Appalti

L’intervista. Buia: legge quadro per rigenerare le città, subito le correzioni al codice

di Mauro Salerno

Una legge quadro per guidare (e incentivare) le poliche di rigenerazione urbana. Sblocco immediato della classificazione sismica degli edifici senza la quale i sismabonus rischiano di restare sulla carta; accelerazione delle correzioni al codice degli appalti e nessun passo indietro sulla responsabilità solidale tra imprese. Gabriele Buia, titolare di una storica impresa di Parma, ha preso da poche settimane le redini dell’associazione nazionale costruttori (Ance), dopo la scomparsa di Claudio De Albertis. Oggi incontrerà per la prima volta nella sua nuova veste il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. L’obiettivo è imprimere una decisa accelerazione alle strategie per rilanciare un settore che viene da 10 anni di crisi e solo nell’anno appena concluso ha ritrovato un debole segnale di inversione di tendenza. «La priorità è sbloccare la possibilità di intervenire nelle città. Sia chiaro: non vogliamo “cementificare”. Anzi. Solo così si può raggiungere l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero».

Serve una legge nazionale?

È quello che chiediamo: una norma quadro che metta fine ai tanti interventi normativi spot, senza effetti concreti. Bisogna individuare a livello centrale le mirure che consentano di isolare aree urbane di disagio sociale o caratterizzate da edifici obsoleti da riqualificare. Poi bisogna intervenire con progetti innovativi.

In deroga ai piani urbani?

Se vogliamo promuovere demolizione e ricostruzione, non solo a parole, dobbiamo fare due cose. Primo: lasciare che siano i progetti, in concorrenza sulla qualità, a definire standard e parametri come distanze e altezze. Secondo: dichiarare l’interesse pubblico di questi interventi, che significano anche riqualificazione energetica e sismica di edifici superati. Bisogna superare il veto dei singoli.

Anche incentivi economici?

Sarebbe utile un pacchetto fiscale di accompagnamento.Ad esampio la sospensione delle imposte sugli immobili oggetto di demolizione e ricostruzione. Anche qui, come con i bonus sulle risttrutturazioni, pensiamo che l’Erario possa non solo non rimetterci, ma guadagnarci.

A proposito di bonus, dagli incentivi per la prevenzione sismica dovrebbe arrivare anche un aiuto al settore. Ci credete?

Si ma bisogna sbloccare subito la classificazione sismica degli immobili. Altrimenti la possibilità di accedere agli sconti più elevati, fino all’85%, rimane sulla carta.

È un problema anche la mancata possibilità di cedere il credito fiscale alle banche...

Stiamo studiando una soluzione alternativa da proporre al Governo, mutuata dalla formula dei certificati bianchi. Il credito non verrebbe ceduto alle banche ma, per esempio, a grandi imprese che facendo utili hanno interesse a scontare crediti.

Codice appalti: il Governo lavora al decreto correttivo. A 9 mesi dall’entrata in vigore la riforma dovrebbe essere digerita. Cosa c’è che non funziona ancora secondo voi?

Già dall’avvio avevamo sollevato alcune obiezionii chiedendo delle modifiche. Non si può chiedere alle imprese qualità e poi accettare che le Pa si affidino ai sorteggi per selezionare le imprese da ammettere alle procedure sotto al milione, che rapprentano la quota maggiore del mercato. L’accoppiata progetto esecutivo e offerta più vantaggiosa non funziona con le manutenzioni: quale migliorie si possono apportare su interventi di questo tipo? Soprattutto bisogna fare presto. Siamo contrari a slittamenti oltre il termine del 19 aprile fissato dalla legge delega.

Torna in discussione la responsabilità solidale tra imprese e subappaltatori.

No a ritorni al passato. Sarebbe una nefandezza consentire di attaccare il committente senza aver sollevato nemmeno una contestazione all’impresa inadempiente. E per due anni dalla fine lavori...

In questi giorni si decide il destino della legislatura. Non temete che le vostre proposte finiscano per avere vita breve?

La prima condizione per noi è la stabilità. L’edilizia è un motore di questo Paese. Acquista da 31 dei 36 comparti industriali e per il 95% da settori made in Italy. Siamo contrari ad anticipare le elezioni.

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