Terremoto/1. Per le imprese la semplificazione è solo sulla carta
Si chiamano "uffici speciali per la ricostruzione", ma di speciale finora hanno ben poco. In qualche caso non si possono neanche chiamare uffici, perché non sono strutturati o non esistono proprio. Quelli che esistono – formalmente – non hanno ancora raggiunto la "dotazione organica" già individuata; in metà dei casi non è stato neanche nominato il responsabile. C'è poi il caso limite dell'Abruzzo, dove l'ufficio speciale è ancora tutto da avviare. L'ufficio speciale della ricostruzione – da attivare in ciascuna delle regioni colpite dal terremoto (Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria) – è il front office indispensabile per la ricostruzione privata. Cioè per tutti coloro che – cittadini, imprese, allevatori, commercianti, agricoltori, albergatori – hanno necessità di riparare danni, lievi o gravi, a case, capannoni, aziende agricole, hotel, uffici; oppure intendono delocalizzare l'attività produttiva, ricostituire scorte, comprare macchinari. Gli uffici speciali valutano i progetti e le richieste di delocalizzazione, verificano e autorizzano i contributi e svolgono «tutti gli altri adempimenti relativi alla ricostruzione privata».
Supportano inoltre i Comuni nel rilascio dei titoli edilizi. Ogni ufficio speciale deve anche avere uno sportello delle attività produttive «unitario» per tutti i comuni coinvolti.Previsti dal decreto terremoto varato il 17 ottobre, gli uffici speciali sono motori che girano ancora al minimo, anche se, sulla carta potrebbero e dovrebbero essere operativi: dal 15 dicembre è possibile presentare i documenti e richieste di contributo per la riparazione dei danni lievi a case e siti produttivi; dal 6 dicembre è possibile presentare le richieste per la delocalizzazione di aziende agricole; dall'11 gennaio è possibile presentare domande e richieste di contributo per la riparazione di danni gravi delle imprese. In teoria. L'ufficio speciale più strutturato è quello della regione Marche, dove il 30 dicembre ha aperto una prima sede ad Ascoli Piceno con un responsabile ad hoc, l'ex capo della protezione civile Cesare Spuri, e conta oltre 20 persone finora su (su 75 in totale). Anche nel Lazio l'ufficio è formalmente attivato, dal 1° dicembre , ma non c'è traccia di attività svolta o in corso. In Umbria l'ufficio è operativo ma largamente sotto organico ed è in attesa di un responsabile definitivo. L'Abruzzo è un caso limite: il 18 gennaio si è aperto il concorso per selezionare il responsabile dell'ufficio speciale, che si chiude il 7 febbraio. E solo il 16 gennaio scorso il presidente della regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, ha disposto che "nelle more" le pratiche in arrivo saranno gestite in parte dal genio civile di Teramo e in parte dall'ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila.
A frenare la macchina della ricostruzione ci sono anche altri motivi. Tra le cose che mancano ci sono proprio i tecnici, che devono arrivare da Fintecna e Invitalia, dalle stesse Regioni (e c'è da chiarire anche chi li paga). Poi manca la piattaforma on line su cui deve girare la procedura, con relativi moduli (la base è il sistema sviluppato dall'Emilia Romagna nel 2012). Poi si attende l'avviso del commissario Errani per aprire l'elenco speciale per i progettisti. Poi ci sono due questioni da sciogliere che riguardano i soldi. Non è chiaro come saranno ripagati i costi sostenuti, per esempio, per scorte, delocalizzazione e macchinari: se cioè ricadono nel meccanismo del credito di imposta o se invece sono a carico delle contabilità speciali, che comunque non sono state ancora aperte nelle Regioni. Non basta. Nel caso di danni coperti da polizze stipulate dalle imprese non è chiaro chi "paga per primo": l'assicurazione o lo Stato. Un quesito non banale che contribuisce a bloccare le pratiche, anche se è possibile già presentarle. In teoria.
Mit: costo della manodopera ribassabile se giustificato
di Enrico Maria D’Onofrio e Barbara Massara