Appalti

Appalti/2. Accesso agli atti: ok definitivo alle linee guida sul Foia

di Giuseppe Latour

Il Foia (Freedom of information act) si prepara a entrare nella macchina organizzativa delle amministrazioni italiane. L'Anac, infatti, ha appena approvato la versione definitiva della sua linea guida che, di fatto, spiega alle Pa come dovranno muoversi per rendere operative le prescrizioni del Dlgs n. 97 del 2016, andate in vigore lo scorso 23 dicembre. Dal documento vengono fuori molte indicazioni interessanti. Le amministrazioni (inclusi ordini professionali e società partecipate) dovranno dotarsi di un registro degli accessi, in modo da consentire verifiche successive, dovranno individuare un ufficio addetto alle istanze, dovranno sempre rispondere (anche a richieste non motivate) entro trenta giorni, motivando le loro decisioni. Con una sola eccezione: sarà possibile respingere le richieste massive, tali da comportare un carico di lavoro «in grado di interferire con il buon funzionamento dell'amministrazione». Tutto andrà fatto a titolo gratuito, con la sola eccezione dei costi sostenuti per l'acquisto dei supporti materiali, come la carta.

Il Freedom of information act è diventato realtà con la pubblicazione, a giugno scorso, del Dlgs n. 97 del 2016 che stabilisce come "chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli" già oggetto di pubblicazione. In pratica, chiunque potrà verificare l'operato della pubblica amministrazione, anche se non è titolare di una situazione giuridicamente rilevante che gli dia diritto di operare un accesso formale agli atti. "La ratio della riforma – spiega il documento – risiede nella dichiarata finalità di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche". All'Anac, sentito il Garante della privacy, è stato attribuito il compito di fornire indicazioni operative alle Pa.

Così, il presidente dell'Authority Raffaele Cantone spiega che già a partire dal 23 dicembre (data di entrata in vigore della novità) «deve essere data immediata applicazione all'istituto dell'accesso generalizzato, con la valutazione caso per caso delle richieste presentate». Quindi, le amministrazioni devono adottare immediatamente nuove soluzioni organizzative, come "la concentrazione della competenza a decidere sulle richieste di accesso in un unico ufficio", dotato di risorse adeguate. Ma non solo: dovranno anche preparare un regolamento interno per spiegare in maniera chiara come i dipendenti dovranno comportarsi nelle diverse situazioni. Perché la nuova disciplina andrà distinta sia dall'accesso civico (che riguarda alcuni atti per i quali c'è obbligo di pubblicazione), sia dall'accesso basato sulla legge 241/1990 (legato alla tutela di posizioni giuridiche qualificate). Ancora, deve essere istituito presso ogni amministrazione un registro delle richieste di accesso presentate, in modo da avere un quadro preciso delle istanze dei cittadini: andrà pubblicato sul sito delle amministrazioni.

Il cuore del provvedimento è costituito dalle esclusioni all'accesso. Alcune sono assolute e riguardano cioè la tutela di interessi insuperabili: succede per il segreto di Stato o per altri divieti espliciti disposti dalla legge, come il segreto statistico o il segreto militare. Altre esclusioni sono lasciate alla valutazione delle amministrazioni che, prima di negare l'accesso, dovranno indicare chiaramente quale interesse potrebbe essere pregiudicato con la diffusione dell'informazione. Si tratta di casi come la tutela della sicurezza nazionale, delle relazioni internazionali o del regolare svolgimento di attività ispettive. E, ancora, di tutela di interessi privati, come la protezione dei dati personali, la segretezza della corrispondenza, gli interessi economici e commerciali di cittadini e imprese. Con la sua motivazione l'amministrazione potrà definire la propria linea di condotta e il cittadino potrà capire i limiti dell'accesso. L'Anac, nel documento, spiega punto per punto come pesare i diversi interessi.

L'attività dell'Autorità, comunque, non si chiude con questo documento. Una volta pubblicato il testo (che dovrà andare in Gazzetta ufficiale) partirà un monitoraggio sulle decisioni delle amministrazioni sulle richieste di accesso. «Entro un anno - conclude il documento - si provvederà ad un aggiornamento delle linee guida, da adottarsi sempre d'intesa con il Garante per la protezione dei dati personali. L'aggiornamento della linee guida consentirà di tenere conto delle prassi nel frattempo formatasi con le decisioni delle amministrazioni, ovvero con le decisioni su eventuali ricorsi amministrativi o giurisdizionali, e di selezionare le tecniche di bilanciamento e le scelte concretamente operate che risulteranno più coerenti rispetto alle indicazioni formulate nelle presenti linee guida».

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