Appalti

Terzo Valico, controlli stretti di Rfi (direzione e gare), ma «avanti con i lavori»

di Alessandro Arona

Niente più delega in bianco al general contractor Cociv dopo le inchieste che hanno portato in carcere Ettore Pagani, il presidente del consorzio, e Michele Longo, direttore generale (si veda il servizio). L'ente appaltante Rfi ha nominato, in base al nuovo codice appalti, il direttore lavori (scegliendo anzi una "squadra" di tecnici tra i dipendenti di Rfi e Italferr) e nominerà propri rappresentanti in ogni commissione di gara, per gli appalti da affidare a terzi (60% delle opere civili).
Il commissariamento ai sensi dell'articolo 32 del Dl 70/2014 è ancora allo studio da parte dell'Anas, ma a questo punto (dopo la temestiva sostituzione dei vertici da parte di Salini Impregilo, impresa guida del Cociv, e la stretta di Rfi sui controlli) non sembra un'ipotesi molto probabile. O almeno non nella formula "piena" usata per il Consorzio Venezia Nuova dopo l'inchiesta Mose, una sostituzione totale della gestione aziendale, con accantonamento degli utili, e l'utilizzo delle imprese come mero braccio operativo per finire i lavori. Allo studio c'è in sostanza una forma di vigilanza stretta e "formalizzata" da parte dell'Anac di Cantone, ma senza il commissariamento formale ex articolo 32 con ciò che ne consegue (accantonamento degli utili e completa riorganizzazione della governance aziendale del general contractor; il Mose è rimasto fermo quasi un anno) .

Fin dall'inizio della vicenda, infatti, oltre alla necessità di dare una reazione forte in termini di maggiori controlli sul general contractor, è emersa anche la delicatezza di un caso che coinvolge l'impresa di costruzione numero uno in Italia, quotata in Borsa e attiva all'estero per l'85% del suo fatturato, e anche la necessità di non rallentare i lavori, che servono a far arrivare il porto di Genova puntuale (o quasi) con la piena apertura del corridoio ferroviario merci (svizzero) del Gottardo-Ceneri (lo sarà nel 2020, mentre l'apertura del Terzo valico è prevista nel 2022).

Proprio questa, infatti, è stata la preoccupazione unanime dei tre governatori di Piemonte, Liguria e Lazio: non rallentare i lavori. Ieri c'è stato un incontro tra il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, le istituzioni del territorio e Rfi: erano presenti
Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, G iovanni Toti, presidente Liguria, Roberto Maroni, Lombardia; e poi Mario Doria sindaco della Città metropolitana di Genova, Maria Rita Rossa presidente della Provincia e sindaco di Alessandria. Per Rfi erano presenti Maurizio Gentile amministratore delegato e direttore generale e Aldo Isi, direttore Investimenti.

Lo scandalo degli appalti per la realizzazione del terzo valico «non rallenterà i lavori» - ha detto Delrio. «Abbiamo finanziato il quarto lotto, le risorse ci sono e confermiamo la fine dei lavori per il 2021» (in realtà il documento ufficiale di Rfi illustrato al convegno italo-svizzero del 9 novembre porta la data del 2022...). «Si sta valutando con l'Anac - ha aggiunto Delrio - l'ipotesi del commissariamento».

Ma veniamo alle novità sostanziali. «Da oggi - spiega il Mit - per quanto riguarda la direzione lavori, è operativa la squadra di Rete Ferroviaria Italiana che sarà presente in tutte le fasi realizzative dell'opera, controlli su materiali ed esecuzioni, sul modello del Nuovo Codice degli Appalti che garantisce legalità e trasparenza, e distinzione tra controllore e controllato».
«Di concerto con il Ministero dell'Ambiente - prosegue il Ministero - verrà compiuto uno sforzo ulteriore per il monitoraggio ambientale, con aumento della frequenza e prossimità sul territorio dell'Osservatorio Terzo valico, con allargamento agli enti di controllo, prevendo la diffusione dei dati sulla vigilanza».

L'altra novità la spiega ai nostri taccuini direttamente Maurizio Gentile, Ad di Rfi: «Abbiamo già comunicato a Cociv che ci sarà un nostro rappresentante nelle commissioni di gara per gli appalti a terzi. Questo va oltre l'alta sorveglianza, ma è in linea con il nuovo Codice appalti. Anzi, le dirò di più: faremo la stessa cosa per le nuove tratte Av Brescia-Verona e Verona-Padova» (che ancora hanno i contratti validi del 1991 ai general contractor).
«L'inchiesta - spiega Gentile - ha fatto emergere due nodi: la qualità dei materiali e l'affidamento dei lavori nelle gare. Su questi due nodi siamo intervenuti, direzione lavori e commissioni di gara. Mi pare che il problema emerso dall'inchiesta fosse di uomini, non di sistema. Il general contractor è un sistema "chiavi in mano", la corruzione non fa aumentare i costi per lo Stato. Riserve? Devono essere risolte per sbloccare i lotti costruttivi successivi».

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