Appalti

Terremoto/1. Per le imprese la semplificazione è solo sulla carta

di Massimo Frontera

Si chiamano "uffici speciali per la ricostruzione", ma di speciale finora hanno ben poco. In qualche caso non si possono neanche chiamare uffici, perché non sono strutturati o non esistono proprio. Quelli che esistono – formalmente – non hanno ancora raggiunto la "dotazione organica" già individuata; in metà dei casi non è stato neanche nominato il responsabile. C'è poi il caso limite dell'Abruzzo, dove l'ufficio speciale è ancora tutto da avviare. L'ufficio speciale della ricostruzione – da attivare in ciascuna delle regioni colpite dal terremoto (Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria) – è il front office indispensabile per la ricostruzione privata. Cioè per tutti coloro che – cittadini, imprese, allevatori, commercianti, agricoltori, albergatori – hanno necessità di riparare danni, lievi o gravi, a case, capannoni, aziende agricole, hotel, uffici; oppure intendono delocalizzare l'attività produttiva, ricostituire scorte, comprare macchinari. Gli uffici speciali valutano i progetti e le richieste di delocalizzazione, verificano e autorizzano i contributi e svolgono «tutti gli altri adempimenti relativi alla ricostruzione privata».

Supportano inoltre i Comuni nel rilascio dei titoli edilizi. Ogni ufficio speciale deve anche avere uno sportello delle attività produttive «unitario» per tutti i comuni coinvolti.Previsti dal decreto terremoto varato il 17 ottobre, gli uffici speciali sono motori che girano ancora al minimo, anche se, sulla carta potrebbero e dovrebbero essere operativi: dal 15 dicembre è possibile presentare i documenti e richieste di contributo per la riparazione dei danni lievi a case e siti produttivi; dal 6 dicembre è possibile presentare le richieste per la delocalizzazione di aziende agricole; dall'11 gennaio è possibile presentare domande e richieste di contributo per la riparazione di danni gravi delle imprese. In teoria. L'ufficio speciale più strutturato è quello della regione Marche, dove il 30 dicembre ha aperto una prima sede ad Ascoli Piceno con un responsabile ad hoc, l'ex capo della protezione civile Cesare Spuri, e conta oltre 20 persone finora su (su 75 in totale). Anche nel Lazio l'ufficio è formalmente attivato, dal 1° dicembre , ma non c'è traccia di attività svolta o in corso. In Umbria l'ufficio è operativo ma largamente sotto organico ed è in attesa di un responsabile definitivo. L'Abruzzo è un caso limite: il 18 gennaio si è aperto il concorso per selezionare il responsabile dell'ufficio speciale, che si chiude il 7 febbraio. E solo il 16 gennaio scorso il presidente della regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, ha disposto che "nelle more" le pratiche in arrivo saranno gestite in parte dal genio civile di Teramo e in parte dall'ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila.

A frenare la macchina della ricostruzione ci sono anche altri motivi. Tra le cose che mancano ci sono proprio i tecnici, che devono arrivare da Fintecna e Invitalia, dalle stesse Regioni (e c'è da chiarire anche chi li paga). Poi manca la piattaforma on line su cui deve girare la procedura, con relativi moduli (la base è il sistema sviluppato dall'Emilia Romagna nel 2012). Poi si attende l'avviso del commissario Errani per aprire l'elenco speciale per i progettisti. Poi ci sono due questioni da sciogliere che riguardano i soldi. Non è chiaro come saranno ripagati i costi sostenuti, per esempio, per scorte, delocalizzazione e macchinari: se cioè ricadono nel meccanismo del credito di imposta o se invece sono a carico delle contabilità speciali, che comunque non sono state ancora aperte nelle Regioni. Non basta. Nel caso di danni coperti da polizze stipulate dalle imprese non è chiaro chi "paga per primo": l'assicurazione o lo Stato. Un quesito non banale che contribuisce a bloccare le pratiche, anche se è possibile già presentarle. In teoria.

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