Appalti

L'eurocommissaria Cretu: aiuti senza risultati, il Sud rischia di perdere i fondi Ue

di Giuseppe Chiellino

Tira una brutta aria a Bruxelles per le politiche di coesione e per i fondi strutturali. Corina Cretu, la commissaria responsabile delle Politiche regionali, in occasione della Settimana europea delle regioni e delle città in corso a Bruxelles, ha lanciato a freddo un pesante avvertimento proprio all'Italia e alle regioni del Mezzogiorno.

«Le regioni del Sud Italia – ha detto – hanno ricevuto molti miliardi negli ultimi 30 anni e l'Italia è da tempo il secondo paese beneficiario dei fondi europei, ma non vediamo risultati in termini di crescita e di occupazione. Questo dimostra che, perché queste politiche siano efficaci, è necessario un contesto generale favorevole. Perciò da tempo stiamo chiedendo alle regioni del Mezzogiorno di rafforzare la loro capacità amministrativa».

La commissaria ha citato la Campania, la Calabria e la Sicilia, mentre non ha parlato della Puglia e ha citato la Basilicata solo per ricordare un recente accordo.

Il colpo della Cretu, affatto immotivato anche alla luce dei risultati della programmazione 2007-2013, è arrivato del tutto inaspettato perché la commissaria stava rispondendo a una domanda sul blocco dei fondi strutturali per Spagna e Portogallo, come conseguenza del mancato rispetto del Fiscal Compact, alla luce del criterio della “macrocondizionalità ex-ante” introdotta con la programmazione 2014-2020. Su questo nodo è in corso un confronto serrato anche con l'Italia, in particolare con l'Agenzia per la coesione e il Dipartimento, ma riconoscono a Bruxelles, «ci siamo incartati» in una giungla di regole e di 133 condizionalità nazionali e regionali da cui ora non è facile uscire.

Non è questo l'unico motivo di attrito tra Roma e la Ue sui fondi. Come ha scritto la commissaria in una lettera al governo a ridosso dell'estate, i pagamenti delle spese del periodo 2014-2020 sono sospesi per tutti i programmi italiani: nessuna regione e nessun ministero, infatti, ha ancora chiuso la “procedura di designazione” delle autorità di gestione, di controllo e di certificazione dei 30 programmi operativi. Senza questo adempimento (in passato affidato alla Commissione ma per “semplificare” è stato attribuito alle regioni) non si possono chiedere i rimborsi. Formalmente oggi l'utilizzo dei fondi 14-20 in Italia è pari a zero. Va detto, la questione non riguarda solo l'Italia. L'Austria è nelle stesse condizioni, ma riceve molti meno fondi. Mentre il primo paese beneficiario, la Polonia, ha già chiuso 20 procedure su 21.

La preoccupazione della Commissione, mentre si discute del bilancio 2021-2027, è che questi ritardi macroscopici impediscano di utilizzare i fondi di coesione, pari ad un terzo dell'attuale budget Ue. Per il 2017 questa voce assorbirà il 25% in meno rispetto al 2016. Questo diventa un argomento formidabile nelle mani di coloro che vogliono scardinare alla base la politica di coesione. Sotto la pressione delle nuove emergenze, la strada più semplice è un taglio pesante dei fondi strutturali, insieme alla politica agricola che rappresenta un altro terzo delle spese. L'attacco è partito da tempo. Se i beneficiari non si danno una mossa tra pochissimi anni dovranno dire addio ai fondi europei.

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