troppo pochi».

Riportiamo la parte di analisi e suggerimenti della ricerca, che tocca proprio questi aspetti.
«Il mercato italiano del lending nella forma del project financing è caratterizzato dall'erogazione del credito, in prevalenza, ad investimenti infrastrutturali di tipo "brownfield". Infatti, l'offerta di investimenti di tipo "greenfield" è penalizzata dall'inadeguatezza dei contributi in conto capitale a copertura della fase di costruzione, dall'elevato rischio di domanda l'esposizione al quale risulta sbilanciata sullo sponsor privato (senza il sostegno del soggetto pubblico), dall'eccessiva incidenza degli accantonamenti di equity regolamentare richiesti (ai sensi di Basilea 3) agli intermediari bancari per prestare capitale di credito alle società di progetto. Ne risultano – in sintesi – i seguenti elementi distintivi del mercato, a fronte dei quali si rendono necessarie altrettante azioni correttive:
•scarsità di progetti infrastrutturali "di qualità" nei quali investire. Ne segue la necessità di aumentare l'offerta di nuovi asset nella forma di opere infrastrutturali di tipo "greenfield" da realizzare;
•attenuazione degli assorbimenti patrimoniali richiesti alle banche per l'erogazione di finanziamenti in operazioni di project financing;
elevato rischio di domanda (soprattutto nel settore dei trasporti) cui viene fatto esporre il solo soggetto privato (concessionario). Occorre riequilibrare gli schemi di PPP applicati in Italia (analogamente a quelli ricorrenti a livello internazionale) prevedendo l'erogazione da parte della PA di canoni di disponibilità a favore dei concessionari così da allocare parte del rischio di domanda sul soggetto pubblico. Ad esempio, nel settore dei trasporti pubblici locali le tariffe sono troppo basse per assicurare la sostenibilità del piano economico-finanziario;
necessità di prevedere l'erogazione di maggiori contributi in conto capitale (che per mancanza di risorse sono molto scarsi)
».

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