Appalti

Inchieste, a Roma 20 rinvii a giudizio per i lavori a Palazzo Senatorio

di Ivan Cimmarusti

Anche l’appalto da 1,2 milioni di euro per il restauro di Palazzo Senatorio, sede del Comune di Roma, era stato «manipolato» per creare un vantaggio a una piccola cerchia di imprenditori. Lo ritiene la Procura della Repubblica capitolina, che ha chiesto il rinvio a giudizio per 20 indagati, tra i quali l’imprenditore Fabrizio Amore - amministratore di Trevi Iniziative immobiliari srl, Restauri e costruzioni srl e Grandi appalti sr - e Maurizio Anastasi, ex direttore dell’Area tecnica territoriale della Sovrintendenza capitolina. Nei confronti di tutti gli indagati sono ipotizzati, a vario titolo e secondo le singole posizioni, i reati di associazione per delinquere truffa aggravata e continuata in danno dell’amministrazione, falso, turbativa d’asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d’imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte per 11 milioni 290mila 84 euro, con l’aggravante del reato transnazionale, commesso sia a Roma sia a Lussemburgo.

L’indagine, svolta dal Nucleo speciale tutela mercati della Guardia di finanza, ha fatto luce su una ramificata struttura imprenditoriale che avrebbe fatto della falsa fatturazione il proprio core business. Ipotesi che hanno consentito a pubblici ministeri, guidati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, di far luce anche su una presunta turbativa d’asta in favore di Amore, già finito sotto inchiesta in Mafia Capitale per un appalto legato all’accoglienza migranti, per il quale, però, è stata chiesta l’archiviazione.

Secondo l’accusa, come formalizzata al gup, Amore e Anastasi, in concorso con altre persone, «turbavano la procedura di gara» per il «restauro delle superfici decorate e opere impiantistiche dell’aula Giulio Cesare del Palazzo Senatorio in Roma», favorendo «l’aggiudicazione della Trevi iniziative immobiliari». Stando ai magistrati, Anastasi avrebbe «individuato nella richiesta di indizione gara con procedura negoziata soltanto cinque imprese in possesso dei requisiti prescritti per la realizzazione dell’appalto, tra cui tre riconducibili ad Amore». Nella ricostruzione della vicenda assume particolare di non poco conto la sicurezza dello stesso imprenditore di ottenere quella commessa, tanto che «prima ancora dell’apertura delle buste contenenti le offerte», «individuava il subappaltatore “Edisco srl” nei confronti del quale effettuava pagamenti in acconto». La gara in questione risale al luglio 2010, quando al Campidoglio siede il sindaco Gianni Alemanno. Per le indagini è Anastasi a sostenere la necessità di procedere con la massima urgenza: il 19 settembre, infatti, sarebbe arrivato in visita l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I tempi sono stretti e servono i lavori per la messa in sicurezza del tetto dell’Aula, restaurare la volta, le pareti e il mosaico romano, rifare l’impianto elettrico e sostituiti gli scranni, dotare l’aula di nuove strutture elettriche per rispondere alle nuove tecnologie. L’importo, dopo una serie di varianti in corso d’opera, arriva a 1,2 milioni.

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