Appalti

Prefettura Milano: con 106 interdittive evitato che 219 milioni dell'Expo andassero alle mafie

di Roberto Galullo

È stato grazie a 106 interdittive antimafia e agli accessi preventivi ai cantieri di Expo 2015 che 219,2 milioni di appalti pubblici non sono finiti nelle casse di società collegate alle mafie. La prefettura di Milano, con un lungo ed elaborato documento consegnato alla commissione parlamentare Antimafia in visita nel capoluogo alla fine della scorsa settimana, ha fatto il punto sulle attività preventive e repressive messe in campo in occasione dell’esposizione mondiale.

Quello delle interdittive antimafia appare il capitolo più appagante, dal momento che la correttezza e la solidità giuridica dei provvedimenti adottati è stata confermata in sede di contenzioso, a dimostrazione – ha fatto presente la prefettura – della scrupolosa verifica degli indizi. Solamente quattro imprese si sono rivolte al Tar che però ha quasi sempre rigettato i ricorsi delle società interdette. Non solo: le sentenze e le ordinanze cautelari del Tar sfavorevoli all’autorità prefettizia, sono state appellate e i ricorsi promossi sono stati tutti accolti dal Consiglio di Stato. Analogamente i provvedimenti del Tar impugnati dalle imprese al Consiglio di Stato, hanno visto la prefettura resistere in giudizio e avere avuto, finora, sempre la meglio.

La prefettura sottolinea un caso recente: l’indagine Giotto della Dda di Milano del 12 luglio 2016, nella quale è emerso che la Fondazione Fiera Milano, proprietaria dei due quartieri fieristici di Rho e Milano City, avrebbe affidato, di norma, la locazione e l’allestimento degli stand alla partecipata Fiera Milano spa che delegava la realizzazione delle opere alla controllata Nolostand spa. Ebbene, nei confronti di quest’ultima società non è stato emesso alcun provvedimento interdittivo dal momento che è stata posta in amministrazione giudiziaria, mentre a una cooperativa che proprio dalla Nolostand aveva ottenuto un sub contratto sotto soglia (cioè di valore contrattuale inferiore a 100mila euro), è stata emessa un’interdittiva antimafia mai impugnata.

Un passaggio la prefettura di Milano l’ha fatto anche sulla Banca dati nazionale unica antimafia (Bdna), che ha debuttato il 7 gennaio 2016. Il collegamento diretto alla banca dati interforze (Sdi) e a quelle delle Camere di commercio consente verifiche in tempo reale dei nominativi da controllare ai fini della documentazione antimafia. Dal 7 gennaio 2016 al 18 gennaio 2017 la prefettura di Milano ha inserito nella Bdna 28.628 richieste e di queste 1.220 sono state chiuse automaticamente con il rilascio immediato della documentazione antimafia. Il numero può apparire contenuto, ha specificato l’ufficio, ma è evidente che l’arricchimento del patrimonio informativo della Banca dati unica consentirà con il tempo la gestione automatica di un numero progressivamente crescente di richieste.

La Bdna ha accolto anche – nello stesso arco di tempo – 7.106 richieste di informazioni. Di queste 94 sono state definite automaticamente dal sistema. Peccato, ha sottolineato la prefettura, che la scarsa preparazione delle stazioni appaltanti renda ancora troppo lenti i tempi delle istruttorie.

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