Appalti

Grandi opere, spunta l'ipotesi associazione per delinquere tra i vertici Cociv

di Ivan Cimmarusti e Sara Monaci

Una associazione per delinquere nascosta nei vertici del consorzio Cociv, il general contractor incaricato della realizzazione dell'alta velocità Milano-Genova. Un'ipotesi del gip di Roma, Gaspare Sturzo, che ritiene Michele Longo ed Ettore Pagani - rispettivamente presidente e direttore del consorzio - all'interno di «una organizzazione criminale».

Lo scenario che delinea il giudice potrebbe aprire nuovi scenari nell'inchiesta sul «sistema dei sub-appalti nelle Grandi opere». C'è da dire che la Procura di Roma non ha iscritto i nomi dei due dirigenti con l'accusa di associazione. La loro posizione è al vaglio del pm Giuseppe Cascini per corruzione. Tuttavia il gip Sturzo, analizzando le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, solleva ombre sul ruolo congiunto di Longo e Pagani con Giampiero De Michelis, direttore dei lavori per la Milano-Genova che intasca contratti di fornitura dalle società aggiudicatarie dei sub-appalti, e Giandomenico Monorchio - figlio dell'ex tesoriere dello Stato Andrea Monorchio - titolare della società di ingegneria Sintel. Scrive il gip: «Non deve fare specie che il De Michelis abbia fatto parte contemporaneamente di più associazioni, l'una maggiore con Longo, Pagani, Monorchio e altri, l'altra minore» assieme all'imprenditore Domenico Gallo.

SOLDI ALL'AD SALINI
Gli atti dell'inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino, restituiscono altri retroscena. In una intercettazione del 29 maggio 2015 tra De Michelis e Monorchio, il primo afferma di mandare soldi «a Roma da Pietro & Company». Il Pietro, stando agli atti, sarebbe Pietro Salini, l'ad di Impregilo. Nella telefonata si fa riferimento a «60 milioni di euro» portati nel tempo. Dalla società smentiscono categoricamente che ci sia stato un flusso di denaro.

MAFIA E COLLAUDI FASULLI
Particolare non di poco conto riguarda la direzione dei lavori di De Michelis per il «sovralzo del ponte “corso Alessandria” sul torrente Versa ad Asti». Stando agli atti, risulta responsabile del cantiere Pasquale Carrozza. Si tratta di un personaggio di Melito, «già dipendente di Condotte» nel cantiere della Salerno-Reggio Calabria e «arrestato nel 2012 per associazione mafiosa». Gli inquirenti, inoltre, hanno scoperto presunti collaudi fasulli. Il 22 agosto scorso c'è una telefonata tra De Michelis e il collaudatore, G. G.. Questi «lo informa della sua impossibilità a collaudare il ponte in quanto (...) non ha eseguito i corsi di formazione. De Michelis afferma che la questione non è rilevante e potrà comunque collaudare l'opera, asserendo che nessuno controlla».

IL SISTEMA «CALABRESI»
Era il sistema dei “calabresi”. Alcuni indagati definiscono così il metodo usato da De Michelis, alludendo ad un sistema che aveva come obiettivo l'imposizione dell'acquisto di materiale edile dietro il ricatto di garantire così subappalto. Andrea Ottolin parla in una intercettazione agli atti della Procura di Genova del fatto che De Michelis «vuole fare casino, vuole squalificare voi e far entrare altri». Ottolin e il fornitore Giuseppe Balbo parlano il 2 ottobre 2015: Balbo dice che «prima piantiamo un casino perché qui non siamo in Calabria...denuncio tutto in Procura». Spiega il gip che De Michelis stava «ponendo in essere comportamenti ostruzionistici» col fine di controllare quelle forniture.

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