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Salini Impregilo: i 110 anni delle grandi opere. Oggi a Milano convegno con Renzi

di Paolo Bricco

Oggi a Milano presentazione del libro, video, convegno, mostra (si veda alla fine) - Nella foto l'ampliamento del canale di Panama

Centodieci anni. Tutto il Novecento. Più il presente. E, soprattutto, il futuro. Nella vicenda del nostro Paese, la traiettoria di Salini Impregilo rappresenta un caso paradigmatico. Nella sua dimensione storica. Ma anche nella sua prospettiva strategica. Salini Impregilo opera in 50 Paesi, conta su 35mila addetti di un centinaio di nazionalità e ha ricavi consolidati per oltre 6 miliardi di euro. Si tratta di un organismo tecno-industriale complesso e raffinato, coeso e internazionalizzato. Uno dei pochi – solidi – presidi italiani nel grande mare della globalizzazione. Una delle ultime realtà che testimoniano come non esista una ineluttabile maledizione italiana rispetto al canone della grande impresa, a cui molti ormai si rapportano con il languore della nostalgia. Salini Impregilo – con le sue dighe e le sue centrali idroelettriche, le sue autostrade e i suoi ponti, le sue ferrovie e le sue metropolitane, i suoi aeroporti e i suoi canali – ci racconta che cosa è – e che cosa potrebbe essere ancora di più – il capitalismo italiano.

Nel romanzo dell’impresa gli imprenditori e i manovali, gli ingegneri e gli operai delle diverse società che, nel corso di centodieci anni, hanno portato alla composizione dell’attuale gruppo hanno scritto pagine importanti della nostra storia. Nella loro vita quotidiana ci sono le nebbie invernali della Pianura Padana del 1906 e l’arsura estiva del Sud attraversato dall’Autostrada del Sole durante il Boom Economico, il calore insopportabile che si percepiva nel 1968 intorno alla diga di Assuan in Egitto e l’umidità del Canale di Panama di oggi.

Le loro vite di uomini non illustri si intrecciano con una dinamica storica che mostra l’evoluzione virtuosa di imprese che – in centodieci anni – si espandono sul mercato interno, si associano fra loro, si fondono, diventano più grandi tramite le acquisizioni, crescono per linee interne, lanciano Opa ostili, si internazionalizzano. Insomma, la regola aurea del capitalismo internazionale, che considera il percorso dimensionale una condizione non sufficiente ma necessaria per la prosperità e lo sviluppo, soprattutto in comparti in cui la concorrenza ha venature oligopolistiche, è comunque dura, se non durissima, ha un elevato contenuto tecnologico ed è a crescente addensamento di capitali.

Il primo nucleo dell’attuale gruppo è rappresentato dalla Girola e dalla Lodigiani, due imprese fondate nel 1906 appunto da Vincenzo Lodigiani (a Piacenza) e da Umberto Girola (a Milano). Allora la Lodigiani edifica un ponte sul torrente Chiavenna e un tronco della linea ferroviaria che unisce Cremona e Fidenza. Negli anni successivi, a essa si devono un ponte sul Taro a Fornovo, il primo tronco della linea ferroviaria Fornovo-Fidenza, la Genova-La Spezia, la Genova-Ventimiglia e il viadotto sull’abitato di Recco che sarà distrutto dalla guerra e poi ricostruito.

La Girola, invece, si specializza in impianti idroelettrici, necessari per sostenere la graduale riduzione della prevalenza dell’agricoltura di un Paese che, grazie al combinato disposto dei gruppi privati e dell’Iri, nei decenni successivi inizierà a plasmare il suo volto industriale.

Nel 1929, entra in scena la Fiat degli Agnelli con la Impresit, che scriverà il primo di una lunga serie di capitoli in cui l’industria italiana sarà protagonista di operazioni internazionali, tanto esotiche quanto strategiche: la Ferrovia Transiraniana, sorta fra il 1933 e il 1936. In quegli stessi anni, a Roma inizia a muoversi nelle opere pubbliche Pietro Salini, nonno dell’attuale amministratore delegato di Salini Impregilo.

Nel secondo dopoguerra, l’Italia ha l’eccitazione dell’adolescenza. C’è stata la guerra. Ora c’è la pace. C’è stata la dittatura. Ora c’è la democrazia. C’è stata l’autarchia. Ora c’è il Boom economico. Di quest’ultimo, uno dei simboli è la formazione della arteria in grado di unire quell’articolato corpo economico e sociale, civile e culturale che è il nostro Paese: l’Autostrada del Sole, concepita da Vittorio Valletta, amministratore delegato della Fiat, nei suoi colloqui con Enrico Mattei, presidente dell’Eni, e Raffaele Mattioli, presidente della Banca commerciale italiana. La concessione dei lavori è affidata a Iri, Pirelli e Italcementi. Il 19 maggio del 1956 è posta la prima pietra. Il 4 ottobre 1964 – è una domenica - il presidente del Consiglio, Aldo Moro, inaugurerà la A1. Tutte le società che, nel corso della storia, sarebbero confluite nella Salini Impregilo partecipano alla realizzazione degli oltre 700 chilometri di lotti.

Nel 1956, dopo l’interruzione della guerra, la Salini viene di fatto rifondata da Pietro Salini insieme al figlio Simonpietro. Nello stesso anno la Impresit, la Girola e la Lodigiani costituiscono una società di scopo, la Impregilo (dalla fusione dei tre nomi), che costruisce la diga di Kariba sul fiume Zambesi, che fornisce energia a Zambia e a Zimbabwe.

Nel 1960, il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser dà il via alla edificazione della diga di Assuan. Il lago artificiale rischia di sommergere i monumenti del tempio di Abu Simbel, edificato dal faraone Ramses II nel XIII secolo avanti Cristo. Tra il 1965 e il 1969, con un progetto approvato dall’Unesco, l’impresa svedese Vbb attua lo spostamento del tempio. Fra le imprese coinvolte nel consorzio (con una quota del 20%), c’è anche Impregilo, che scompone il tempio in 1.030 blocchi e lo ricompone 65 metri più in alto e a 280 metri di distanza, evitando che sia inondato dall’acqua del Nilo e rispettando perfettamente le posizioni definite, in accordo con i cieli e gli astri, da Ramses II, oltre tremila anni fa. L’Africa è, allora, la nuova frontiera. Nel 1964, in Etiopia Hailé Salassié impone una modernizzazione forzata della capitale Addis Abeba, che ha bisogno di acqua e di elettricità. In sette anni Salini erige la diga di Legadadi.

Nel nostro Paese, il consolidamento di questo settore avviene negli anni Ottanta. Nel 1989, dall’aggregazione fra la Cogefar (una impresa attiva nelle grandi opere dal 1959) e la Impresit del Gruppo Fiat, nasce Cogefar Impresit. Nel 1994, avviene l’integrazione fra Cogefar Impresit, Girola, Lodigiani e Impresit-Girola-Lodigiani in Impregilo Spa.

In Italia, il consolidamento continua nel decennio successivo. La Salini, guidata da Pietro Salini (nipote del fondatore), sceglie per la prima volta di non crescere soltanto per linee interne, ma di rilevare la Todini, una azienda fondata a Perugia negli anni Cinquanta. Salini diventa così la terza impresa italiana del comparto per fatturato, dopo Impregilo e Astaldi. Nel 2011, Salini inizia a comprare sul mercato azioni della Impregilo. Nel 2013, formula una Opa che va a buon fine. Dal 1 gennaio 2014, è operativa la fusione che porta alla nascita di Salini Impregilo.

Assunta l’attuale fisionomia, il gruppo può dedicarsi soprattutto ai mercati globali. Nel 2016, Salini Impregilo acquisisce la Lane industries, il maggior costruttore di autostrade e il principale produttore privato di asfalto negli Stati Uniti, dove peraltro Impregilo aveva già comprato, nel 1982, la Healy, una società specializzata nella realizzazione di tunnel. Ora gli Usa valgono il 25% del fatturato consolidato. In generale, il continente americano rappresenta lo spazio in cui, oggi, non si può non essere. Negli ultimi due anni, Salini Impregilo ha appunto realizzato negli Stati Uniti, a Las Vegas, il tunnel idraulico di Lake Mead e ha compiuto i lavori di ampliamento del canale di Panama, confermando così la sua leadership internazionale nel segmento dell’acqua, l’oro blu che serve a tutti gli uomini per commerciare e per vivere. Alta tecnologia formalizzata e crescita dimensionale anche per linee esterne, finanza di impresa e internazionalizzazione spinta. Il codice classico del capitalismo globale funziona anche in – e dalla – Italia. La marginalizzazione del Paese non è una condanna senza appello.

OGGI LA CELEBRAZIONE
Oggi, 27 settembre, a Milano (alla Triennale di Via Alemagna, 6) Salini Impregilo celebra i suoi 110 anni di storia.

La giornata avrà inizio alle 9,30 con un dibattito sul presente e il futuro delle infrastrutture. Alla presenza di autorità istituzionali e imprenditori, la giornata sarà introdotta dal video realizzato da Giovanni Minoli sui 110 anni del gruppo letti attraverso le opere realizzate in tutto il mondo. Dopo il saluto di Pietro Salini, ceo del gruppo, l’economista Andrea Goldstein e il giornalista Stefano Cingolani presenteranno il libro “110 years of future”, edito da Rizzoli. Il ceo Salini dialogherà con il professor Jeffry Frieden di Harvard sulle leve per il futuro delle infrustrutture.

Dopo l’intervento di John Phillips, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, la mattinata sarà conclusa dalle parole del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Nel pomeriggio, alle 18,30, sarà inaugurata la mostra multimediale immersiva “Beyond. Delivering the future for the past 110 years”, che racconterà la storia di Salini Impregilo attraverso le immagini delle sue opere. La rassegna sarà visitabile fino al 6 novembre

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