Appalti

Inchieste, l'ombra della 'ndrangheta sulle opere per l'Expo e le infrastrutture al Nord

di Roberto Galullo

«Voi non sapete con chi avete a che fare, vi butto giù i grattacieli, i palazzi. Noi siamo calabresi, noi bruciamo»: non c’è che dire, erano convincenti e con queste credenziali verbali non c’è da sorprendersi. Chi ha profferito queste frasi è però finito indagato, insieme ad altre 31 persone, dalla Procura di Reggio Calabria (Pm Antonio De Bernardo e Luca Miceli) nell’indagine Rent delegata alla Gdf provinciale guidata da Alessandro Barbera e alla Gdf di Locri comandata da Nicola Sportelli.

Dietro i reati contestati – a vario titolo associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, induzione alla prostituzione, detenzione illecita di armi da fuoco, con l’aggravante del metodo mafioso – c’è ancora una volta l’ombra della ’ndrangheta sulle grandi opere e le grandi infrastrutture del nord.

Expo 2015 in primis. Gli indagati, tramite un subappalto ottenuto da Infrasit srl, attiva dal 13 giugno 2012, con Viridia Società cooperativa consorziata, secondo le ricostruzioni degli investigatori delle Fiamme gialle avrebbero eseguito buona parte dei lavori edili – il 70% dirà un indagato nel corso di una conversazione telefonica intercettata – del sito espositivo Expo 2015, compresi i padiglioni di Italia, Cina, Ecuador, le rampe di accesso, piastra e tutta la rete fognaria. I documenti contabili riconducibili ai lavori sono stati perfino fotografati dai militari che il 15 dicembre 2014 hanno riempito di “cimici” gli uffici di uno dei protagonisti dell’indagine. Valori per milioni, così come milionario è il valore del sequestro avvenuto ieri di beni mobili, immobili, polizze assicurative, conti correnti e postali e società a quegli imprenditori nel nord ritenuti contigui alle cosche di ’ndrangheta Aquino-Coluccio (Gioiosa jonica) e Piromalli-Bellocco (piana di Gioia Tauro).

Gli appetiti della presunta compagine criminale nell’area Expo erano tali da essere interessata a intervenire anche nella fase di smantellamento delle strutture fieristiche. Di demolizioni se ne intendevano. Per costringere un malcapitato a concludere una compravendita immobiliare, uno degli indagati gli dirà: «Io prendo una mazza e comincio a rompere tutto; adesso comincio a rompere tutto. Ora vediamo». Dell’Expo 2015 sapevano tutto, compreso il fatto che “volavano” tangenti fino al 50% del preventivo dell’opera.

Gli appetiti della compagnia non potevano limitarsi ad Expo. Era talmente ben inserita che aveva operato anche per le Ferrovie Nord con il potenziamento linea Novara-Vanzaghello nei Comuni di Castano Primo e Turbigo, a Malpensa e ad Arese (Milano), presso il centro commerciale più grande d’Italia, inaugurato il 14 aprile di quest’anno sui due milioni di metri quadrati degli ex stabilimenti dell’Alfa Romeo.

L’indagine è stata battezzata Rent perché il 28 maggio 2014 la polizia giudiziaria di Reggio Calabria si è recata presso la società “Autonoleggio Supercar di Macrì Graziano & C sas, a Siderno, per notificare un ordine di presentazione nei confronti del socio Graziano Macrì. Macrì, assente, contattato telefonicamente, aveva risposto che era «a Milano per l’Expo», salvo correggersi dicendo che era a Bergamo per lavoro.

La circostanza che un imprenditore calabrese, operante nel settore del noleggio delle autovetture, con frequentazioni con pregiudicati, trascurasse la sua attività in Calabria per dedicarsi ad attività edilizie in Lombardia, presso una ditta di cui non conosceva bene neanche l’indirizzo, ha destato i sospetti nella polizia giudiziaria, che ha avviato gli accertamenti.

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